A discapito dell'ingombrante hype che ne ha accompagnato l'uscita, e dell'aura di instant-classic dell'elettronichina cool che ne sta accompagnando il decorso in questi anni, c'è da dire che sto disco non fa poi così schifo. L'inziale "Gosh" è una lama di luce che fende il plumbeo, ascende arrancando e poi si lancia verso l'ignoto svolazzando inconscientemente tra ritmiche tech-house e synthoni zarri da autoscontri di fiera. "Sleep Sound" è veramente, e dico veramente, un capolavoro di buon gusto: moderata, giusta, emozionale, timida, decisa: ti fa immaginare di risvegliarti sotto un accogliente sole portoghese nel primo mattino, invece che nel solito bilocale di merda a Corvetto.

I problemi iniziano con quelle cagate che sono le collaborazioni coi due xx, Romy e Oliver. A dire il vero un pezzo ok, criptico e melanconico ("Seesaw") ci sta anche; il problema è che "Loud Places" fa rigurgitare in una botta sola gli ultimi sei cenoni di fine anno. Stucchevole, melensa, con tanto di campionamento gospel iper-ingombrante: se ti piace, evidentemente non hai capito nulla di cosa è il pop fatto bene. "Obvs" che cazzo è? Non il titolo, eh: mi riferisco a quelle minchia di pianole ottuse e ripetute. Chiariamo una cosa: non è ancora arrivato il momento in cui il kitsch equivale a "musica bella", perciò stiamo calmini. A un certo punto c'è pure un drop (brr...) e un climax di suonini tutti belli giusti.

"Just Saying" con quelle chiavi di piano storte e ventose fa piangere dall'emozione. "Stranger In A Room" è una specie di cavatappi che va avanti e indietro nel pancreas, quindi saltiamola pure. La stai sentendo? Sei in bagno a ripigliarti, ma dal dancefloor sta risuonando la techno nebbiosa di "Hold Tight": esci e il ritmo sale, ti scuote ed entri in trance. Rapimento totale.

Una sola cosa poteva farti riprendere da "Loud Places", ed era un pezzo da 10 e lode con Young Thug e Popcaan: tra le strofe pazzoidi di Thugger e i controcanti dancehall jamaicani e gommosi dell'altro tizio, Jamie xx ci incastona un gioiello di vibrazioni positive al retrogusto di pinacolada. "The Rest Is Noice" vorrebbe essere un poema techno, invece è solo un bigino scritto di suoni predefiniti da Fruit Loop, che per giunta ti ha fatto cozzare dal prof. Per fortuna c'è "Girl" che entra ed esce, si dissolve e si concretizza, fa una piroetta e un'altra ancora fino a diradarsi in una bruma inebriante in cui i profumi di pesca e crema solare si mischiano fino a confondersi.

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