La cantante inglese Jessie Ware è un’artista che ha dovuto faticare non poco per vedere riconosciuto il proprio talento e un accenno alla sua biografia non può che confermarlo.

Nata a Londra, Jessie si avvicina fin da giovane alla musica e ha la fortuna di essere incoraggiata dalla madre Helena, con la quale ha da sempre un ottimo rapporto (le due conducono persino un podcast dedicato alla cucina, Table Manners). Tra una giornata in sala prove e l’altra trova il tempo per laurearsi in Letteratura Inglese e lavorare come giornalista per il Daily Mirror, a testimonianza di una personalità eclettica e assolutamente imprevedibile. Dopo aver collaborato con musicisti del calibro di SBTRKT, Sampha e Florence and the Machine pubblica tre album (Devotion, Tough Love e Glasshouse), caratterizzati da atmosfere raffinate e singoli di successo come “Wildest Moments”, “Night Light” e “Selfish Love”. Ad attirare l’attenzione, poi, ci pensano alcuni brani scritti per popstar come Nicki Minaj ed Ed Sheeran, ulteriore prova delle abilità non solo canore, ma anche compositive della songwriter di Hammersmith.

Questo breve excursus sembra restituire l’immagine di una donna di successo, con un curriculum ricco di esperienze artistiche e professionali (e anche madre di due figli, avuti dal matrimonio con il personal trainer Sam Burrows). Tuttavia, a uno sguardo più attento, ci si rende conto che Jessie non aveva ancora fatto quel salto di qualità necessario per entrare nell’Olimpo del pop. In altri termini non era arrivato l’album della consacrazione, il disco che “fa il botto” e permette di ottenere il successo dopo anni di duro lavoro. Tutto ciò avviene nel 2020, quando la cantante dà alle stampe What’s Your Pleasure?, ultimo capitolo di una carriera ormai decennale.

What’s Your Pleasure può essere considerato un vero e proprio spartiacque nella discografia di Jessie Ware. È un album che nelle sue dodici tracce abbandona quasi del tutto le ballad degli esordi e abbraccia quelle sonorità nu-disco che sembrano diventate il nuovo trend del pop contemporaneo. Questa scelta favorisce il ritorno a quel passato indie-dance che aveva segnato i primi passi di Jessie nel mondo delle sette note e risponde a un obiettivo ben preciso, cioè ristabilire un’immagine più vera della cantante londinese, una ragazza semplice, lontana da certe dive artefatte e sommerse da tonnellate di eyeliner e lipgloss.

Il disco viene anticipato da singoli promettenti come “Mirage (Don’t Stop)” e pubblicato nel giugno del 2020. Il primo elemento che attira l’attenzione è la sua assoluta varietà: What’s Your Pleasure? è infatti un'opera multiforme, dove Giorgio Moroder, Donna Summer, Chaka Khan e gli Everything but the Girl convivono pacificamente, quasi fossero dei coinquilini che, pur offrendo spunti e suggerimenti, scelgono di non azzuffarsi tra loro e favoriscono l’equilibrio che poco a poco si viene a creare. Il tutto è impreziosito dalla voce sensuale di Jessie, che non ricorre a particolari espedienti per farsi notare ma solo a testi ben scritti e melodie azzeccate, che entrano in testa dopo pochi ascolti.

L’iniziale "Spotlight" mette subito le cose in chiaro: produzione dal sapore disco e acid-house, atmosfere sognanti e un testo che alterna momenti malinconici ad altri più accesi, passionali (“It's like you never even left/I need a moment, just a moment/Blow me a kiss, I catch your breath/Give me a moment so devoted”). Unico neo: alcune somiglianze con il refrain di “Levitating” di Dua Lipa, uscita pochi mesi prima. Che i producer di Jessie abbiano dato un ascolto a Future Nostalgia? Difficile a dirsi, sta di fatto che il brano è notevole, un esempio di pop adulto e perfettamente confezionato (bello anche il video, diretto da Jovan Todorovic e girato a Belgrado, a bordo del famoso treno Plavi Voz).

Le buone impressioni vengono confermate dalle altre tracce, dove Jessie e compagni riescono a fondere i riferimenti più diversi senza che il disco suoni prolisso o poco uniforme. “Ooh La La”, "Soul Control" e “Read My Lips” fanno rivivere gli anni dell’electro, di Chaka Khan e delle Bananarama senza risultare banali, ma leggere e frizzanti, a tratti irresistibili. Nella title-track e in “Save a Kiss” ci si trova di fronte a una disco-diva del XXI secolo, perfettamente a suo agio tra sonorità che ricordano gli Abba, Giorgio Moroder e la house più raffinata (e che non si risparmia frasi e interrogativi “hot”: “Push. Press. More. Less./Here together/What's your pleasure?”). Non deludono “Adore You” e “The Kill”, due canzoni sospese ed evocative (bellissima la seconda, caratterizzata da un arrangiamento orchestrale e da una riflessione sulle ansie che spesso rovinano i rapporti di coppia). Ed è difficile dimenticare il sophisti-pop di “In Your Eyes”, a metà strada tra Lisa Stansfield e gli Everything but the Girl, o la conclusiva "Remember Where You Are", tributo a “Les Fleurs” di Minnie Ripperton accompagnato da un videoclip in cui Gemma Arterton vaga per una Londra spettrale e deserta.

Tutto finito? Neanche per sogno: c’è il bonus disc della Platinum Pleasure edition, contenente remix, b-side e un brano come “Please” che non avrebbe sfigurato nella tracklist ufficiale.

Insomma, le parole spese finora tratteggiano i contorni di un disco affascinante, che non si limita a omaggiare il passato ma riesce a collegarlo il maniera riuscita alla sensibilità del presente. Qual è tuttavia il senso più profondo dell’operazione di Jessie Ware? A pensarci bene, proprio quello sintetizzato da una canzone come “Remember Where You Are”: una dedica personale a una città e un mondo deserti, che non nasconde la speranza di un riavvicinamento: un ritorno alla normalità. E la cosa curiosa è che ad auspicare tutto questo sia un lavoro per nulla ordinario, capace di mitigare qualunque eccesso o sovraccarico causato dalle sue numerose influenze.

Il giudizio è quindi positivo: What’s Your Pleasure? è il migliore album di Jessie Ware, un’artista che ora può essere riconosciuta non solo come una grande autrice o interprete, ma anche come una popstar di tutto rispetto, una stella del firmamento musicale che attendeva solo la sua consacrazione.

Che finalmente è arrivata.

Voto: 4,5

Carico i commenti...  con calma