Che cosa accadrebbe se in una città esplodesse un’epidemia di bianca cecità, che cosa accadrebbe se alle elezioni tutti lasciassero la scheda in bianco, che cosa accadrebbe se a un certo punto, in un determinato luogo, non si morisse più…

Una delle formule vincenti dei libri di Saramago è stata quella di partire da dei presupposti fantastici, semplici ma universali, per indagare con calma, perizia ed estrema logicità, i comportamenti e le scelte che le persone prendono in conseguenza di essi. Questo materiale viene per di più dato in mano a un narratore logorroico che prova a scrutare nelle strade delle possibilità non realizzate dai personaggi, per poi tornare con una cresciuta coscienza in quelle che essi prendono…

Questa settimana, dopo aver visto Enemy di Denis Villeneuve, ho deciso di rileggere L’uomo duplicato, a cui il film si dice ispirato; e, in effetti, la trama delle due opere è piuttosto simile, pressoché identica nello sviluppo, ma differente nella situazione iniziale e nella conclusione.

Racconta la storia di un professore di storia, il trentottenne Maximo Tertulliano Afonso. Un uomo abbastanza comune: un matrimonio alle spalle, una relazione precaria nel presente ma senza alcuno sguardo verso il futuro, e un lavoro che lo appassiona e lo gratifica a sufficienza.

L’equilibrio viene sconvolto da un dialogo con un collega di matematica, che gli consiglia un film: si tratta di un film anonimo, nel quale, però, Maximo individuerà una faccia familiare, somigliante anzi, per meglio dire, identica alla sua faccia di cinque anni prima: la stessa pettinatura, lo stesso pizzetto, lo stesso neo, la stessa cicatrice.

Voi, che cosa fareste, se doveste scoprire che nella vostra città esiste qualcuno che non è solo identico a voi, ma è cambiato, cambia e cambierà nello stesso modo in cui voi siete cambiati, cambiate e cambierete?

Maximo è sconvolto, inquieto e angosciato; non avverte nessuno, ma dà inizio a delle indagini che svolge in modo appassionato e metodico, utilizzando tutti i mezzi leciti e non leciti per trovare e scovare la propria copia. Agisce in solitaria: non ne parla col collega, non ne parla con la compagna, non ne parla con la madre. Eppure, li utilizza per raggiungere il suo scopo, fino a che non entra in contatto con l’attore, il suo doppio, che, spaventato, gli chiude le porte. Tuttavia, ora che sono coscienti dello strano caso, non solo Maximo viene attratto in modo fatidico da esso, ma anche l’attore e la moglie. Non dà, Maximo, ascolto al senso comune che gli dice di fermarsi, rimanendo, però, come una Cassandra, inascoltato per settimane, fino a che i buoi sono scappati, la città è in fiamme, il palladio è in mano nemica o, come in questo caso, le chiavi del gioco passano di mano, da Maximo ad Antonio.

E poi? Cosa succederà?

L’uomo duplicato si prende tempo e, con calma, racconta la catena di eventi che coinvolgerà Maximo, Daniel e le rispettive compagne, per non spezzarsi neanche alla fine del libro.

Un motivo per leggerlo? Non solo per i colpi scena, no. Più che altro è da leggere, se vi piacciono i romanzi che guardano la storia, ma anche se stessi, attraverso continue digressioni, che son diventate proprie di quel che il romanzo è diventato nel Novecento; se vi piace non solo immergervi nella finzione, ma entrarne e uscirne, presi per il colletto dalla mano sapiente dell’autore.

Tre motivi per non leggerlo? Se non vi piacciono le trame fitte, ricche di eventi e personaggi, in cui il racconto corre veloce, mosso dall’azione; se non avete letto Saramago, questo non è il suo libro più forte; infine, non leggetelo, soprattutto, se non siete pronti a mettere in gioco le certezze offerte dal nido che vi siete creati.

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