Era l'epoca dell'inganno, di guerre travestite da missioni di pace e di politicanti con aureole di cartone sopra la testa. L'epoca delle verità taciute, rimpiazzate e accuratamente occultate da inutili estetismi, programmi ipnotici, pubblicità invasive e vana gloria mondana. L'epoca della soppressione dello spirito per mezzo di forme d'intrattenimento contaminate e deformate da un'inestinguibile sete di potere, dalla nuova letteratura, rivolta a lobotomizzare personalità sempre più giovani ed influenzabili, alla musica, macellata e ricostruita su misura dai nuovi, criminali, emblemi di tale forma d'arte, giunta ormai al suo straziante tramonto. In quegli anni oscuri, nel caos generato dalla società intenta a digerire se stessa, si stagliava un uomo. Non un eroe dal fulgido mantello, beninteso, ma un guerriero dallo spirito indomabile e dalla tecnica sconcertante; un musicista sorto nel Sol Levante che, armato di violino, divenne uno dei generali di quella resistenza costantemente intenta a difendere l'anima degli uomini dalla corruzione delle menti, il calore dei sentimenti sbocciati nel cuore dal gelo di effimeri guadagni ed egoistici intrighi.

Akihisa Tsuboy, questo il nome del nostro condottiero, trascorse otto anni ad allenarsi severamente insieme ai suoi tre compagni d'armi, finché, nel 2000, non decise di scendere in prima linea, sotto il nome di KBB, per combattere un'insensatezza ed un oblio così estesi e dilaganti da minacciare le più intime espressioni di quella pura e genuina natura umana, purtroppo ridotta allo stremo delle forze dopo un numero infinito di traumi e soprusi. "Lost and Found" fu la sua arma contro tali opprimenti fenomeni: un'opera complessa ed imponente, recante le effigi di potentissime casate, dai King Crimson agli UK, dagli esordi di Jean-Luc Ponty ai Mahavishnu Orchestra, un agglomerato di generi e stili, dove trovano posto spunti neoclassici, cavalcate progressive, funambolismi fusion ed altre mille sfaccettature; queste ultime moltiplicate ed intrecciate con maestria possibilmente superiore nel successivo "Four Corner's Sky", immenso manifesto di un genio ed una sensibilità impossibili da abbattere o eclissare, nonostante la slealtà e la bassezza dei mezzi utilizzati per tale vile scopo.

Correva l'anno 2003 ed il quartetto diede battaglia con ogni mezzo a disposizione. Il violino tagliente di Akihisa era sempre in testa, pronto a sferrare attacchi incisivi e mirati in qualsiasi momento, sia durante epiche incursioni in compagnia delle tastiere ("Discontinous Spiras"), sia nel bel mezzo di situazioni caotiche ed avvincenti, spalla a spalla con la chitarra ("Kraken's Brain Is Blasting"). Se la disperazione e la malinconia prendevano il sopravvento, Toshimitsu Takahashi proteggeva i compagni avvolgendoli nel tenero suono scaturito dal suo piano ("Horobi no Kawa"), mentre Dani partiva al contrattacco con violente raffiche di basso ("Backside Edge"), seguito a ruota dal leader, alle prese con la seconda chitarra in episodi particolarmente delicati e mutevoli, illuminati da numerose fughe tastieristiche ("Slave Nature"). A dispetto del suo fascino e dell'indiscutibile eleganza, il violino, all'occorrenza, era in grado di trasformarsi in un'arma spietata, oscura e minacciosa, nonché scrupolosa osservante degli antichi precetti  del misterioso uomo di corte David Cross ("I Am Not Here"), mentre la batteria di Shirou Sugano non tradiva il minimo sentore di stanchezza, continuando a condurre brillantemente la band attraverso impervie andature, conquistate infine dalla chitarra, dal piano e dal violoncello ("Shironiji").

La luce di un gioiello del genere, nonostante fosse capace di scaldare gli animi e donare coraggio agli individui intenzionati a non soccombere di fronte alla terribile avanzata del nulla e delle sue nere ed infinite profondità, pare che arrivasse addirittura ad offuscarsi al cospetto della grazia disarmante e dell'ineguagliabile fulgore generato dal suo successore "Proof of Concept", terza impresa del leggendario Akihisa, nonché la più micidiale, intensa e dalla bellezza quasi dolorosa; talmente vera e struggente da garantire al suo creatore, nell'ipotetico caso in cui avesse deciso di andarsene da questi luoghi mortali, un posto d'onore nelle sfolgoranti aule situate ai quattro angoli del cielo, abitate dai più grandi e valorosi guerrieri che mai abbiano solcato il pianeta Terra, nutrendolo con i loro sogni, le loro speranze, la loro forza e la loro candida volontà.

Proprio come te Malaika.

Addio, fai buon viaggio.

 

Giona,
Cronache di un mondo perduto.

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