Tutta la città ne parla è una commedia avvincente ed elettrizzante del 1935 che il New York Times definì “la più bella dell’anno”; la regia e la produzione sono firmate dal maestro del cinema (western) John Ford che proprio in quegli anni si stava avviando ad entrare nella fase più fortunata della sua carriera. Il film gioca in modo equilibrato con alcuni modi del poliziesco e del gangster movie, e ingaggia come attore protagonista una stella del genere, l’attore di origine rumena Edward G. Robinson, che nel 1931 aveva legato indissolubilmente la sua immagine a quella del gangster Rico Bandello, ovvero il Piccolo Cesare; inoltre utilizza il tema del doppio caro alla commedia di ogni tempo perché generatore di continui equivoci.

Il protagonista Arthur Ferguson Jones, Jonzie, uno scapolo, ricco di premure per i propri animali e lavoratore indefesso, rispettoso, timoroso e quasi succube nei confronti dell’autorità, prova un amore segreto per Miss Clark, una collega ironica e spiritosa, sicura di sé, meravigliosamente schietta e bugiarda, interpretata dalla bionda e perfetta per il ruolo Jean Arthur.

Spezza questo equilibrio nella vita dei due impiegati l’evasione dal carcere del pericoloso gangster Mannion, un uomo incredibilmente somigliante a Jonzie, ma dal carattere opposto. Improvvisamente Jones, di cui nessuno si accorgeva, inizia ad esistere agli occhi degli altri, dell’amata e di sé stesso. Bellissime in questo momento sono le scene in cui Jones confronta la propria immagine riflessa in vari specchi e superfici con l’identikit lombrosiano fatto del gangster e in un certo senso inizia a trasformarsi.

Sottolineato da un montaggio che toglie il respiro, si susseguono e si intrecciano il falso riconoscimento di Jones, che viene scambiato per Mannion, l’interrogatorio in questura per lui e Miss Clark, scambiata per una presunta donna del gangster, e infine il riconoscimento dell’errore, la liberazione dei due e la celebrità, l’interesse della stampa per la loro storia. Brillante in questa parte la recitazione di tutti i comprimari, ma in particolare quella di Jean Arthur, nella scena in cui Miss Clark viene arrestata e interrogata dai detective Boyle e Howe, una coppia di poliziotti in cerca di notorietà, dal carattere comico nelle rappresentazione fisica alla Stanlio e Ollio.

L’accelerazione del ritmo con cui si alternano gli interrogatori e l’eccitazione della stampa, così come l’avidità del delatore, è magistrale. Ford trova sin dall’inizio, anzi, particolarmente all’inizio, molteplici soluzioni di ripresa e montaggio per caratterizzare i personaggi, accelerare e rallentare il ritmo del racconto.

Dopo la liberazione di Jones e il rilascio di un passaporto per non scambiarlo più col gangster, a dare un nuovo slancio alla narrazione è quest’ultimo. Infatti, ad attendere Jones nel proprio piccolo appartamento, è proprio il gangster Mannion che ha l’intenzione di sfruttare questa straordinaria somiglianza per potersi muovere liberamente e vendicarsi di “Slugs” Martin, il gangster rivale, colpevole di averlo tradito, dopo essere finito nelle mani della polizia…

La tensione è così mantenuta e la narrazione procede avvincente sfruttando un calibrato numero di equivoci. Da queto punto di vista è ottima la scrittura del film da parte degli sceneggiatori Jo Swerling e Robert Riskin.

Tutta la città ne parla è un film da recuperare e dietro il quale ci sono alcune storie belle e drammatiche, come quelle che riguardano la vita dei due attori protagonisti. Il tsoggetto del film verrà poi utilizzato per la scrittura di Fracchia, la belva umana, che trasformerà questa commedia equilibrata in un film comico caricaturale e demenziale.

Carico i commenti...  con calma