Hugo Race è uno dei musicisti che nel corso degli anni non ha mai rinnegato nelle sue composizioni quelli che sono stati i suoi grandi modelli e in particolare più che altri, ha sempre guardato ai giganti del blues del delta che ha variamente omaggiato nel corso della sua carriera. In questo senso, quello che voglio dire, è che alla fine è arrivato a un proprio stile che per quanto derivativo, sia comunque peculiare e lo renda sempre e in ogni caso riconoscibile come musicista e inteprete. Comprensibile in questo caso e sulla base di queste premesse, che una operazione come questa potesse prima o poi divenire uno dei capitoli della sua produzione discografica.

'John Lee Hooker's World Today', pubblicato via Glitterhouse e Gustaff Records lo scorso 19 maggio 2017, è giustamente un disco omaggio a John Lee Hooker e al suo caratteristico boogie e realizzato da Hugo Race in combinazione con uno dei suoi storici collaboratori, Michelangelo Russo, membro dei Fatalists e con Hugo sin dai tempi dei True Spirits.

Il disco è stato registrato in una giornata e mezza a Berlino e contiene otto canzoni. Otto cover dalla durata minima di sei minuti e fino ai quasi dieci minuti della traccia di apertura 'Hobo Blues'. Una scelta, quella di dilatare gli spazi e i tempi, che del resto possiamo leggere proprio nella direzione di omaggiare quelle atmosfere tipiche della musica di Hooker invece che limitarsi a una mera esecuzione delle tracce e una specie di 'tecnica' che Hugo Race ha variamente usato nel corso della sua prodizione solista e anche nel caso di alcune rivisitazioni come il super classico 'John The Revelator'.

Reinterpretrati con l'ausilio di una strumentazione essenziale, chitarre, stomp-box, armonica e con l'uso tipico di un sacco di riverberi e di eco, i classici di John Lee Hooker trovano in questa dimensione una nuova vita e ritornano a risuonare dal fondo delle acque del Mississippi oggi a distanza di sedici anni dalla morte di Hooker. La sensazione è tuttavia quella di non trovarsi esattamente davanti a una serie di cover proposte in sequenza una dopo l'altra ma invece di una lunga sessione che abbia qualche cosa di sacrale e di devozionale come il pegno che tutti noi ascoltatori di musica e appassionati di rock and roll dobbiamo a un gigante che fu tra i primi a innovare nell'uso della chitarra elettrica nel genere e come pochi aveva dentro quel grande 'magone', quel grande buco dentro che chiamiamo blues e che solo canzoni come le sue possono riempire.

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