Tranquilli, questa è l'ultima. Ormai di questo gruppo ho detto tutto quello che c'era da dire e spero che grazie alle tre recensioni precedenti qualcuno abbia approfondito l'ascolto di questi quattro doom metallers svedesi. Silent ruins è l'ultimo album pubblicato dalla band, uscito agli inizi del 2009 che continua il viaggio tra la sofferenza e la disperazione che il gruppo di Gavle ha intrapreso da ormai cinque anni, tempo in cui ha pubblicato con una certa frequenza quattro album.

Questo Silent ruins, che già dalla copertina fa capire l'indirizzo musicale della band, è una sintesi combinata di tutto quello che è stato fatto in passato. Da "Forevermore" riprende la potenza e l'evocativa "leggerezza" dei suoni. Da "Throne of void" ricalca le melodie maggiormente accessibili e orecchiabili, dal loro capolavoro "Bliss of solitude" riprende l'epicità più oscura e aberrante. Una fusione di toni che genera un album che si muove su binari ben definiti, ma che ha però al suo interno delle variazioni stilistiche degne di nota.

Il quarto album in studio degli Isole non rappresenta però la conferma definitiva della band, che rispetto a Bliss of solitude fa un netto passo indietro. La forte carica deprimente e ossessiva si perde, a favore di strutture più heavy classic come quelle dettate dall'accoppiata "Forlorn" e "Nightfall", lontane dagli archetipi tipici della band e in cui il cantato diventa meno sofferente, per toccare tonalità più alte. Forse i quattro nel voler "evolversi" musicalmente ha scelto la strada della "sicurezza" esplorando lidi più semplici anche se a loro meno congeniali. Maggiormente legate invece alla decadenza del lavoro precedente, le due song che aprono e chiudono l'album. "From the dark" e "Dark clouds" sono infatti pezzi mastodontici e oscuri, in cui la grande capacità compositiva degli Isole viene maggiormente messa in risalto, ma il pezzo maggiormente riuscito risulta a mio avviso quello che più si distacca dai canoni della band, a dimostrazione che anche il coraggio viene premiato. "Peccatum" è una ballad toccante che si muove su un tappeto sonoro tutto chitarre acustiche e tastiere. Per il resto pezzi che nulla aggiunguno alla carriera degli scandinavi, che probabilmente, paghi del successo attribuitogli dalla critica hanno deciso di non strafare e limitarsi a ripercorrere, seppur con piccole variazioni, quanto di buono fatto in passato. Il risultato è un album buono ma nulla più, che si gioca tutto su song abbastanza simili tra loro. Per il resto grande tecnica, ottima produzione con conseguente pulizia sonora, ma nulla che possa sollevare le sorti di un album che a conti fatti risulta il più debole della discografia della band.

1. "From The Dark" (11:02)
2. "Forlorn" (6:46)
3. "Nightfall" (6:57)
4. "Hollow Shrine" (6:55)
5. "Soulscarred" (6:26)
6. "Peccatum" (4:01)
7. "Dark clouds" (11:40)

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