Riecco il prolifico Ivo Torello con un nuovo capitolo (il terzo) de Gli strani casi di Ulysse Bonamy. Dico subito che questi libretti si presentano con una veste grafica accattivante (l’illustrazione di copertina è di Elena Nives Furlan) e con titoli a loro modo geniali. Questo Il maledetto paese che puzzava di pesce in particolare non mancherà di colpire la fantasia dei seguaci di H.P. Lovecraft che andranno subito con la mente al racconto La maschera di Innsmouth. Torello d’altra parte è un grande estimatore del Solitario di Providence nonostante la sua produzione abbia preso altre strade soprattutto a partire da La casa delle conchiglie. Tuttavia il suo Predatori dall'abisso (un romanzo di culto che sarà ristampato a breve sempre dalle Edizioni Hypnos) era imbevuto di citazioni “lovecraftiane” e di genuino “sense of wonder” anche se il tono generale era molto godibile e leggero. Con La casa delle conchiglie Torello ha poi creato un suo linguaggio originale in cui si mischiano romanzo erotico, storia, magia e weird.

La serie dedicata ad Ulysse Bonamy è figlia del successo di quel romanzo: credo che aver deciso di adottare un personaggio seriale sia stata un’idea vincente. Il contesto storico è quello degli Anni Ruggenti della Parigi degli anni ‘30 e Ulysse Bonamy ricorda da vicino il Fu Manchu di Sax Rohmer e certe figure di detective dell’occulto come il John Silence di Algernon Blackwood, il Carnacki di William Hope Hodgson e magari l’Harry Dickson di Jean Ray. Questa volta Bonamy si troverà a dover andare in uno sperduto paesino del sud della Francia con il compito (anche se assomiglia più a un ricatto commisionatogli dallo scultore di mostri Ian Anton Morleu) di trovare la fantomatica Coda del Leviatano, una leggendaria reliquia. Deve seguire le tracce del suo amico Claude Mercier che è tragicamente annegato mentre stava conducendo delle ricerche in loco. Per far questo si reca con la nipote di Morleu Georgeta che lo condurrà a bordo della sua vettura denominata Hecate. Siamo negli anni ‘30 per cui ancora non esiste il turismo odierno nei confronti della Costa Azzurra (eccetto per gli inglesi che vi vengono a svernare). Il paesino si chiama Bouche-sur-Mer e, apparentemente, nessuno sa dove si trovi. Una volta arrivati i 2 sono avvolti da una mefitica puzza di pesce. In giro non c’è nessuno e, una volta giunti alla locanda, vengono serviti da un donnone elefantiaco, da suo marito e dal figlio ritardato. Sembra che siano finiti in un luogo dove gli incroci fra consanguinei abbiano prodotto effetti nefasti. Bouche-sur-Mere è, a tutti gli effetti, un paese disabitato dove i pescatori escono la mattina presto per tornare dopo il tramonto. La geometria del luogo è sghemba, la chiesa è disabitata e popolata solo da gatti randagi e i pochi personaggi che si vedono sono sfuggenti. Indubbiamente Bouche-sur-Mere assomiglia molto ad una Innsmouth spostata nel sud della Francia. La chiave per risolvere l’enigma sarà il diario (vecchio espediente da romanzo gotico) di Claude Mercier rinvenuto nella sua stanza da Ulysse Bonamy che li porterà a visitare un’ulteriore chiesa consacrata ad un antico culto. Lo spirito di Lovecraft in ogni caso aleggia sulla storia e il cerchio si chiude quando Georgeta regala ad Ulysse una copia di Weird Tales dove si parla di Dagon e di uno scrittore americano.

In definitiva Torello fa centro un’altra volta (a mio parere fino a questo momento Il maledetto paese che puzzava di pesce è il migliore della serie) e riesce a coinvolgere il lettore con trovate forse di maniera ma nondimeno molto riuscite che rivelano un provetto artigiano della scrittura. Disponibile sul sito delle Edizioni Hypnos: http://www.edizionihypnos.com/ .

Ivo Torello “Il maledetto paese che puzzava di pesce” – Edizioni Hypnos – 135 pagine – Euro 9,90 – 2020

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