Kraftwerk ergo “How To Build Your Own Automaton”.

Antefatto: Cosmogonia.

Allo scampanellare caotico, tutto si pone —scaturigine e crescendo— drammaticamente in moto.

Balugina il fortuito gioco di corpuscoli, il cui sconquasso reciproco provoca rumore.

Contrastanti, delle fragilissime linee armoniche sorgono-svaniscono: dodecaedri di neve nevischiati nel calore ardente.

D’ordine s’intravede (forse) — scaturigine e crescendo— un principiare: le casuali conflagrazioni si fanno più strutturati ammassi.

È come se si fossero appena svegliati, si stessero tuttora svegliando, da un pisolino su d’una giostra cosmica, i rumori che non trovan requie.

Freneticamente, quel-non-poter-stare-in-piedi-per-via-della-vertigine-data-dal-vestibolo-cocleare-la-cui-stabilità-è-solitamente-garantita-dalla-verticalità, chissà come s’assesta.

Giocano a girar-la-testa-intorno-al-mondo-e-viceversa questi sfracassii, per poi lasciar spazio al silenzio.

Ha poca vita, però, il silenzio: uno stamburellare elementare sovrapposto intersecato riaffiora dal magma-ondivago, con un qualche abbozzo d’organizzazione.

Incespica l’ordine; si travasa nel suo opposto: è fatto di vari tentativi, questo defluire del fortuito nell’ordinato.

Lacerandosi in una voragine, a volte.

Mestamente, il ribollire s’è oramai fatto ondeggiare.

Nello scampanare oramai s’è fatto strada un intercalare; nello stamburellare oramai si scopre un ritmo.

Oramai, il rumore è irriconoscibile; il suo antico volto dilegua.

Perde i propri contorni lo sconquasso.

Quieta s’è delineata una solennità d’incudine.

Resta soltanto l’ultimo passo da compiere: dall’antefatto del mondo all’artefatto dell’uomo.

Scoperta, epifania.

Tutta l’arte dell’uomo s’invera nell’industria!

Un rumore industriale riemerge dal di dentro del ritmo: un ritmato rumore.

Vertigine d’un circolo: ordinata confusione — disordinata regolarità.

Zenit del travaglio.

CAP.1: https://www.debaser.it/kraftwerk/kraftwerk-i/recensione-123asterisco

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