Con l'anno nuovo riprendo il lavoro certosino di analisi di film di qualche anno fa, prendendo spunto da un mio scritto postato su Debaser il mese scorso. Precisamente, in relazione alla mia segnalazione della foto dei Maneskin con Mick Jagger, a stimolarmi non sono stati gli interventi di dissenso sull'importanza della foto in sé (il dibattito è sempre legittimo). A suscitare semmai la mia perplessità, oltre ad indurmi ad una sana risata, è stata l'obiezione generale secondo cui in fondo il rock è musica decotta e defunta. La mia ilarità è dovuta al fatto che, sin dagli albori, c'è sempre stato qualcuno sicuro della validità di tale teoria. Peccato che, puntualmente, sia stato smentito e noi si stia ancora parlando oggi della longevità di tale stile (per quanto ibrido) musicale.
C'è forse una ragione a tutto ciò? Beh, tanto per farsi un'idea più chiara al riguardo, si potrebbe andare a ripescare "Great balls of fire! - Vampate di fuoco". Realizzato da Jim McBride nel 1989 e stranamente poco valorizzato all'epoca, il film è un biopic sbarazzino su un rocker ancora in vita come Jerry Lee Lewis. Forse qui in Italia, pensando al rock and roll degli anni '50, più facilmente si ricorda Elvis Presley, oppure Chuck Berry (a cui si ispirarono Beatles e Rolling Stones agli esordi). Jerry Lee Lewis è meno facile da rimembrare dalle nostre parti, eppure uno che se ne intende come Keith Richards lo definì "il primo vero delinquente del rock and roll". E dato simile imprimatur, ripassare la sua vicenda nei lontani anni '50 può essere utile per comprendere una certa quintessenza di un genere musicale così coriaceo come il rock.
Nella pellicola Jerry è interpretato da un effervescente Dennis Quaid (potrà forse sembrare un po' su di giri, ma il personaggio originale non era per nulla compassato). Dotato di una brillante tecnica pianistica frutto di una miscellanea di stili come rhythm and 'blues, rockabilly, boogie woogie, Jerry mira in alto, dato che intende farsi scritturare dalla Sun Records (la stessa che ha scoperto e lanciato Elvis Presley). E il contratto viene siglato, i brani di Jerry riscuotono il meritato successo. Addirittura, dal momento che Elvis sta per partire per il servizio militare nel 1958, Lewis potrebbe diventare il nuovo re del rock and roll. Ma il destino sa essere beffardo e, proprio nello stesso momento, capita che il nostro eroe si innamori ricambiato della cugina Myra Gale Brown (ben resa da una virginale e maliziosa Wynona Rider). Oltretutto la stessa ha solo 13 anni ma questo non ostacola l'intento dei due di convolare a nozze. E le conseguenze negative non tarderanno ad arrivare: non saranno tanto le rimostranze dei genitori di lei, bensì lo scalpore suscitato in Gran Bretagna ove Jerry Lee Lewis si recherà in tournée. Pertanto, non saranno solo annullati i previsti concerti inglesi, ma ne conseguiranno un danno d'immagine che pregiudichera` le vendite discografiche anche negli USA e il declino della propria celebrità.
In breve questi sono i fatti rappresentati nel film. A colpire resta senz'altro il personaggio sopra le righe di Lewis. Coerente e consapevole delle proprie azioni, non recede dal suo stile di vita e se qualcuno gli consiglia di ammettere l'errore, lui prosegue imperterrito per la sua strada. Insomma non scende a compromessi per il vile denaro, per l'abbagliante successo. Non si fa ridimensionare a rassicurante fenomeno pop come capito` a Elvis "the Pelvis": non per nulla è stato definito "il primo vero delinquente del rock and roll". Verrebbe da dire che sia stato un uomo tutto d'un pezzo, anche se sposarsi con una tredicenne non lo considero proprio meritorio e irreprensibile..
Certamente non è persona che le manda a dire. Fra le scene più gustose del film ci sono quelle in cui, tornando scornato dall'Inghilterra, manda a quel tal paese l'intera nazione ("England, you can kiss my ass!"). E, a fronte dell'invito del cugino predicatore (guarda caso interpretato da Alec Baldwin) che lo sollecita ad una condotta di vita cristiana, ribatte che "se devo andare all'inferno, ci andrò suonando il mio piano". E che dire di un suo concerto in cui da' fuoco al piano stesso, lasciando basito lo stesso Chuck Berry? Un vero e proprio antesignano di tanti successivi eroi rock (Jimi Hendrix darà fuoco alla sua chitarra e certe acrobazie sulla tastiera del piano da parte di Elton John non sono poi state così inedite...).
Ma non c'è solo il giusto risalto dato ad un pioniere del rock and roll come Lewis ed al suo stile di vita. Quello che a mio avviso emerge ancor di più in questa pellicola è proprio la natura della stessa musica rock. Quando Jerry, ancora anonimo ragazzo, si reca in un locale malfamato nel quartiere degli afroamericani (tempi di segregazione razziale) per ascoltare quella certa musica amata ed eseguita da persone di colore, si coglie la peculiarità originaria di quello che sarà poi rock. Ovvero le sue radici squisitamente afroamericane, tribali, attinenti a quel lato oscuro, tenebroso e sensuale che, per quanto cacciate dalla porta, rientrano di soppiatto dalla finestra. Un modo di essere inaffondabile, un'ennesima conferma dell'arte (musica in questo caso) come vettore dell'elemento dionisiaco che, come ricordava Nietzsche, stravolge tutto ciò che è apollineo. E allora mi viene proprio da pensare che ancora oggi nulla è più dionisiaco del rock. Se poi per qualcuno è ancora musica di Satana e perciò non l'ascolta, non sa cosa si perde.
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