Kraftwerk ergo “How To Build Your Own Automaton”.

Cap. III: Turbine, spirali, divertissement.

Gesti da addetti ai suoni: mettere in moto le turbine.

Turbine che suonano come una giostra; come la rotazione regolare d’un diamante.

Un diamante a 58 facce, dalla cui rotazione spiralica scaturiscono immagini ora galleggianti, ora plumbee, ora tintinnanti, ora bucoliche.

Gradualmente, viene strutturandosi un elemento: la ripetizione.

Un ripetizione vorticosa, una ripetizione da rotazione.

L’esplorazione sembra aver ormai prodotto dei risultati stabili — sembra soltanto.

È soltanto un’illusione scaturita dalla acquisita maestria nel far funzionare le macchine, nell’empatico dialogo con esse, fondato sulla comprensione della loro natura (basta tirare le giuste leve).

Gli angusti spazi polverosi, le quattro mura dello stabilimento industriale, vengono agilmente superati.

Non già uscendovi, ma dimenticandosene: viaggi cosmici prodotti soltanto dal suono/rumore dei macchinari.

Non è inquietudine cosmica, bensì giocosità astrale. Le algide suite s’addolciscono e s’accorciano. Il vuoto sidereo è rarefatto, rifranto nella lucentezza del diamante: da gelido si fa variopinto.

Alla fine, dalla ricerca di nuove forme, si compie un viaggio a ritroso.

Appare, come risultato della ricerca, radicalmente trasfigurata —proiettata in un futuro ormai passato, che mai fu né mai sarà— la forma-canzone.

Una forma-canzone insieme elementare e complessa, insieme familiare e futuristica.

La confidenza operatore-mezzo tecnico-prodotto è tale, infatti, da permettere persino un approdo a sonorità orecchiabili.

Sonorità da lounge-bar d’un futuro immaginato.

Sonorità d’una semplicità ritrovata, non dimentiche però del percorso compiuto attraverso il rumoroso ed il caotico.

Suoni familiari, d’una familiarità col brullo hinterland industriale acquisita dal lungo peregrinare.

“Heimätklange”: suoni di casa.

CAP.4: https://www.debaser.it/kraftwerk/autobahn/recensione-123asterisco

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