La solitudine come condizione ineluttabile per l'erudizione dell'individuo.
Modello ampiamente analizzato e glorificato da Francesco Petrarca nel "De vita solitaria"
dove la condizione di isolamento è eletta ad unica via percorribile per l'incremento
culturale e spirituale. Lontano dalle epicuree inezie dell'esistenza l'uomo dona nuova
linfa alla propria dimensione.
Tuttavia bisogna considerare che la solitudine spesso non è una scelta personale ma
la conseguenza inevitabile dell'abbandono.
Sarebbe interessante sapere se Mr.Robinson abbia apprezzato la teoria petrarchiana,
riponendo nelle righe e nei suoni di "Solitude" un celato riconoscimento al celeberrimo
letterato italiano o se il suddetto lavoro sia invece frutto di dolorose vicende autobiografiche.
"Solitude" è una complessa ed affascinante opera dalla forte componente ermeneutica,
elaborata su precisi stati d'animo quali l'abbandono, la perdita e la rassegnazione come
catarsi ultima di un logico quanto imprescindibile percorso.
Un flusso sonoro di rarefatte siderali suggestioni in totale disperazione sugellate dal
monocromatico lampo di magnesio molto evocativo dell'artista giapponese Daisuke Yokota.
L'ambient spettrale forgiato da Kevin Martin scorre inflessibile lungo le gelide, notturne
aree di "Solitude" e Roger Robinson ne è il cantore con la sua narrazione cinica
ma abdicata, lungo i dodici spazi di transito che compongono quest'opera pubblicata
(per un singolare scherzo del destino o forse no) il giorno di San Valentino.
"Zeros", "In The Night", "Too Late", "Alone", "The Lonely", "Missing You", tutti
titoli che non lasciano scampo, tracciando una palpabile linea d'angoscia che pervade
tutto l'album a cominciare dalla iniziale "You Disappear" con la sua ermetica sintomatologia
della perdita. Amori impossibili e naufragati, disperazione, apatia in una multidimensionalità
sonora suddivisa in territori ambient e drone, intrisi di claustofobici e sepolcrali loop,
in alcuni tratti incredibilmene affini ai compianti Coil.
Collocato a pieno titolo tra le opere più buie e depressive transitate nel mio condotto uditivo,
é da assumere a piccole dosi non prima di aver letto il bugiardino per i non avvezzi a
tali sonorità. Per i veterani del genere invece è "altamente consigliato" alla pari di altri pregevoli
prodotti del catalogo "Cosmo Rhythmatic", label berlinese che non sbaglia un colpo e farà
parlare di sè in un futuro roseo, anzi grigio e meravigliosamente desolato.

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