Quest'uomo ha venduto in America più di venti milioni di dischi. Qui in Italia lo si conosce però soprattutto (per non dire esclusivamente) per essere il coatto che rimpiazzò l'altrettanto coatto (nonché suo odierno nemico giurato) Tommy Lee nelle grazie di Pamela Anderson, per averla anch'egli (come Lee) impalmata, fatta figliare, tenuta buona il minimo sindacale ed aver da essa recentemente divorziato. Lo abbiamo fin qui sottovalutato, considerandolo "il signor Anderson di turno"? E' probabile, dato che Pamelona, pur garantendo sovraesposizione mediatica, dal punto di vista della credibilità artistica rappresenta un grosso scoglio (due grossi scogli). D'altronde la playmate per eccellenza, essendo stata con Brett Anderson dei Poison, col succitato ultratatuato Tommy Lee (e chissà con quanta altra feccia-rock californiana senza mai raggiungere l'altare o finire su internet), ci porta all'assunto, per associazione d'idee, che chi se la intenda con lei non può corrispondere ad un artista degno di considerazione, né tantomeno ad un uomo con un minimo di stile! Figuriamoci chi se la sposa!
Comunque sia andata, è bene dirlo, oramai quella relazione ed il relativo mastodonte mediatico-gossipparo sono acqua passata, e mentre la Anderson ha un nuovo marito ed un nuovo pargolo in grembo, Kid Rock ha un nuovo disco, e non ha più alcuna barriera tra sé e noi... La sua nuova vita di artista comincia da qui, da questo primo cd di Kid Rock e basta, e non più di "Kid Rock, il nuovo coatto che si scopa Pamela Anderson, quella di Baywatch"!
Ed allora? Com'è dunque questo Kid Rock? Il solito californiano tutto tatuaggi o magari qualcosina di più? Questo disco è una risposta più che eloquente, e che non ammette repliche di sorta. Da quanto ascoltiamo, si apprende che il tizio, all'anagrafe Robert James Ritchie, ha poche idee, e che quelle di cui dispone gli servono per concepire brani di una bruttezza senza pari. Emblematica "All Summer Long", sorta di rock-remix di "Sweet Home Alabama", ma suonata da una vera rock band. Il riff più celebre della storia del rock dopo "Satisfaction" torna e ritorna, il titolo del capolavoro viene citato e stracitato, le sonorità sono identiche... Dico non poteva lasciarla ad un rock dj qualsiasi?
Il freak museum in questo cd prevede anche "Roll On", ballad le cui strofe hanno passaggi praticamente scopiazzati dalla versione unplugged di "The Saddest Song" degli Ataris (il che è tutto dire!), mentre i ritornelli sono dei miscugli tra il groove dei Creedence Clearwater Revival ed il retrogusto delle più recenti ballads dei Red Hot Chili Peppers: praticamente, ritornelli in stile CCRRHCP!
Il tour prosegue con "So Hott", dai riffoni slabbrati che sembrano degli Stone Temple Pilots privati del Seattle Sound quale standard musicale da raggiungere partendo dalla lontana San Diego. Ed ancora il vomitevole rapblueshardrock di "Sugar", in cui Kid Rock è un mostro per metà Fred Durst e per l'altra metà Axl Rose (mamma che schifo!). E come potersi fermare in questa dolorissima escalation, quando hai a che fare con "New Orleans", un dixie-country, un charleston-blues, una chimera terrificante che diventa country classico nel ritornello senza pretese, quasi ad erigersi ad emblema della resa di Kid Rock al cospetto dell'evidente infruttuosità dei suoi esperimenti genetici? Per la serie: "meglio che me ne torno a fare cose normali, che non passino osservate, ché se mi metto a fare il mitico faccio solo figuremmè"... E cos'altro si può fare, se "Don't Tell Me You Love Me" ha dei ritornelli in coro alla Joan Jett (o alla Motley Crue) innestati su di un country sudista?
Non resterebbero che pochi altri brani, in cui Kid Rock, se non fa niente di bello, perlomeno non genera altri mostri di Frankenstein: la title-track è un pezzo rock degli Aerosmith reso troppo pulitino, ed il ragazzo roccia non ha il giusto mordente nelle corde vocali. Nella seguente "Amen", rock contadino dalla fronte grondante, il nostro prova ad imitare il rock speranzoso di Springsteen, ma ci lascia come ci trova. A cosa servono poi "Blue Jeans And A Rosary", country alla solita maniera ed appena passabile, e la finale "Half Your Age", altro episodio old yankee con un piano blues a sostituire il violino della tradizione? Per non parlare di "When You Love Someone", in cui da un momento all'altro t'attente il riff di "Blaze Of Glory" di Jon Bon Jovi, che invece non arriva mai...
Cosa aggiungono, questi brani, alla sterminata e mai affievolita produzione rock e country? Cos'ha di nuovo da dire questo biondo giovine? Cosa, che possa giustificare l'altra manciata di milioni di copie che sta attualmente vendendo in America, con questo discaccio? E cosa dovrebbe esserci, di degno d'una vendita in Europa, e d'un eventuale successo anche in Italia?
Come può pretendere di rincoglionirci con tematiche "vita americana della gente semplice", uno che ha un nome d'arte come il suo? Come può avere la presunzione di mescere al suo proverbiale cattivo gusto tutti questi riferimenti sacri, visto che si sposa le playmates per divorziarci quattro mesi dopo? Come può intitolare questo disco "Rock'n'Roll Jesus", in modo tale da far apparire tale dicitura in copertina assieme al suo nome? Non è che crede d'esser lui, il nuovo padreterno del rock?
Insomma, dopo questa attenta disamina, andare a procurarsi questo cd equivale ad unirsi a Kid Rock in quella che è un'imperdonabile bestemmia. Vade retro!
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