Contrariamente alle mie abitutdini ho visto questo film senza essermi prima documentato, pertanto non sapevo assolutamente di che cosa si trattasse e, meno che mai, sapevo che si trattava di un film autobigrafico. Eppure, man mano che procedevo nella visione, mi rendevo conto che nel film c' era qualcosa di personale. E capivo anche che gli eventi del conflitto nordirlandese, che facevano da sfondo alla vicenda, pur nella loro drammaticità, erano solo una parte della storia che il regista ( e sceneggiatore) voleva raccontare. Molto probabilmente se non ci fosse stata la guerra la famiglia del regista sarebbe comunque emigrata in Inghilterra. Oppure il film avrebbe potuto svolgersi in un altra città con problematiche diverse: Palermo al tempo dei dellitti mafiosi o Roma al tempo delle brigate rosse, giusto per fare qualche esempio. In altri termini il protagonista bambino del film sembra convivere meglio con la guerra che con i problemi tipici della sua età e quelli della sua famiglia, legati soprattutto al lavoro del padre, che alla fine li porteranno al trasferimento. In realtà i disordini preoccupano più i genitori, per i possibili danni fisici, che l bambino, il quale si preoccupa più di capire quale sia la reale differenza tra il credo dei protestanti e dei cattolici, cosa che potrebbe ostacolare il rapporto con la sua fidanzatina. Alla fine giungerà, aiutato dal padre, a capire che la differenza o non c'è o, se c'e, non è una cosa per cui si debba litigare. Ben delineate le figure dei nonni che, con la loro saggezza contribuiscono, a rasserenare il piccolo. Non mi avventuro in giudizi tecnici sulla fotografia e sul montaggio, ma il film sembra fatto molto bene e la vicenda si svolge con i tempi giusti, senza cali di tensione e senza eccessiva angoscia nei momenti più drammatci. Consentitemi però un accenno alla colonna sonora del film, equilibrata e discreta, impreziosita da "Everlasting Love" dei Love Affair, brano che non sentivo da tempo immemorabile.

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