L'universo musicale, si sa, è popolato da numerose meteore, corpi celesti che hanno attraversato il firmamento con una luce incandescente e che rapidamente, in un batter d'occhio, sono spariti dalla circolazione, spegnendosi per sempre e dissolvendosi nel vuoto cosmico.

Lasciando da parte l'astronomia e concentrandoci su argomenti più consoni, possiamo dire che anche il mondo dell'hip-hop è pieno zeppo dei sopracitati personaggi, artisti premiati da un successo fugace i quali, in seguito a flop commerciali o a non ben identificati fenomeni, sono letteralmente scomparsi nel nulla.

Tra questi è impossibile non ricordare Jamal Phillips, giovane di belle speranze proveniente da Philadelphia e noto ai più come Mally G o semplicemente Jamal.

Metà del duo Illegal, che nel 1993 aveva pubblicato il buon esordio Untold Truth (i brani erano prodotti da gente come Diamond D, Lord Finesse, Biz Markie, nomi ben noti a chi conosce l'ambiente), Jamal in seguito preferisce intraprendere la via della carriera solista.

Entrato ufficialmente nella Def Squad di Erick Sermon, il ragazzo sgancia la bomba nell'ottobre del 1995, quando vede la luce Last Chance, No Breaks, sua prima fatica ufficiale.

Trainato dal bel singolo "Keep It Real" e dal relativo video, Last Chance, No Breaks è un disco senza troppi fronzoli che riflette alla perfezione il sound Def Squad dell'epoca e in generale dell'hip-hop di metà anni Novanta, un periodo dove non si andava troppo per il sottile e in cui bastavano batterie lerce, bassi penetranti e un paio di campioni pescati dal funk afroamericano per programmare un beat con i controfiocchi.

Alle macchine, dunque, troviamo pesi massimi come Easy Moe Bee, Rockwilder, Redman e lo stesso Sermon, pronti a fornire i tappeti musicali adatti alle rime del buon Jamal, talvolta più solari e rilassati (è il caso di "Keep It Real"), altre volte più ipnotici o notturni ("Situation" o "Insane Creation"), ma sempre stilosi e al massimo piacevolmente datati (un pensiero che mi è venuto in mente ascoltando alcuni pattern di batteria, che oggi potrebbero suonare un po' legnosi).

E che dire del rap? Jamal non sarà il migliore MC sulla faccia della terra, ma la sua voce impastata e alcuni incastri interessanti rivelano un'attitudine credibile, genuina, in linea con le migliori uscite del tempo.

Un brano come "Live Illegal", posto all'inizio della scaletta, mette subito le cose in chiaro: base potentissima di Easy Moe Bee (roba che ti trascina nel sottosuolo più cupo e fatiscente di una metropoli statunitense) e rime che contengono ignoranza, autocelebrazione e il classico attacco ai "fake emcees", una vera goduria per gli appassionati del genere ("Fuck these bitch ass niggas cause they all soft/Fakin' moves over hoes/Switch they dress code and mode/And now they wanna impore, up in the game/But I'm a blow they ass out the frame/And do it for my niggas, fuck the money and the fame").

"Insane Creation", in cui Jamal è accompagnato dal folle Redman, si colloca sulla stessa lunghezza d'onda formata da cazzeggio e spavalderia, piazzandosi senza dubbio tra i momenti migliori della tracklist (sparate come: "Flow with no limits, fuck the mimics and the gimmicks/A lot of niggas wanna test my steez/I don't trip, I maintain then complain on CD's" saranno senza dubbio apprezzate).

Tuttavia Last Chance, No Breaks non si limita al semplice autocompiacimento: "Keep It Live" è il tipico "back in the day" un po' nostalgico, dove Mally G, su una splendida base di P.M.E. (occhio al campione vocale di "The Door to My Mind" dei B.T. Express), ricostruisce i suoi esordi criminali e ci racconta quanto l'hip-hop gli abbia cambiato la vita ("It all started on December 25th 1991, on the Illadelphiatic streets/That's when the son Jamal took a step up and gave his rep to some play/Prayin' that I make it to this day"); "Situation", invece, descrive uno scontro urbano con tanto di finale tragico ("Shots rang out, bang bang out, slang slang out/Damn, so I pulled my thang out/Pow! I see blood hit my coat/I didn't feel hit, so I didn't choke/The girl dropped, she got shot/Two to the headpiece, B, and she died instantly").

Se a tutto ciò aggiungiamo le atmosfere sognanti e dannatamente anni Novanta di "Keep It Real", Keith Murray che interpreta perfettamente lo psicopatico in "Genetic for Terror" ("I'm talkin' to you niggas on the North, South, East and West/Fuck wit' Mally G and get a hole in your chest") e il tributo al padre del funk George Clinton della conclusiva "Unfuckwittable", avremo un quadro abbastanza chiaro della situazione.

Tutto perfetto, insomma? Purtroppo no. Va bene qualche rima riciclata, ma "Da Come up" e "Don't Trust No", prodotte da Mike Dean, sono due tracce rovinate da orribili sonorità sintetiche dal sapore West Coast che ci saremmo volentieri risparmiati.

Al di là di questi passi falsi, Last Chance, No Breaks resta un debutto di alto livello. L'unica colpa di Jamal, se si può definire tale, è quella di essere emerso in un periodo dove le uscite di qualità fioccavano e se non pubblicavi un capolavoro rischiavi di vendere poco, sciogliendoti come neve al sole. Cosa che effettivamente è accaduta (da allora solo qualche featuring, un'apparizione sull'album della Def Squad e nulla più).

Nonostante ciò, il suo unico LP rimane un lavoro solido e convincente, fotografia di una stagione forse irripetibile, quando anche una meteora sconosciuta non attraversava il cielo senza lasciare traccia, ma brillava di una luce a dir poco abbagliante.

Da riscoprire.

Carico i commenti...  con calma