Ho amato molto la musica di Klaus Schulze e la notizia della sua morte mi ha molto rattristato. Tutti i suoi album degli anni ‘70 sono a loro modo dei classici: dai primi 2 leggendari Irrlicht e Cyborg, in cui ancora forte era la componente di ricerca tanto che qualche critico e ascoltatore integralista si ferma qui, fino al “wagneriano” Timewind, al paraoperistico Blackdance, al pacato Picture Music e al crepuscolare Mirage. Ma come dimenticare Moondawn, pietra d’angolo del tipico “Schulze sound” o l’ambizioso e doppio X, forse troppo ridondante in qualche momento ma che comunque conteneva musica bellissima e coraggiosa. Poi negli anni ‘80 pubblicò anche delle schifezze ma questo non ci deve far dimenticare come sia stato (ma aveva dimostrato di esserlo ancora con nuovi album di cui alcuni interessanti) un grande artista. Agli annni ‘70 risalgono anche dei leggendari concerti, oggi in gran parte riuniti nel box Historic Edition. In ogni caso fanno parte della sua discografia ufficiale altre registrazioni dal vivo di cui alcune sicuramente buone come ...Live... e Dziękuję Poland (Live '83) per quanto concerne quelle risalenti al periodo d’oro della sua carriera.
Il citato ...Live... del 1980 è un ottimo documento della sua musica. Il disco vale l’acquisto solo per la straordinaria “Sense”, una traccia di quasi 50 minuti che, a mio avviso, rappresenta l’essenza di quella che è stata definita “la scuola di Berlino”. Le sequenze elettroniche, pur restando statiche, cambiano impercettibilmente in termini di intensità creando delle sonorità fenomenali e molto intense che vengono amplificate dalle percussioni. Qui siamo al livello delle sue cose migliori degli anni ‘70. Anche la traccia iniziale “Bellistique” è un buon brano, caratterizzato dal synth e dai pattern delle percussioni che, nella sua parte finale, diventa molto oscura. L’inizio di “Heart” è invece d’atmosfera, con la pulsazione quasi inudibile di un basso e di un synth in sottofondo. Poi la musica diventa ritmica e concitata. In ogni caso anche questo è un buon momento di questo disco. Discorso diverso per “Dymagic” che, personalmente, ritengo il passo falso di ...Live… e che anticipa alcune sue pessime produzioni successive come Aphrica.
Klaus Schulze ha inventato un genere e ha fatto la storia della musica elettronica e questo lo pone nell’Olimpo dei grandi musicisti di tutti I tempi.
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