Di solito si ritiene vi sia necessariamente una opposizione tra la musica classica, quella che si considera il risultato di una tradizione diffusa nel mondo occidentale e in un periodo che va dal 1550 al 1900, e quella che viene definita musica popolare, in italiano la chiamiamo 'musica leggera', che nella pratica sarebbe una specie di macro-genere e nel quale sarebbero inclusi tutti gli altri generi (come la musica rock oppure il metal, il blues e il jazz, ad esempio) che non appartengano alla musica classica oppure a quella 'tradizionale'.
Naturalmente quella che possiamo a questo punto definire come musica 'moderna' ha una popolarità e diffusione di gran lunga maggiore di quella classica. Tutti quanti, anche quelli che non vorrebbero, ascoltano per forza musica leggera ogni giorno della loro vita. Puoi ascoltare musica leggera perché sei un appassionato o perché la passano alla radio o alla televisione, oppure su internet o semplicemente se stai camminando per strada o sei in un negozio, un supermercato oppure all'interno di un ufficio o di una struttura amministrativa pubblica. Che poi è evidente che non c'è necessariamente una contrapposizione tra musica classica e musica moderna, anche se è opinione generale che chi ascolti una delle due, sia in genere affatto interessato all'altra e anzi ne sia un fermo e deciso oppositore e severo critico.
Per quanto mi riguarda, non ascolto e posso dire di non aver mai ascoltato musica classica, anche se ovviamente non ho nulla in particolare contro quello che del resto è parte del nostro patrimonio culturale (e questo anche per quello che riguarda noi italiani in modo particolare). Semplicemente preferisco ascoltare altro e non credo che ci sia una ragione specifica se non quella legata semplicemente a quelle che sono le mie preferenze e gusti personali. Faccio una scelta: ma non è quello che facciamo sempre, quando ascoltiamo musica oppure in tutte (o quasi) le altre cose nel corso della nostra esistenza. Vale lo stesso per tutti ovviamente, così come può accadere che ci sia chi ascolti sia musica classica che musica leggera e riesca allo stesso modo ad appassionarsi ad entrambe. A tale proposito, mi domando se il fatto io non sia interessato alla musica classica abbia a che fare con il fatto io consideri generalmente questa come qualche cosa che appartenga al tempo passato. Una considerazione del resto erronea, se consideriamo che anche oggi ci sono persone che suonano musica classica oltre che compositori. In ogni caso quello mio non voglio considerarlo come una forma di snobismo e allo stesso modo non considero uno 'snob' chi si dichiara esclusivamente un ascoltatore di musica classica. Ovviamente non è così. O perlomeno, non è sempre così.
Così può anche succedere che ci siano dei momenti in cui questi due mondi apparentemente così lontani si incontrino e finiscano con il fondersi l'uno con l'altro in una continuità che non è solo storica e in quello che costituisce un compromesso e qualche cosa che potrebbe essere apprezzata dagli ascoltatori legati a entrambi i generi e questo per l'approccio alla musica che in questo caso affonda sicuramente le sue radici nella musica classica, per la formazione del musicista, e perché il risultato ha invece quelli che si possono considerare degli aspetti ricollegabili alla musica pop oppure in questo caso specifico alla musica folk sperimentale.
Jozef van Wissem è un compositore minimalista olandese e un suonatore di liuto di base a Brooklyn negli Stati Uniti d'America. Non è un nome nuovo nel panorama musicale internazionale. Al contrario, ha già ottenuto una certa fama e anche a causa della sua lunga e proficua collaborazione con il regista Jim Jarmusch con il quale ha registrato tre dischi e suonato in giro per l'Europa e gli USA. Considerando inoltre il fatto che van Wissem ha una certa pratica per quello che riguarda la realizzazione di colonne sonore per film, questi è stato diverse volte premiato per le sue opere e per quella che è una musica che viene generalmente considerata come ipnotica e in bilico tra quello che può essere un coinvolgimento emotivo oppure la causa di un certo stato di turbamento. Il riconoscimento più importante, che ha tra le altre cose a che fare con la sua collaborazione con Jim Jarmusch, è stato sicuramente nel 2013 quando il compositore e suonatore di liuto è stato premiato al festival di Cannes per la colonna sonora del film 'Only Lovers Left Alive', un film sui vampiri dello stesso Jarmusch e con un cast composto da Tom Hiddleston, Tilda Swinton e Mia Wasikowska. Non si tratta di un gran film a mio parere, ma di qualche cosa che può sicuramente essere interessante per le atmosfere create (e questo grazie anche alle musiche di van Wissem) e qualche cosa di imperdibile per i fan del regista. Tra le altre cose, se per caso siete interessati alla visione, vi segnalo la presenza in una scena di una performance della psych band USA dei White Hills.
Questa introduzione alla figura di Jozef van Wissem probabilmente spiega perché io consideri questo artista come quello che si potrebbe considerare una specie di 'medium' tra due mondi apparentemente lontanissimi e che si incontrano in questo che è il suo ultimo disco, intitolato 'When Shall This Bright Day Begin' uscito via Incunabulum Records lo scorso febbraio, da segnalare tra le altre cose anche per la presenza della pop star e cantante americana di origini russe Zola Jesus.
L'intento è dichiarato: Jozef vuole portare il magico suono del liuto a portata di un audience più ampia e se possibile fare un altro passo in avanti in un percorso che dovrebbe portare alla fusione, al coinvolgimento del suono di questo strumento in una dimensione maggiormente legata alla musica leggera. Apparentemente sembrerebbe una impresa ardua da compiere, ma bisogna considerare che abbiamo a che fare con un musicista particolarmente talentuoso e intelligente e anche grazie alla sua collaborazione con il suo compare Jim Jarmusch in verità parecchio addentro alla cultura pop. Tutte ragioni per la quale ecco qui che questo album, che dopotutto non è altro che un liuto suonato dallo stesso van Wissem e un complesso di effetti e samples aggiunti in studio, e che funziona. Così che alla fine possiamo benissimo considerare che Jozef sia dopotutto riuscito in quello che era il suo obiettivo iniziale.
In verità quello che conta veramente sono le atmosfere create dal suono del liuto e che danno alle canzoni in generale una sonorità che è allo stesso tempo oscura, misteriosa ed evocativa e che potrebbe rimandare a quelle che sono le sonorità di artisti come Marissa Nadler oppure Alela Diane. Non lo so se possiamo definire anche queste sonorità come in qualche modo gotiche. Di sicuro, sin dalla prima traccia, 'To Lose Yourself Forever Is Eternal Happiness', siamo immediatamente immersi in una dimensione magica e nella quale il suono del liuto viene accompagnato dall'eco lontana della voce di Zola Jesus, un'artista che in generale ammetto di non considerare più di tanto, ma che in questo caso ho apprezzato particolarmente e ritenuto una buona partner ai fini della riuscita del progetto. La cosa, se possibile, è ancora più evidente in 'Ruins', dove la performance canora dell'artista, con un approccio in perfetto stile Diamanda Galas, è un elemento chiave nella riuscita di quella che si potrebbe definire come una perfetta ballata folk dalle tonalità oscure e allo stesso tempo avvolgenti.
Ma l'elemento dominante, manco a dirlo, è il suono del liuto di van Wissem e quella che è la sua abilità nell'adoperare le sue capacità nel creare buone canzoni di quello che si potrebbe considerare come folk sperimentale. Un approccio particolare e probabilmente unico, evidente in canzoni come 'You Can't Remain Here', oppure nella melodia della bellissima 'Detachment', sonorità che rimandano a una certa musica folk degli anni sessanta e allo stesso tempo alla tradizione del primitivismo chitarristico americano e fino a artisti come Michael Gira o compositori brillanti come Sir Richard Bishop e i suoi Sun City Girls. 'The Purified Eye of the Soul Is Place in the Circle of Eternal Sun' e 'On the Incomparable Nobility of Earthly Suffering', accompagnata da un dialogo, un monologo parlato dello stesso van Wissem, mostrano le sue capacità come performer e compositore di colonne sonore, mentre l'ultima traccia, 'Death of the Ego', in qualche modo ricolloca il liuto nella sua dimensione originaria per quelle che sono le eco di sonorità medioevali in questa ballata folk e dato il tempo delle composizioni e le scelte nel suono dello strumento.
Un disco come questo riesce alla fine a spaccare non solo le barriere tra la musica classica e la musica leggera, ma anche quelle che possono essere state alzate dagli elementi spazio e tempo e nonostante il suono delle canzoni possa sembrare melanconico, oscuro o addirittura triste e disperato, in verità, ascoltandole avvertiamo quello che è un certo senso di quiete e di riconciliazione e ci sentiamo come se fossimo cullati in un sogno senza fine.
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