Gli anni 80 sono appena cominciati, il decennio promette nuove ed importanti rivoluzioni culturali,
ma il 18 maggio del 1980 Ian Curtis si congeda dal mondo terreno impiccandosi nella propria cucina.
Ciò che ne consegue è una investitura dei Joy Division e del suo frontman ad oggetti di culto
ed una inevitabile crisi di identità nel settore musicale del Regno Unito,
bisognoso più che mai di ripulire l'immagine tetra e disfattista che la recente impronta post-punk
ha disegnato in tante produzioni targate UK.
Gli scozzesi Alan Horne, diciannovenne studente di botanica e appassionato di musica, ed
Edwyn Collins (futuro leader degli Orange Juice), fiutato il clima propizio e il momento magico,
nella primavera del 1979 battezzano a Glasgow, al numero 185 di West Princes Street, la Postcard Records,
etichetta fondata sul motto "The Sound of Young Scotland" (esplicita parodia e tributo alla Motown).
Horne, in questa impasse stagnante, ingaggia nella propria scuderia giovani band molto promettenti
come gli Aztec Camera, Go-Betweens, Josef K ed i sopracitati Orange Juice.
Il giovane Horne vuole realizzare delle vere e proprie hit indipendenti senza piegarsi alla logica delle major
e trova nel sound pulito e integralista, brioso e dinamico dei Josef K,
la realizzazione del suo progetto, il riscatto dallo strapotere musicale imposto dall'Inghilterra.
I Josef K (precedentemente Tv Art) si formano nel 1979 a Edimburgo da Paul Haig(voce, chitarra)
e Ronnie Torrance (batteria), prendendo il nome dal personaggio principale de "Il Processo" di Franz Kafka.
Sucessivamente si aggiungono alla formazione Malcolm Ross(chitarra, tastiere)
e David Weddell(basso), che rimpiazza Gary McCormack alloggiato negli Exploited.
Influenzato notevolmente dalla musica dei Television, Talking Heads, Pere Ubu e Velvet Underground,
e maggiormente dalla letteratura di Franz Kafka, Fëdor Dostoevskij , Albert Camus,
Paul Haig è un personaggio introverso, non allineato ai canoni degli artisti dell'epoca.
Un metro e ottanta di statura distribuiti in un corpo smunto, gracile, Haig non cavalca gli stereotipi
che vogliono gli artisti dediti alle droghe, al sesso consumato dopo gli stage nei camerini con le groupie,
alle sbornie da perdita di coscenza. La band costruisce sul decoro e sul contegno il proprio vessillo,
un marchio di fabbrica fondato dal puritanesimo più oltranzista, concetti che si palesano in modo
evidente nei testi delle loro canzoni. "The Only Fun In Town" uscito a luglio del 1981, quando la band
è gia prossima ai titoli di coda, è un capolavoro assoluto del filone post-punk, con peculiarità che
prescindono dal genere. Un disco che si protende interamente su una trama scheletrica, minimale ma
al contempo straordinariamente melodica, incalzato per tutta la durata dalla chitarra nervosa e frenetica
di Malcolm Ross. Nemmeno il tempo di posare la puntina sui suoi solchi, "Fun 'N' Frenzy" e "Revelation"
ci regalano un canonico, superbo post-punk, incalzante a perdifiato.
"Crazy To Exist" è un ispirato jingle jangle di scuola Byrds e la stupenda "It's Kinda Funny", con il suo lento
battito, è una delle pagine più belle dell'album. Seguono il pop-funk di "The Angle" e il lampo di "Forever Drone"
in perfetto stile punk come sonorità e durata(appena due minuti)."Heart Of Song" e "16 Years"
mettono a nudo tutto l'amore e l'ispirazione dei JK per i Talking Heads. Il finale con "Citizens",
funkeggiante ballata tessuta su una poderosa traccia di basso, e la conclusiva "Sorry For Laughing",
un serrato dialogo chitarra-basso dai toni crudi e asciutti, sigilla un opera destinata gia sul nascere
a divenire un faro per le generazioni future.
"The Only Fun In Town " ha scritto una delle pagine più belle e seminali del post-punk, un bagliore
intrinsecamente legato alla figura del suo leader, all'avversione verso le logiche di mercato, al
momento d'oro della Postcard Records, breve ma intenso come le cose più belle, quelle che durano per sempre.
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