In fondo è la solita storia. Spesso torna comodo nascondersi e proteggersi nell'ombra di qualche figura più grande di te; quando però sopraggiunge il momento o il desiderio di emergere e splendere di luce propria, più fitta è l'oscurità, più arduo sarà l'ostacolo. Lo sanno bene gli svedesi In Mourning, che, dopo un ottimo album d'esordio ("Shrouded Divine") ed innumeri accostamenti agli Opeth, producono un lavoro che permette loro di spiccare un notevole salto di qualità: "Monolith".

Si badi bene, però: notevole, non definitivo. Difatti, anche se la malinconia e la decadenza prendono il sopravvento sulla melodia, l'influenza della band di Åkerfeldt pervade ogni traccia del disco, immane e immobile come il monolite della copertina. L'altro influsso principale proviene dai Katatonia (nel songwriting e nel germe Doom che si insinua in alcuni brani- si sentano "With You Came Silence" e "The Final Solution"). Eppure, gli In Mourning non sono un semplice e piacevole miscuglio di mille gruppi differenti, ma una band molto promettente che sta iniziando a conquistare un sound caratteristico.

"Monolith" si apre con quella che probabilmente è la miglior traccia targata In Mourning, "For You To Know", in cui il singer Tobias Netzell sfoggia la sua ammirevole versatilità, spaziando dal growl classico alle clean vocals, passando per uno scream di stampo metalcore. Le parti morbide controbilanciano efficacemente il furore ruggente, e gli strumenti ammantano l'ascoltatore, trascinandolo dall'inizio alla fine. Sostanzialmente, "Monolith" si muove su questi binari, eccezion fatta per il brano conclusivo, "The Final Solution": d'accordo che siamo in territorio Prog-death, ma la sua durata (oltre 12 minuti) risulta essere eccessiva e noiosa: l'unica ciambella senza il buco del disco.

"Monolith" è un lavoro lodevole e scorrevole, un flusso cangiante e inarrestabile, in grado di stampare il sorriso sul viso dei fan e di interessare gli appassionati del genere e del metal in generale. Tuttavia, nonostante una performance ineccepibile, dagli svedesi ci si aspetta ancora quel quid in più che metta a tacere i critici. Ma se queste sono le premesse, c'è di che ben sperare.

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