Consigliare un disco di Jeff Beck è abbastanza complicato, "There and Beck" rappresenta, secondo una mia personalissima analisi, un buon compromesso tra il Beck fusion anni '70 ed il nuovo-vecchio Beck rock.
Accompagnato da Simon Phillips alla batteria, da Tony Hymas e Jan Hammer alle tastiere... (quelle stesse tastiere con le quali si scontra e si confronta in varie occasioni) l'album è prevalentemente jazzy-fusion ma con nuove sorprese...
Si parte con "Star Cycle" con il classico scambio di riff tra chitarra e tastiera, atterraggi con la leva ed nuovi elementi flashy: l'assolo finale a 4.30' ne è un primo esempio.
"Too Much To Lose" è un brano leggero e sognante dove la chitarra di Beck inizia a distinguersi con un sound leggermente funky; il prosieguo, "You Never Know", sembra il tema 2 dove si scorge una pesantezza più jazzy, forse a causa delle tastiere che qui hanno molto. Un gain più alto avrebbe scoperto le amabili crudezze di Beck celate( forse volutamente...?)
"The Pump" vede alle tastiere Tony Hymas con un avvicinamento a quello che definisco "il territorio di Beck" dove gli assoli assumono più intensità (2.30) con cambi di timbro (2.46').
Ecco il musterpiece dell'album: "Elbecko!". Secondo me la novità dell'album, il pezzo rock da classifica, seppur strumentale. Intelligente l'accostamento tra chitarra e tastiera a mo' di pianoforte. L'assolo introduttivo sembra aprire una storia, piena di pathos, con a seguire una "corsa" rock. Forse troppo "musica da videogame anni '80" con un petulante Beck...Qui ci sono alcuni lick flashy che aprono la strada alle sonorità etniche propinate infuturo da Beck(da Flash in poi per capirci), ascoltate dal minuto 3.01' al 3.06' circa...
"The Golden Road" è la tipica ballata da luci soffuse(letto), importante notare a 3.12' l'effetto "violino" alla Beck(volume sweel) per poi terminare con una faccenda selvaggia...
"Space Boogie" strizza invece l'occhio a Spectrum di Cobham(forse più di quanto abbiano fatto tutte le altre intenzioni di Beck da Blow By Blow in poi!).Il brano si apre con i ritmi ipnotici di Simon Philips alla batteria e con le due "tastiere" che si inseguono, sicuramente questo è il brano jazz dell'album per eccellenza.
Il tutto si chiude con "The Final Piece" brano strumentale delicato dal sound irlandese e che, per Beck, rappresenta una novità, Sembra infatti l'anticamera di pezzi come "Declan" ("Who Else!" 1999) o "Where Were You" ... e, forse forse , alla fine, è il brano che permette di gustare il sound di Beck del futuro: armonici lavorati con la leva e soffici svolazzate. Diciamo che assieme a El Becko questo brano rappresenta l'allontanamento totale dai territori fusion (Blow by Blow e Wired) che Beck anni dopo etichetterà come "errori su disco..."
Paradossalmente l'album sembra essere "normalizzato", infatti la dinamica che contraddistingue i dischi di Beck qui è come "appiattita" non ci sono insomma le uscite di "gain" del precedente "Wired".
In sintesi abbiamo sound molto soffici, in alcuni casi, da colonna sonora, alle volte, aggressivi(celati) e ipnotici.
Secondo una mia modesta opinione questo lavoro fa da "spartiacque" tra i suoi lavori "fusion" degli anni '70 e quelli degli anni 80'- 90.
Ottimo acquisto.
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