Judas Iscariot è il monicker usato dal genio musicale Akhenaten, ovvero l'uomo che ha osato sfidare la scena norvegese e in alcuni casi a umiliarla, visto che ormai da più di 10 anni continua imperterrito a sfornare album fotocopia, senza cedere a nessun compromesso restando saldamente sulla vetta del cosiddetto movimento underground. Questo grazie a composizioni veramente storiche come il leggendario Thy Dying Light o ancora Distant In Solitary Night. Ma è proprio con questo Heaven In Flames risalente al 1999 che il "malvagio" statunitense riesce a superare se stesso, regalandoci 40 minuti di oscurità, solitudine e visioni nere come la pece.

Scendendo nei dettagli (dopo questa premessa sul nostro personaggio) vengo a parlare dell'album in questione.
La produzione è forse una delle migliori mai sentite in campo black metal. C'è davvero tutto per ogni amante di queste sonorità a cominciare dalle chitarre, grezze e dannatamente oscure eppure mai fastidiose evitando il tanto odiato/amato effetto zanzara. Il basso e la batteria invece sempre fedeli alla tradizione risultano un po' in sordina, mentre le linee vocali rimangono, per il sottoscritto, tra le migliori mai sentite nella storia di questo genere musicale: folli, disperate e così cupe da risultare stregate (in alcuni tratti mi viene in mente l'immortale "Attila Cshiar").
Esaminare le tracce singolarmente non avrebbe senso visto l'omogeneità e la perfetta ispirazione di quest'opera ma brani come l'opener "An eternal kingdom of fire" meritano veramente il posto tra le migliori songs mai scritte nelle pagine del genere più oltranzista e intollerante in campo metallico (il riff principale resta uno dei migliori mai composti, ascoltare per credere).
In alcuni frangenti si ha quasi l'impressione che persino i Darkthrone possano tremare, impauriti che qualcuno strappi loro il posto dal trono nero. Non c'è veramente nulla che faccia cadere di tono, che annoi, che venga tirato troppo per le lunghe (debolezza che riguarda un gran numero di gruppi anche molto validi). Ogni nota, ogni grido di dolore, ogni rallentamento è al posto giusto e ben dosato, e fa quasi rabbia sentire così tanta perfezione in un disco black metal.
Ma in ogni caso come si fa a non rimanere affascinati dalla parte finale di un'altra opera di rara bellezza dal titolo " Before a circle of darkness " o dalla lenta litania di "From hateful visions "? Ditemelo voi!
Andando a pescare proprio il pelo nell'uovo forse l'unica pecca sta nelle tracce conclusive che non riescono ad essere ai livelli delle precedenti, ma rimangono comunque di gran lunga sopra la media, quindi non stiamo a fare troppo i pignoli.

In conclusione a chiunque si professi un black metaller e non possieda già questo capolavoro, consiglio vivamente di procurarselo perchè non ne potrà certamente rimanere deluso!
Consigliato ai fan di : Darkthrone, Isvind, Burzum, Ulver

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