E' stato un lungo sonno di morte durato alcuni mesi il mio.

Ma ora sono tornato; non ne potevo più dei continui "richiami" da parte di quel ragazzo del Lago di Bracciano. "A ridatece Genital Grinder!!" ha continuato ad urlare da quando ho deciso di autoseppelirmi.

A mezzanotte in punto sono uscito dal mio freddo sepolcro; dalla mia fangosa tomba ricolma di vermi. Per portare un po' di sordida e paurosa musica in homepage; perchè ultimamente ci siamo di molto rammolliti. Anche lo stesso De Marga da tempo ha abbandonato il metallo più estremo; urge da subito rimediare.

E massacro uditivo sia allora.

Dai più oscuri e barbari anfratti svedesi arrivano gli Hypocrisy di Peter Tagtgren, qui impegnati in un EP apripista per il successivo capolavoro della loro discografia: quel "The Fourth Dimension" già recensito da quell'altra degenerata creatura, mio parente stretto, recante il repellente nome di Excreted Alive.

Ma oggi voglio occuparmi di "Inferior Devoties" e dei suoi cinque disastrosi brani; un lavoro costruito intorno a monumentali riff di scuola Death Metal. Una malevolenza così aggressiva che si spinge fin dalle parti del Black Metal; ferocia esecutiva che ricorda i Morbid Angel di "Covenant" ed il tipico crushing nei suoni delle chitarre di scuola Entombed-Dismember.

Sono rimasti in tre gli Hypocrisy, dopo la defezione dell'originale cantante. Peter si vede costretto ad occuparsi anche delle parti vocali e si dimostra del tutto competente in questo nuovo ruolo. Un cantato oscuro, un growl pesante, lugubre ed asfittico che lascia il segno. Un segno di sangue e schiumosa rabbia.

"Symbol Of Baphomet" è una di quelle micidiali sassate che non perdonano: un velocissimo Thrash-Death che d'improvviso subisce un rallentamento che non ti aspetti da tanto repentino. Pochi secondi per rifiatare; subito dopo la ciclopica batteria di Lars riprende ritmi infuocati, abissali ed il brano riprende la medesima velocità dell'inizio. L'aggressione prosegue senza sosta nelle due successive canzoni che lasciano infine spazio ad una cover degli Slayer.

Trattasi di "Black Magic": una vera e propria dichiarazione di guerra. Tre minuti e ventiquattro secondi che ti inchiodano, ti penetrano da parte a parte, ti distruggono. Gli Hypocrisy la interpretano nella loro maniera: ancora più veloce rispetto all'originale, con una batteria così frenetica che sembra sempre in anticipo rispetto agli altri strumenti. Ascoltatevi anche solo l'ultima parte e vi verrà voglia di ricominciare tutto da capo, per sempre...GOD IS A LIE...

Questo è solo l'inizio.

Diabolos Rising 666.

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