L’impatto dirompente del mondo di H.P.Lovecraft e delle sue concezioni del cosmo continuano a popolare in nostri incubi. Il grande scrittore del fantastico Fritz Leiber lo ha giustamente definito, in suo noto saggio, “Il Copernico del racconto dell’orrore”. Lovecraft ha creato un cosmo pazzesco e folle dominato da divinità incomprensibili. La sua importanza è in effetti quella di aver dato origine al “cosmic horror”, un nuovo genere letterario con punti di contatto sia con il gotico sia con la fantascienza. La mitologia aliena dei Miti di Cthulhu – incarnata dai vari Azathoth (il Dio supremo), Yog Sothoth, Cthulhu, Nyarlathotep, Shub Niggurath - nasce in un periodo storico in cui la scienza stava facendo cadere le vecchie certezze e simbolizza l’universo meccanicistico e privo di scopo da questa svelato. All’epoca del solitario di Providence, lo sviluppo delle nuove scoperte scientifiche aveva infatti spalancato un mondo oscuro e pieno di inquietanti terrori facendo apparire datati i demoni, i diavoli e gli orpelli della vecchia narrativa gotica rappresentata da autori come Ann Radcliffe, Charles Robert Maturin e Matthew Gregory Lewis. Contemporaneamente la psicanalisi aveva portato alla luce i terrori che si annidano nell’inconscio simbolizzati da HPL dai Magri Notturni, le creauture che hanno ossessionato i sogni della sua infanzia. Certo Lovecraft non è stato il primo a capire e a subire il fascino di quest’universo pullulante di misteri insondabili. Ma indubbiamente è stato quello che ha codificato e portato alla perfezione il genere del “cosmic horror”. Le sue fonti di ispirazione sono in ogni caso molto importanti per capire il suo universo impazzito a iniziare da Edgar Allan Poe. Poe nei suoi racconti aveva indagato la follia e la mostruosità della natura umana. Ma la sua genialità gli aveva fatto intuire le potenzialità dei nuovi misteri che si annidavano al di là del tempo e dello spazio. In questo senso il suo saggio “cosmologico” “Eureka” rimane esemplare. Non si possono poi dimenticare H.G. Wells e Jules Verne, antesignani di quella che sarà poi la fantascienza. Ma forse lo scrittore più importante rimane, da questo punto di vista, l’inglese William Hope Hodgson la cui influenza sulla narrativa di HPL è importantissima. Nel suo saggio “L’orrore soprannaturale nella letteratura” Lovecraft così descrive il romanzo capolavoro di Hodgson “The House On The Borderland” (1908): “I vagabondaggi dello spirito del narratore attraverso illimitati anni-luce di spazio cosmico e kalpas di eternità, e la sua cronaca della distruzione definitiva del sistema solare, costituiscono qualcosa di quasi unico nella letteratura contemporanea. Altro romanzo di Hodgson importanza capitale è poi “The Night Land” (1912), forse troppo lungo ma in ogni caso rimane, a distanza di tempo, un incubo folle e delirante dove il senso di terrore cosmico è portato all’ennesima potenza. Così ne parla sempre Lovecraft nel suo saggio: “Il quadro di un pianeta morto, immerso nelle tenebre, con i resti della razza umana concentrati in una enorme piramide ed assediati da forze tenebrose, mostruose, del tutto sconosciute, è una cosa che il lettore non dimenticherà mai”. Il senso di terrore “cosmico” che promana dalle pagine di questi romanzi di Hodgson è difficilmente riscontrabile nella stessa fantascienza e perciò costituiscono una sorta di manifesto estetico del “cosmic horror”. Da non dimenticare sicuramente anche Fitz-James O’Brien che, nei suoi racconti “visionari” e apocalittici, ha prefigurato la fantascienza. C’è poi il caso del grande scrittore belga del fantastico europeo Jean Ray. Lovecraft in realtà non l’aveva letto ma entrambi conoscevano bene la narrativa di Hodgson. Si possono così riscontrare dei collegamenti e delle analogie fra gli universi letterari dei 2 autori come nel racconto di Jean Ray “Le Psautier de Mayence” dove il delirio raggiunge vette inarrivabili nella visione incubica di una fantasmagorica città sottomarina che ricorda la celebre R’Lyeh di “lovecraftiana” memoria. Non è poi possibile dimenticare l’importanza di Arthur Machen e Robert W. Chambers. Il primo, con il suo grandioso dio Pan e l’esistenza del Piccolo Popolo, simbolizzava il terrore di perdere la propria identità a causa della pressione del regno dell’ignoto. Questa tematica la ritroviamo anche nei racconti appartenenti al ciclo dei Miti di Cthulhu. Robert W. Chambers è invece noto per il suo “The King In Yellow”” (1894) (diventato improvvisamente famoso grazie alla serie TV “True Detective). Lovecraft ha avuto parole di apprezzamento per Chambers. In alcuni momenti, a suo avviso, riesce a raggiungere “punte straordinarie di Orrore Cosmico”. Le storie sono collegate tra di loro da un misterioso libro la cui lettura provoca la follia. All’inizio fu anche molto importante l’influenza dello scrittore irlandese Lord Dunsany che si nota in molti dei primi racconti considerati appunto “dunsaniani”. HPL rappresenta così una sorta di “trait d’union” fra la narrativa gotica e gli incubi della fantascienza. In effetti già per Fruttero e Lucentini Lovecraft era uno scrittore di fantascienza. Ateo e rigorosamente materialista abbracciò, nella sua vita, diverse posizioni politiche anche se rimase sostanzialmente un conservatore. Probabilmente aveva bisogno di una protezione contro il “raspare d’ali di tenebra” dei suoi incubi. Idealizzò così il ‘700 del New England come secolo ideale in cui vivere. Influenzò moltissimi scrittori, con cui restava in contatto grazie a una fittissima corrispondenza. Clark Ashton Smith, August Derleth (grazie a lui e a Donald Wandrei dobbiamo la preservazione e la pubblicazione di tutti i suoi lavori tramite la mitica Arkham House), lo stesso Fritz Leiber, Robert Bloch, Henry Kuttner sono stati suoi discepoli. Anche Colin Wilson ha subito la sua influenza soprattutto in romanzi come “The Mind Parasites” (1967) e “The Philopher’s Stone” (1969). Oggi purtroppo però la narrativa dell’orrore ha seguito percorsi più tradizionali e conservatori a sfavore del fantastico genuino dei tempi di Lovecraft. Scrittori come Stephen King – con i suoi romanzi fiume - e Clive Barker – con il suo immaginario splatter - appaiono sinceramente molto lontani dall’estetica “lovecraftiana”. Sembra non esserci più spazio per i mondi deliranti immaginati da Lovecraft, Machen, Hodgson, Clark Ashton Smith e da molti altri nomi immeritatamente dimenticati e sepolti. Il nostro scopo deve essere quello di far si che le generazioni future conoscano e apprezzino il cosmo folle di H.P.Lovecraft.

Ora la Mondadori pubblica una nuova edizione rivista e aggiornata di tutta la sua narrativa. Un volume imperdibile che mi sento di consigliare caldamente anche a chi avesse già i volumi precedenti. Questa nuova edizione è basata sui manoscritti originali stabiliti dal massimo esperto di HPL ovvero S.T. Joshi e pubblicati dalla mitica Arkham House. Sono presenti i racconti giovanili e le collaborazioni. Un tomo poderoso e imprescindibile. Disponibile anche in formato ebook.

H.P. Lovecraft “Tutti i racconti” – ISBN – 9788804644071 – 1644 pagine – Mondadori – Classici Moderni – Narrativa moderna e contemporanea - Euro 22 - 2015

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