“Il miglior romanzo weird da moltissimi anni a questa parte”: così Pietro Guarriello definì Predatori dall’abisso di Ivo Torello alla sua uscita nel 2012. Da quell’epoca ne è passata di acqua sotto i ponti per quel che riguarda il weird in Italia dove, ultimamente, sono emerse nuove case editrici dedite ad un genere che rimane comunque di nicchia. Come ben scrive Andrea Vaccaro nell’introduzione Predatori dall’abisso fu una sorta di apripista, un punto di svolta (anche se non immediatamente percettibile), un’opera italiana, weird, di stampo lovecraftiano, intrisa di sense of wonder capace di parlare ai lettori d’oggi, conquistando pubblico e critica”. Con il successivo romanzo La casa delle conchiglie Torello ha cercato nuove strade abbandonando (almeno in parte) la via tracciata con Predatori dall’abisso ma questo non vuol dire che l’avesse disconosciuto. Tanto vale che ora ne esce una nuova edizione (sempre per le Edizioni Hypnos) rivista e ampliata e anche, in gran parte, riscritta. In pratica quasi un nuovo romanzo. Avevo un buon ricordo del libro anche se forse (e direi paradossalmente tenendo conto dei miei gusti) gli avevo preferito La casa delle conchiglie. Ma ora che l’ho riletto devo dire che siamo di fronte ad un’opera di assoluto livello in ambito weird e di orrore cosmico “lovecraftiano”. Forse proprio l’esperienza del romanzo successivo ha fatto maturare ulteriormente l’autore tanto che il risultato finale mi sembra superiore alla prima stesura. Il volume si presenta in maniera differente sin dalla grafica: l’illustrazione del biologo e filosofo tedesco Ernst Haeckel viene sostituita con quella del naturalista e medico svizzero Johann Jakob Scheuchzer (1672-1733).
La storia è ambientata nel 1890 a Londra e in Scozia nelle Highlands. La vicenda inizia in una Londra cupa e piovosa dove Julius Milton, artista squattrinato che ritrae nei suoi schizzi strane creature visionate al British Museum, è ossessionato da sogni allucinanti che gli mostrano una realtà pazzesca. In questi incubi vede un fantomatico castello dalle torri asimmetriche, mostri inconcepibili e avverte una presenza gelida proveniente dagli abissi del cosmo. Impossibile non pensare al leggendario Wilcox, il giovane artista di Il richiamo di Cthulhu. Wilcox, nelle sue “visioni” oniriche, vedeva le folli divinità “lovecraftiane” che poi riproduceva nelle sue sculture. Milton riesce a risolvere l’enigma del castello grazie all’aiuto di un libraio: effettivamente l’edificio esiste ed è situato in Scozia nel paesino di Kirsdale, nelle Highlands. Viene poi a conoscenza, tramite un articolo di giornale, della morte del professor Renwick, stimato paleontologo le cui ricerche nella torbiera della località scozzese avevano portato alla luce fossili antichissimi. A questo punto Milton, spinto dalla curiosità, lascia Londra e decide di recarsi a Kirsdale per cercare di esorcizzare i suoi fantasmi . Qui fa la conoscenza di Thaddeus Walkley, docente di zoologia e “collezionista di mostri”, anche lui lì per cercare di risolvere il caso. I due iniziano ad indagare sui misteri inesplicabili che si stanno verificando: le mucche e le pecore del luogo vengono infatti orribilmente uccise e dilaniate da creature sconosciute mentre iniziano ad esserci anche vittime fra la popolazione locale che vengono ritrovate orribilmente mutilate e svuotate. L’incursione dei due nella villa del defunto Renwick porta poi al ritrovamento di testi di magia (fra cui alcuni ben conosciuti da ogni appassionato “lovecraftiano”). A rendere più inquietante il caso è poi l’esistenza di un quadro che si trova nell’abbazia di Kirsdale raffigurante una battaglia apocalittica dove ci sono dei draghi che sembrano provenire da altri mondi. Il dipinto, in cui viene raffigurata una cometa che ciclicamente compare a distanza di anni (come sta proprio succedendo in quell’anno) facendo presagire una sorta di Apocalisse, sarà una delle chiavi per risolvere l’enigma in cui creature che sembrano provenire al di là del tempo e dello spazio infestano la tranquillità di Kirsdale. Il paese sembra a tutti gli effetti essere un microcosmo in cui viene combattuta una battaglia su scala macrocosmica. L’influenza della cometa sembra far cadere nel delirio anche gli ospiti di un vicino ospedale psichiatrico (dove è rinchiusa Agatha, la figlia del professro Renwick) che iniziano ad avere un’attività onirica delirante. I personaggi di contorno sono comunque meglio delineati ed approfonditi rispetto alla prima versione. In particolare la descrizione degli usi e costumi della popolazione locale e rurale è molto accurata e conferma come Torello sia molto meticoloso nella ricostruzione storica. Troviamo anche nuovi personaggi fra cui la bambina Porcheria, forse uno dei più memorabili mai creati dalla penna dello scrittore genovese. Ma ho trovato davvero azzeccate anche le figure del reverendo Chalmers che sembra uscito da un film come Il signore del male di John Carpenter e anche quella dell’astronomo Burton Gill.
Torello ha recuperato, con Predatori dall’abisso, la lezione di scrittori come H.P. Lovecraft e William Hope Hodgson scrivendo un romanzo di orrore cosmico. Io credo che questo romanzo sarebbe piaciuto molto allo stesso Solitario di Providence in quanto rispecchia in pieno la sua filosofia antiantropocentrica in cui l’uomo è un essere insignificante di fronte ad un cosmo in gran parte a lui sconosciuto e incomprensibile e dove la stessa scienza deve ammettere i suoi limiti.
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