"Big world" arriva nel 1986, dopo che Joe Jackson aveva passato diversi anni facendo tour (per lui estenuanti psico-fisicamente) più o meno in tutto il globo terrestre. Ma fu soprattutto l'ultimo tour, quello di "Body and soul", album del 1984, a portare Joe Jackson vicino all'esaurimento nervoso e con poca voglia di ritornare in tour e forse anche di fare musica.
E' solo l'inizio di uno stress psico-fisico che porterà il musicista inglese, nel 1991, in una profonda crisi psicologica, tanto da fargli pensare seriamente al ritiro dalle scene.
Adesso però siamo a metà anni '80 e Jackson (seppur stressato dal mondo dello show-business costruito sui singoli da mandare in classifica) è ancora piuttosto giovane e cerca di non farsi imprigionare da quella macchina divora-star che è il mondo dell'intrattenimento musicale. Il suo modo di rispondere al mercato musicale è proporre la sua musica in modo anomalo. Se infatti per i primi 4 album (cioè dal 1979 al 1982) Joe Jackson aveva prodotto dei videoclip abbastanza standard a supporto dei singoli, dal 1983 fino al 1988 porterà avanti la sua personale battaglia contro il mondo dei videoclip, produrrà infatti solo due video dall'album "Body and soul" (album per altro inciso "live" anche se in studio), ma i video tratti dall'album non sono videoclip presi dall' esucuzione dei brani in studio, ma sono due video in concerto del tour successivo all'uscita dell'album. Per il lavoro successivo la sua ribellione sarà ancora maggiore. In un mondo dove sempre di più le "star" sembrano create spesso a tavolino, con registrazioni in studio artificiose, Joe decide di registrare le nuove canzoni dal vivo, senza nessun ritocco post-registrazione. Quelle che si sentono in "Big World" sono infatti le registrazioni dal vivo di nuovi brani eseguite in un teatro di New York, di fronte ad un selezionato pubblico di spettatori, a cui venne richiesto di non applaudire sino alla completa esecuzione del brano. A supporto dell'album vennero quindi creati dei video (naturalmente "live") che riprendevano Joe e la sua band mentre registravano dal vivo (con tanto di pubblico) le loro nuove canzoni.
"Big world" è dunque un bel lavoro e molto coraggioso, anche se risente del periodo di stress psichico in cui versava Jackson durante buona parte degli anni '80. Se infatti alcuni brani sono molto belli, vedi l'iniziale ed energico pop-rock di "Wild west" o la rabbiosa e originalissima "Right and wrong", ma anche brani eccellenti come il rock di "Precious time" e "Tonigth and forever" e la conclusiva "Man in the street", o la grande melodia della lenta e avvolgente "Shangai Sky", altri brani sono lievemente meno riusciti, anche se mantengono un bel valore musicale, parlo di canzoni come "Fifty dollar love affair" (con le sue esplosioni vocali improvvise), "Forty years" (lenta e ipnotica), "Hometown" (brano pop molto ritmato) e "Survival" (un afro-rock-cubano piuttosto accattivante).
Ma non tutto è però riuscito (l'album è probabilmente troppo lungo, 3 facciate, per un totale di oltre 60 minuti di musica). "We can't live together" è apprezzabile, ma troppo lenta e senza mordente, "Tango atlantico" è carina ma non eccezionale, lo stesso si può dire per il rock di "The jest set" e jazz-rock di "Soul kiss". La maggior parte dell'album è comunque di un livello piuttosto elevato, anche se non siamo dalle parti del capolavoro.
Quindi non un album perfetto, ma un lavoro comunque di qualità e da sentire e risentire assolutamente (e magari molte volte).
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