L'artwork appare quasi vivace nella sua colorazione verdognola, che richiama lo splendore di nordiche lande estese ed incontaminate, ma i Kells, band francese formata nel 2001, non sembrano minimamente voler elargire allegria con le proprie canzoni. Sono infatti nere emozioni quelle che si respirano ascoltando questo "Gaïa" (2005, Adipocere Records), stati d'animo che non sembrano accogliere alcun senso di soffocante claustrofobia, depressione o innato mal di vivere, ma che si lasciano abbracciare senza troppa fatica, affogati anch'essi, come il look dei cinque musici in line-up, in un mare di romanticismo e gotiche simbologie, presentati sotto una forma estetico-concettuale che ultimamente ha riscosso parecchio successo nella fascia adolescenziale, quella delle female-fronted band in versione commercializzabile, di cui i fortunati Evanescence furono i capostipiti.

Se l'originalità della materia non è la peculiarità dei vostri ascolti, vi farà piacere sapere che i punti a favore del disco sono parecchi. La produzione è buonissima e sembra non avere penalizzato alcuna componente del sound della band, i brani vincenti ci sono e fattori quali l'utilizzo della lingua francese nelle liriche, l'apporto di arrangiamenti orchestrali di Fabrice Desire, di cori lirici e strumenti acustici tradizionali, distribuiti qua e là tra i vari brani, enfatizzano nel miglior modo la riuscita di brani di per sé già poco scialbi. Piacciono la graffiante titletrack, sensuale e rock-oriented, la carica catchy di "E-mobile", la drammaticità pianistica di "Miroir". Ma a risaltare sono soprattutto l'epicità cinematografica di "A l'aube", il nervosismo di "Etat d'arme" e la rilassatezza acustica di "Le vide", brani chiave dell'intero disco sapientemente posti in chiusura. L'unica ma grave pecca del disco (mancanza d'originalità a parte) è quella di concedersi troppo poco alla varietà ed all'articolazione dei brani, difetti giustamente compensati dall'interpretazione veramente sopra le righe della cantante Virginie Goncalves. Tuttavia è impossibile non ammettere che un maggior impegno nel songwriting avrebbe sicuramente giovato sulle lunghe distanze ed aiutato la band a far conoscere il proprio nome anche al di fuori dei confini nazionali, ed è davvero un peccato notare come quasi tutti i pezzi si sviluppino in maniera piuttosto omogenea e constino di una durata brevissima, proprio quella che non farà la felicità di ascoltatori poco propensi all'easy-listening.

In conclusione, è consigliabile avvicinarsi ai Kells pensandolo a "Gaïa" esclusivamente come ad un Ep d'esordio di una band underground, per non rimanere ancorati a pregiudizi penalizzanti. Credo infatti che di questo lavoro ci si possa comunque accontentare, magari con la voglia di ascoltare trentasette minuti di sano gothic rock al femminile senza troppe pretese (in fondo al giorno d'oggi c'è chi si permette di fare molto di peggio giocando con questo genere) e considerando anche il fatto che questo dischetto avrà fatto a suo tempo la felicità di tutti coloro che cercavano un responso ad Evanescence, Within Temptation e Lacuna Coil nelle terre d'oltralpe. Ad onor del vero è giusto dire che, prima, sarebbe meglio bussare alla porta dei ben più originali Beyon-D-Lusion e dei sorprendenti The Last Embrace, ma non è detto che anche l'album dei Kells, attualmente in fase di registrazione, non saprà regalare agli appassionati delle piacevoli sorprese...

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