Loro la vedono in questo modo, la realtà. Il grigiore è sopra ogni cosa, un velo pesante, pesantissimo di sofferenza aleggia su tutti noi. Non possiamo evadere da questo senso doloroso di "realtà", perchè è innegabile nell'uomo una seppur minima parte di dolore. Gli Isole trasmettono prima di tutto dolore. La musica arriva dopo, le chitarre arrivano dopo. Prima c'è la sofferenza, la solitudine, la disperazione. Prima ci siamo noi stessi. Soli con noi stessi. Lasciate stare per un'ora tutti e tutto, chiudetevi in voi, mettete su le cuffie, ascoltate la drammaticità epica di quest'album, di questo "romantico" modo di accettare la solitudine come parte dell'uomo stesso. In molteplici forme ne siamo schiavi, perchè la solitudine e con essa la sofferenza, sono sensazioni interne, constatazioni che nonostante amici e affetti vari sono sempre all'interno della nostra psiche. Il gruppo svedese sa far riafforare, anche nella giornata più bella che si può avere, le più cupe rimuginazioni mentali, i dubbi più reconditi, le perplessità più nascoste.
Gli Isole, qui al loro secondo album pubblicato nel 2006, lasciano dietro di loro un quadro di dolente desolazione, che assaporato genera quiete, pace. Una desolazione che porta le foglie a cambiare il loro colore, percependo secondo dopo secondo, attimo dopo attimo, la loro morte imminente fino a quando, come soldati in guerra, cadono dai rami e toccano terra. Una terra fradicia, imperniata di tutta la glaciale disperazione e nuda crudeltà dell'uomo che riversa in essa tutte le sue peggiori intenzioni. Ecco "Autumn Leaves".
Quelle foglie sono ormai morte. Sono cadute in un sonno profondo. Sono al di là della vita. Un po' come l'uomo. Ma chi ci può dire che una volta finita questa vita, non ci sia altro che un sogno, un unico infinito sogno oppure l'unione di innumerevoli sogni che ci fanno ripercorrere tutta la nostra vita? Io non so darvi una risposta, chiedetelo a "Dreams".
Siamo immersi in un'aura di afflizione, di angoscia. Le melodie lente ma ammalianti degli Isole generano in me spleen, si quello di Baudelaire. Umore nero, senso di inadattamento, insoddisfazione. La lotta è contro l'ideale, la ricerca dell'assoluto, dell'infinito. L'Angoscia lotta incessantemente contro la Speranza. La Speranza esiste, la Speranza è "Life", la Speranza dura poco, molto poco, è soltanto uno stato d'animo passeggero.
Ho scritto solo poche parole sconclusionate, ho parlato di solitudine, sofferenza, desolazione. Ho descritto quello che genera in me la musica del quartetto svedese ed è inevitabile parlando di loro, non tralasciare tutte quelle sensazioni su citate. Dateci un'ascolto, magari con delle cuffie, soli ma in compagnia di voi stessi...
1. "Autumn Leaves" (6:54)
2. "Dreams" (6:29)
3. "Green Demon" (10:31)
4. "Throne Of Void" (6:04)
5. "Insomnia" (6:41)
6. "Bleak" (7:28)
7. "Life" (3:58)
Carico i commenti... con calma