Lourdes (2009), per la regia dell'austriaca Jessica Hausner, è un film che parla del delicato tema della religione e del miracolo, apprezzato tanto dalla stampa e dalla critica cinematografica laica che dalla stampa e critica religiosa, anche se i giudizi su di esso non sono stati unanimi, come del resto intuibile considerando l'oggetto della narrazione.

Il film racconta del pellegrinaggio di un gruppo di cittadini francesi, di diverse età e provenienza sociale, presso il Santuario Mariano della Francia pirenaica, dove i malati sono accompagnati da crocerossine ed assistenti sperando che la Madonna faccia loro un miracolo dopo le necessarie preghiere ed abluzioni nell'acqua miracolosa.

Nel gruppo spicca la figura di Christine, giovane malata di sclerosi, che si distingue dagli altri ospiti per la freddezza e assenza con cui guarda i riti e per la scarsa convinzione con cui partecipa alle preghiere ed alle varie funzioni religiose che scandiscono la vita dei pellegrini, sotto la ferrea guida dell'infermiera-accompagnatrice.

Le altre persone, fra cui un anziano incattivito dalla sua infermità, tra cui spiccano due donne con piccoli acciacchi che comunque sperano nella grazia mariana, una madre dolente per l'handicap inguaribile della figlia, la trattano con una certa insofferenza, perché sentono che la ragazza non crede quanto loro e sono convinte che "subisca" il pellegrinaggio, più che parteciparvi attivamente e come occasione di fede. Solo una donna silenziosa le è vicino, e spinge la sua carrozzina quando tutti sembrano ignorare la ragazza.

La svolta del film si ha nel momento in cui Christine comincia improvvisamente a camminare: ci si interroga sul fatto che sia davvero un miracolo, si fanno timidi accertamenti medici che non sembrano fare esattamente luce sul decorso della malattia della ragazza e sulla possibilità di effettivo ristabilimento, mentre tutti i pellegrini guardano alla donna in maniera diversa.

Allo stupore religioso si affiancano gli umanissimi sentimenti di sorpresa, dubbio, invidia verso una ragazza che non a tutti non sembra degna di questa grande occasione di rinascita, mentre un giovane volontario si avvicina sentimentalmente a lei, probabilmente sedotto dalla "specialità" della donna, che prima, invece, ignorava, in quanto diversa e handicappata.

La conclusione è aperta: al ballo finale del pellegrinaggio Christine si sente mancare, segno forse che il miracolo non c'è stato e che la malattia sta avendo una ricaduta. Mentre un vecchio cantante intona un pezzo di Albano e Romina, la ragazza, ancora una volta sola, si siede ed osserva in disparte gli altri pellegrini, nella quiete di una sofferenza distribuita equamente fra tutti.

Un film denso, suggestivo, ben girato: i toni scelti dalla Hauser sono freddi, e così pure impersonale è la narrazione dei fatti, che non sembrano partecipati e vissuti dalla regista, all'insegna di un distacco che sembra documentaristico, ma che, in realtà, si avvicina ai toni di un maestro del cinema austriaco come Michael Haneke.

La forma prescelta per la narrazione - di cui non si scordano alcuni piani sequenza, specie quello iniziale, oppure gli apici drammatici, come nella sotto-storia della crocerossina che accompagna i pellegrini o della madre dolente - è dunque a suo modo sostanza e codice narrativo: il regista/narratore non è onnisciente, è solo testimone, al pari dello spettatore, di una vicenda presentata nella sua obiettività e nel suo essere nudo fatto.

Anche la recitazione degli attori - fra cui la bravissima protagonista Sylvie Testud - è a tono; non solo i volti dei caratteristi sono quelli di persone normali, e chi ti aspetteresti presente ad un pellegrinaggio a Lourdes (vecchi, donne di mezza età, giovani non stereotipati), ma anche i modi di essere in scena, bandendo toni drammatici e giocando molto sugli sguardi e sulle espressioni, sono all'insegna del massimo realismo e della spontaneità che ricorda molto cinema francese, con Truffaut come sommo modello.

Quando si affrontano temi come questo è facile la polemica, visto che credere o non credere nella Madonna, nella Chiesa e nel Miracolo è una vicenda individuale in cui ciascuno di noi può dire tutto ed il contrario di tutto.

Se devo trovare un punto debole, il film mi sembra a volte un po' semplicistico nel trattare la figura dei volontari - dipinti nelle loro divise come una specie di corpo militare senza molta umanità che "giocano" quasi a fare da guida agli infermi, con molto cinismo e scarso spirito religioso - quando, almeno con riferimento all'Italia ed alle mie esperienze personali, si tratta spesso di persone di valore, soprattutto se si osserva il sacrificio di associazioni come l'Unitalsi o dei vari gruppi religiosi coordinati da parroci o suore di grande umanità.

In conclusione, un film che merita di essere visto e che certo stimola la riflessione in chi non crede e anche in chi già ha il dono della Fede.

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