In fondo sappiamo così poco di tutto ciò che crediamo di sapere.

Il romanzo Berta Isla di Javier Marías ha una struttura circolare. Inizia e finisce nel momento in cui Berta pensa di vivere pressoché con uno sconosciuto.

Per molto tempo non avrebbe saputo dire se suo marito era suo marito, in modo simile a come non saprebbe dire, nel dormiveglia, se sta pensando o sognando, se ha ancora il controllo della propria mente o se lo ha già perduto.

La narrazione non è altro che un’infinita analessi che ci riporta al punto di partenza, e dura una vita.

Lo sconosciuto è il proprio marito, Tomás Nevinson.

Si conoscevano da quando erano poco più che bambini, Berta e Tomás, dal momento in cui Tomás si era trasferito dall’Instituto Britànico al liceo che frequentava Berta, il collegio Estudio.

Questo perché Tomás aveva sangue anglospagnolo, mentre era completamente madrilena Berta Isla. All’apparenza amichevole e trasparente era Tomás, e tendeva naturalmente a lasciarsi tutto alle spalle, mentre Berta era una bellezza solare, dolce e imperfetta, incline al sorriso, all’allegria e alla risata, ma, al contempo, era caratterizzata da un animo fortemente introspettivo.

Berta non fu l’unica della scuola a notare il nuovo arrivato, ma ben presto divenne lei la prescelta di quello verso cui aveva nutrito forti aspirazioni. Divennero in modo deciso e risoluto una coppia, peraltro popolare, dato che si scelsero in mezzo a tanti pretendenti.

Una coppia che si abituò ben presto alla distanza, dal momento che Berta proseguì i propri studi superiori nella Spagna Franchista, mentre Tomás proseguì i propri nell’elitario ambiente oxfordiano, mentre. Quì ben presto venne notato dai professori per la sua straordinaria abilità di apprendere lingue e imitare accenti con la naturalezza con cui le altre persone respirano. Non faticò a mettere gli occhi su di lui anche un professore che dai tempi della guerra e sine die si era legato all’attività dei servizi segreti. Contrario inizialmente a seguirlo, Tomás decide di accettare l’offerta dell’uomo dei servizi, lo sfuggente Tupra, per salvarsi dalla polizia che l’aveva inquadrato tra i sospettati per l’omicidio della propria amica inglese.

Sta qui il punto di rottura dell’equilibrio iniziale, il quale sdoppia le vite dei due protagonisti. Tomás è marito quando vive a Madrid, è Mr. Hyde quando parte. Berta è moglie quando Tomás è a Madrid, è Penelope quando Tomás parte. E, su un certo piano, diviene doppio anche il rapporto con le esperienze vissute.

Ne avrebbe sentito la mancanza, era contento che fosse finita, ne avrebbe sentito la mancanza.

Da questo momento il narratore e le sue digressioni lasciano la parole a Berta e ai suoi pensieri.

Berta Isla racconta la storia di chi rimane, non quella di chi va via. Tuttavia, il mistero sulla vita segreta di Tomás tiene in tensione tutta la trama.

Il racconto è incredibilmente denso di rimandi ed echi letterari e storici, stratificata in molteplici livelli di lettura, seduce e allontana. Echi che assolvono al compito di guida e bussola nel viaggio dei protagonisti, di lettura delle esperienze, strumento contro l’oblio e la confusione, chiave per attraversare la porta dell’oscurità e dell’ignoranza.

Un’intertestualità densa e evocativa che serve ma non basta.

Servono, ma non bastano a Berta, Fleming e Le Carré, Crossman e Delmer, per comprendere il mondo dei servizi segreti, l’altra vita di Tomàs: non ci sono parole per discutere i fatti e gli accidenti, le malattie, le catastrofi, le fortune e le disgrazie. Come tutte le convenzioni si accettano. Ancor di più serve, ma non basta, paragonare i mille travestimenti che Tomàs indossa lontano da Madrid, col celebre travestimento dell’ Enrico V nel quale il re si infiltra nelle proprie truppe sotto mentite spoglie tra le proprie truppe per conoscerne gli umori.

Coi versi di Eliot paragona le mille facce della propria esistenza Tomàs, il quale nei suoi versi trova una bussola per comprenderle e non perdere la propria Itaca, Madrid.

E a me, mentre lo leggevo, sembrava di riconoscere qua e là, Saramago e WIlliams, Omero e Pirandello.

In questo modo la storia di Berta e Tomàs risuona e rimanda echi di eventi, storie e parole, note e ignote, e mi ha ricordato che noi, in fondo, sappiamo così poco di tutto ciò che crediamo di sapere.

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