Gli Iceage dopo 2 album duri e puri di Hardcore e Post-Hardcore Punk, decidono di fare un carpiato in avanti. Prendono a piene mani dal alt-country americano, ma non come quei mentecatti dei The Men che hanno voluto fare i Meat Puppets dei poveri. Gli Iceage, gruppo più conosciuto della floridissima scena danese odierna (Var, Croatian Amor, Lust For Youth, ...), guardano oltre; In città ci sono dei nuovi eroi e si faranno strada spargendo sangue per la città, mantenendo la loro aria da gran signori ma senza farsi calpestare dai malfattori, come fossimo in un western post-apocalittico a-la Vash The Stampede, ma sotto la lunga giacca rossa si nasconde Marv di Sin City.

Track by Track? Le usano solo chi non riesce ad apprezzare un album nella sua totalità, le scariche adrenaliniche dei precedenti lavori vengono assorbite totalmente dalla voce di Elias, che si sente il nuovo Nick Cave senza mai troppo plagiarlo. Le distorsioni irrefrenabili lasciano spazio a chitarre pulite che battono come se non ci fosse un domani.

Cos'altro da dire, chitarra-basso-batteria vengono impreziosite da piano, trombe e synth che non si prendono mai la libertà di sovrastare il dinamico trio di strumenti rock. Nota a se per la conclusiva omonima canzone, certamente non la migliore, ma degna chiusura di un album tra i migliori degl'ultimi 10 anni senza esagerare, da ascoltare e riascoltare, che alza notevolmente l'asticella di questa ondata nu-post-hardcore, che vorrei reinterpretare come HardNoir, ma non son mai stato bravo ad inventare cose, quindi lascio agl'altri decidere.

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