Jane Austen è universalmente riconosciuta come una grandissima autrice, ed i suoi romanzi da sempre riscontrano apprezzamenti in tutto il mondo, senza pressoché alcuna voce discordante. "Orgoglio E Pregiudizio", poi, è riconosciuto quale uno dei più grandi capolavori in assoluto dell'intera letteratura britannica.
Per farla breve, si può dire che quella in trattazione sia l'opera della Austen che maggiormente abbia coinvolto, ispirato ed influenzato le umane genti dal lontano 1813 ad oggi.
Dunque, si direbbe che il problema sia mio.
Mi rivolgo alle DeBaseriane lande incontaminate per la primissima volta, e di certo non mi attendo comitati di benvenuto pronti ad accogliermi, ma invoco alquanto supplichevolmente la Vostra comprensione, perlomeno il segno di una disponibilità all'ascolto di questa mia voce lamentosa.
Questo perché a me "Orgoglio E Pregiudizio" fa letteralmente pietà.
Sono un uomo, ed anche se non ho mai visto un film di Van Damme, non posso di certo dichiararmi avvezzo alla letteratura sentimentale, e questo è fuor di dubbio, il che di suo già potrebbe farmi da attenuante per questa mia stroncatura: semplicemente (pur non amando i film di guerra o d'azione) non disporrei del giusto grado di sensibilità per comprendere la portata e l'immensità di questo romanzo sentimentale.
Mmm, l'arringa suona bene, ma non centra il bersaglio.
Il problema, lo confesso, è che io di sentimentale in quest'opera ci leggo ben poco.
Ed il bello è che se è all'eternità che quest'opera è stata consegnata non è tanto per la continua, insistita, quasi snervante direi, attenzione puntata dall'autrice sulla vacuità dell'intero genere femminile del tempo o su di sistema sociale che impedisce perfino ai sentimenti di sbocciare, ma è proprio perché questa storia viene considerata una storia d'amore!
Ed è proprio lì che sta l'inghippo, a mio avviso. Perché io di amore proprio non ne vedo nemmeno un po'. E nemmeno di capolavori, se è per questo.
All'interno di un tessuto narrativo fluido ma privo di contenuti, d'introspezione, in cui i personaggi sono manifesti in pressoché tutte le loro peculiarità sin dalla loro prima apparizione e fino alla conclusione del romanzo, c'è a mio avviso poco se non una gigantesca bolla di sapone in forma di romanzetto.
Una soap opera letteraria in cui non si discerne sul potere dell'amore, ma sull'amore per il potere.
E sì perché, tra lo stereotipatissimo bello e misterioso (e finto nichilista) signor Darcy e la si fa per dire indomita "puledra che non vede l'ora di trovare uno per cui valga la pena farsi montare" Lizzy, c'è e rimane per buona parte del romanzo una fiera competizione, volta esclusivamente alla conquista maschile della preda più sfuggente ed alla seduzione femminile del maschio più dominante.
Una saponetta di 500 pagine, a mio parere, ma provate a leggerne (o rileggerne) almeno le prime cento, il che non vi costerà certo più di una mezz'oretta, data la fluidità (almeno questo) dello stile della "Grande Autrice", e ditemi cosa ci vedete di introspettivo, accennatemi a qualche mutamento nella chimica e nello psichismo dei due protagonisti... E vi troverete il nulla nella sua essenza più pura.
Cosa porta l'insofferente Darcy a provare attrazione per una quasi plebea? Leggete e troverete soltanto di una momentanea fascinazione per quei (espediente ricorrente, su cui si vede la Austen puntò molto!!!) "begl'occhi" di lei. Ed al più, una genuina e spassionata curiosità sul perché delle effettive differenze comportamentali evidenziate da Lizzy al cospetto delle altre pollastre da marito. Tutto qui.
E poi, questo Darcy piaceva davvero a Lizzy, col suo behaviour impenitente e l'espressione tetra e superiore? Ancora nelle prime cento pagine non troverete altro che un "... e siccome anche lui le piaceva..." e basta.
Rassegnato, mi chiedo come un'autrice riconosciuta internazionalmente, fatta ascendere da chissacchì e da "chissacquanti" all'Olimpo dei grandi letterati, possa permettersi una caratterizzazione talmente insufficiente e approssimativa dei profili dei due protagonisti (resi ahimè immortali) di questa storiella banalotta. Dove, quando e soprattutto perché avvengono i primi, e poi i secondi, e i terzi, mutamenti nei loro animi è mistero assoluto. La Austen ci lascia a secco di risposte, ma l'importante è l'ammore, il cuore, il fiore, la dichiarazione, l'anello, la serenata, lui in ginocchio, o perlomeno così direbbero le tantissime lettrici, che come potrete vedere da voi si prodigano con grande slancio a recensire quest'operetta su tutti i siti letterari, non mancando mai di dichiarare "Orgoglio E Pregiudizio" più grande libro dell'universo, non nascondendo affatto di averlo riletto svariate volte, di averlo mandato a memoria manco Benigni con la Divina Commedia, etc.
Progenitrice delle moderne autrici del cancro più devastante della letteratura moderna, denominato "chick-lit", a mio avviso Jane Austen spicca per la sua abilità nel raccontare pressoché tutto tranne che l'essenziale, ovvero è proprio nei moti interiori, nelle introspezioni, nelle descrizioni degli stati d'animo, dei sentimenti e dei loro (prevedibilissimi) mutamenti, che l'autrice latita clamorosamente, rendendo questo libro dalle indubbie potenzialità poco se non un fortunatissimo romanzetto a cuoricini rosa svolazzanti e fiorellini colorati, esattamente come quelli che ci sono sulla copertina della mia copia, appositamente "asportato" mesi orsono da un cellophane contenente il libro in questione ed una copia della rivista "Donna Moderna" in cui minaccioso troneggiava un titolone affermante che "Il Fidanzato Fisso E' La Felicità" (!)
Niente processi psicologici, niente indagini sulla natura di questo conflitto, nessuna spiegazione poi su come possa mai aver fatto, ad un certo punto della narrazione, un figlio di puttana come Darcy a trasformarsi dal nulla in un affabile gentiluomo...
Una storia monca di tutto ciò che potrebbe renderla un vero romanzo.
Ma che brava che però è la Austen nel raccontare le due di lui dichiarazioni d'amore, che capacità espressive, che senso del dettaglio, che cura del particolare!
Tanto assente con la polpa quanto presente con la buccia.
E ritornando poi a questa metamorfosi di Darcy, talmente inspiegabile da letteralmente spaccare in due il romanzo (l'avete mai vista una bolla di sapone spaccata in due? Io no), non ci trovate anche Voi, amatissimi avventurieri DeBaseriani quel solito clichè tipicamente legato all'immaginario femminile del macho che diventa micio, del leone che solo per lei diventa gattino, salvo mantenersi leone e capobranco con tutti gli altri?
Non ci trovate esattamente la velleità della donna standard di vivere un'esistenza di sicurezza percepita alla corte del grande uomo carismatico e potente, che regni sovrano nel suo habitat ma che sia felicemente (e spontaneamente) in ginocchio al di lei cospetto? Non ci vedete, insomma, la realizzazione del tipico sogno della donna che aspira a fare con gli uomini quel che il domatore fa coi leoni?
Forse è proprio per tale ragione che "Orgoglio E Pregiudizio" regna sovrano nel cuore di così tante donne: Lizzy, infondo, è la donna che tutte loro, in preda ai loro retaggi ed alle loro estetiche, vorrebbero essere, e vive tutto quello che vorrebbero vivere loro.
Io che pur essendo un maschietto faticherei a sognarmi Tex Willer, John Rambo o Lionel Messi, davvero non capisco come una donna possa essere talmente succube di certi estetismi e di tali archetipiche ridondanze al punto da considerare questo libro tutto rosa un capolavoro immortale.
Ma, più di tutto, non mi capacito di come si possa definire questa una storia d'amore.
Distrutto come uomo e come lettore, lo chiedo a Voi.
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