"Noi non apparteniamo a nessuno, noi siamo una forma ben organizzata di anarchia, come la musica del resto, una forma ben organizzata di rumore" (Ralf Hutter).

Nel 77' i quattro di Dusseldorf portarono a definitivo compimento la loro filosofia artistica dell'operaio musicale, di un musicista non più star o genio e sregolattezza, ma di un vero e proprio lavoratore del suono, un tutt'uno tra l'uomo (il musicista) e la macchina (la strumentazione, la tecnologia), fondersi con la macchina e diventare una cosa sola, un'essere semi-umano, una nuova entità figlia dell'era industriale. Ralf Hutter, Florian Schneider, Karl Bartos e Wolfgang Flur negli anni 70' rivoluzionarono non solo la musica elettronica, ma il concetto stesso di musica di "consumo", Hutter e Schneider, allievi di Stockhausen nel suo centro studi di Colonia durante gli anni 60', e diplomati al conservatorio passarono i primi anni 70' a perfezionare e studiare il loro approccio futuro al suono elettronico, primo frutto degli anni di studio e della ricerca operata con i primi transitori dischi fu "Autobahn" del 74', un'epocale opera di fusione tra la ricerca elettronica e la costruzione melodica, stesso discorso per il successivo "Radio-Activity", impregnato di atmosfere tra la perfezione melodico-sintetica e la ricerca, soprattutto attraverso una strumentazione elettronica in gran parte artigianale, brevettata dai musicisti stessi.

Con "Trans-Europe Express" si delinea l'opera definitiva della "centrale elettrica", la musica dei Kraftwerk ha sempre mantenuto una forte identità melodica europea, sotto la gelida e metronomica perfezione del loro suono si cela uno spirito neoclassico e profondamente legato alla tradizione tedesca, anche nelle liriche l'opera abbraccia modernità e tradizione, nello stesso tutt'uno che lega uomo e macchina, la musica crea lo stesso connubio tra moderna tecnologia e lode alla vecchia europa. Il treno super veloce come simbolo del progresso e dell'avanzamento tecnologico, le odi all'europa come simbolo della tradizione classica, gli scenari luminosi e uniformi di "Europe Endless" creano paesaggi melodici fluidi e rigogliosi, espansi dal battito metronomico delle percussioni sintetiche, la voce declama con fare distaccato "europa infinita la vita è eterna (...) eleganza e decadenza europa infinita", in un susseguirsi di arie quasi barocche create dai sintetizzatori. La cupezza meditabonda di "The Hall Of Mirrors" si espande gelida come una coltre di fitta nebbia, le atmosfere raggiungono una stasi ipnotica, le melodie si fanno cupe e notturne, algide e minimali, con un testo intimista intonato da Hutter con il suo solito tono robotico.

In piena era punk i Kraftwerk erano già proiettati in avanti, verso il futuro, non curanti delle tendenze del momento esponevano il loro approccio alla musica elettronica che avrebbe influenzato migliaia di musicisti e correnti a venire, tra technopop, industrial, electro, house e techno, i battiti insistenti e meccanici che si rincorrono in un'ebriante distesa di decadenti nenie sintetiche che arrivano a toccare il sublime di "Showroom Dummies" si immergono in scenari post industriali e tecnologici, abitati da manichini che prendono vita e coscienza della loro nuova natura umana, le macchine che si umanizzano e gli esseri umani che si meccanizzano, uno degli elementi centrali della poetica futurista dei Kraftwerk. I quattro robots tedeschi all'apice della loro ispirazione puntavano alla perfezione formale della loro musica, la loro elettronica univa la forma canzone e la ricerca della chiarezza melodica pop alle sperimentazioni elettroniche dell'avanguardia dei decenni passati, formando così un suono nuovo, un ibrido tanto strano (per l'epoca) quanto abbagliante e avanti con i tempi. La title-track è ormai entrata nella storia, conosciuta in tutto il mondo, anche da chi i Kraftwerk li conosce soltanto di nome o poco più, nel 1948 il padre della musique concrete, il francese Pierre Schaeffer compone il primo brano di musica concreta in assoluto: "Etude Aux Chemins De Fer", manipolando e arrangiando l'incedere di un treno in corsa, nel 77' i Kraftwerk rielaborano, modernizzano e costruiscono un'epocale suite su questo tema ritmico, le battenti e geometriche sferragliate ritmiche sembrano davvero provenire da fredde rotaie. Aperta da un maestoso e altisonante melodiare dei synth e sorretta dalla ritmica battente, "Trans-Europe Express" è la realizzazione definitiva dell'arte elettronica dei Kraftwerk, con un testo scarno, affascinante e emblematico, e le sua melodia portante che lascia senza fiato per la sua impetuosa e irruente bellezza, "Metal On Metal" è la seconda parte della suite, maggiormente incentrata sulla ritmica e sul rumorismo "matematico" di scuola industriale.

"Franz Schubert": il titolo dice tutto, i quattro robots omaggiano il grande compositore classico tedesco con una gemma sintetica meravigliosamente malinconica e neoclassica, melodie splendenti e perfette disegnano paesaggi di un'europa sospesa tra passato e presente, e quando in "Endless Endless" compare per alcuni secondi una voce inumana e artificiale un treno ultramoderno sfreccia verso il futuro, passando attraverso valli e infiniti campi dorati dal sole.


  • Recensione: Opera:
    Cazzo sarà oltre un annetto che non lo ascolto per intero. Non lo ricordo come un capolavoro chissachè... certamente un grande album comunque, ci mancherebbe.
  • templare
    5 apr 11
    Recensione: Opera:
    ..........e non aggiungo altro.
  • ProgRock
    5 apr 11
    Recensione: Opera:
    Uno dei dischi preferiti di Marrazzo.
  • macaco
    5 apr 11
    Recensione: Opera:
    Ottima. I Kraftwerk sono una mia lacuna, rimedio subito.
  • drunkedQueen
    5 apr 11
    Recensione: Opera:
    Tutto molto bello, davvero. Però quando ho voglia di loro tiro fuori solo Autobahn.
  • alexx
    5 apr 11
    Recensione: Opera:
    i bitols dell'elettronica - e non aggiungo altro.
  • Wiserson
    5 apr 11
    Recensione: Opera:
    Ottimo davvero. Showroom Dummies è per me l'apice del disco e la sintesi del kraftwerk-pensiero. Nell'album avverto qualche momento più debole che mi fa propendere per un 4
  • kosmogabri
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    uhm.... ho come un deja vu.
  • markus82
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    complimenti per la racensione,..per quano riguarda il gruppo non è il mio genere..
  • markus82
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    complimenti per la racensione,..per quanto riguarda il gruppo non è il mio genere..
  • giovanniA
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    Hütter e Schneider MAI stati allievi di Stockhausen nella vita, pura leggenda metropolitana... Holger Czukay dei Can ha seguito dei corsi di Stockhausen, stufandosi ben presto e preferendo dedicarsi ad altro. Infine, Stockhausen non aveva un centro studi a Colonia: andava semplicemente a lavorare alle sue composizioni nello studio di musica elettronica della radio di Colonia, il WestDeutscher Rundfunks.
  • fosca
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    Oh sì. Anche con le imperfezioni di cui sopra.
  • flagelloalieno
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    5
  • Recensione: Opera:
    Kraftwerk
  • Rocky Marciano
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    @GIOVANNIA, informati meglio, lo studio di radio colonia è dove si è formato lo stesso Stockhausen che era stato allievo di Schaeffer, più tardi Stockhausen ha assunto la direzione dello studio usandolo sia come studio di registrazione che per tenere le sue lezioni. sul fatto di Hutter e Schneider suoi allievi per un periodo, ho letto in diversi posti che sono stati suoi allievi tutti e due, mi devo fidare di te, che dici la tua o dei libri?? preferisco fidarmi dei libri che di un commento su una rece.
  • white68
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    Gran bel disco
  • LeoVanexx
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    ALLIEVI DI STOKAUSEN ?????? PROPRIO NO!!!!!!
  • Rocky Marciano
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    sì sì...come no, avete ragione voi, non sono stati suoi allievi, e questo disco è da 3 o anche da 2 se vogliamo, vero? almeno informatevi prima di dire la vostra.
  • giovanniA
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    @ROCKY: informiamoci tutti e due! comunque: Stockhausen non è stato allievo di Schaeffer, ma di Messiaen (a Parigi nel 1952); Schaeffer gli lasciava usare lo studio di Radio France nelle ore serali, per delle sperimentazioni: unico risultato di quelle sperimentazioni un brano di 3 minuti e mezzo, "Etude (musique concrète)". Ancora su Stockhausen: è stato direttore artistico dello studio di musica elettronica della Radio di Colonia WDR dal 1963 al 1977, e consulente artistico fino al 1990. Le lezioni le teneva a Darmstadt (ai mitici Ferienkurse) dal 1953 al '74. Su Hutter e Schneider: sembra che se uno è tedesco e fa elettronica debba per forza essere stato allievo di Stockhausen... i Kraftwerk non lo sono mai stati (e anche se fosse, chissenefrega, vista la totale diversità della musica tonale dei Kraftwerk rispetto a quella strutturalista-seriale di Stockhausen). Se lo hai letto in qualche libro, fuori autori e titoli!!!, sono proprio curioso...
  • LeoVanexx
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    E ANKE LA PAGINA DI DV HAI LETTO QST CSA RIDICOLA!
  • The Decline
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    Album galattico...i robot tedesconi sono sempre stati geniali. Comunque dare meno di 4 a questo disco è un pò come cagarsi addosso e poi dare la colpa alla Marcuzzi ed al suo Bifidus ActiRegularis...
  • nes
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    Non li ascolto più da una vita però trovo che il precedente radio aktivitat (con un'umlet da qualche parte) sia il loro migliore. Poi computer wolrd e autobahn.
  • Rocky Marciano
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    @GIOVANNIA, il libro si chiama (kraftwerk- il suono dell' uomo macchina. di gabriele lunati) è di qualche anno fa, "Ralf hutter e Florian schneider furono loro stessi allievi di Stockhausen e all'amato docente di conservatorio tributeranno negli anni il massimo del riconoscimento e della gratitudine" così è scritto nel libro. poi che loro come Kraftwerk siano andati in direzioni artistiche diverse da quelle di stockhausen è verissimo, ma questo non toglie che se quello che ho letto è vero possono benissimo essere stati suoi allievi, magari anche per un breve periodo, come Czukay dei Can appunto. @LEOVANEXX devi dargli 1 al disco, cazzo, tu sei uno che se ne intende, si vede....
  • giovanniA
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    @ROCKY: grazie, utile precisazione. Il libro che citi è edito da Stampa Alternativa (ISBN 88-7226-865-6) che, senza nulla togliere, non è né Einaudi né Laterza. A questo punto vorrei sapere quali sono le fonti dell'autore. Io ti posso dire che Stockhausen è stato nominato professore di composizione al conservatorio di Colonia nel 1971, quando i Kraftwerk avevano già iniziato la loro carriera. Poi vorrei capire cosa vuol dire "essere allievo" di qualcuno: se vuol dire avere ascoltato qualche conferenza pubblica di Stockhausen, allora può darsi benissimo che Ralf & Florian lo abbiano fatto qualche volta (io ho partecipato ad almeno 3 incontri pubblici con Stockhausen, ma non per questo vado in giro a dire che sono stato suo allievo!!). L'allievo recepisce e se possibile supera la lezione del maestro: in questo senso Ralf & Florian si possono dire allievi di Stockhausen?, quando il loro linguaggio musicale è lontano anni luce? E' proprio la natura e i risultati completamente diversi della loro musica che non mi fa accettare l'espressione "allievi di". Comunque sia, i Kraftwerk sono tra i miei 2-3 gruppi preferiti di sempre (l'immagine che vedi nella loro pagina su DB, quella col lettering di The Man Machine, l'ho mandata io, fatta a un loro concerto al Lido di Venezia nel giugno 2005). E Stockhausen è il mio compositore preferito in assoluto, anche se da un po' ascolto altri compositori, visto che St. l'ho già ascoltato tanto. Comunque bravo per parlato dei Kraftwerk, viva Stockhausen, e ti invito a recensire qualche album di elettronica tedesca ancora intonso su DB, per es. "Moondawn" o "Mirage" di Klaus Schulze, o qualcosa di Roedelius. E viva il krautrock!!
    • cristiano
      15 lug 15
      Comunque a prescindere, è scritto in diversi libri, non solo in quello.
    • cristiano
      15 lug 15
      In ogni caso se leggi bene su wikipedia, Stockhausen teneva già dei corsi negli anni '50, magari non al Conservatorio, però li teneva.
    • giovanniA
      4 ago 15
      @cristiano : sui libri ci sono scritte tante cose sbagliate, tipo che i Kraftwerk sono stati allievi di Stockhausen (il quale viveva a Colonia, i Kraftwerk sono di Dusseldorf...)
  • marmar
    6 apr 11
    Recensione: Opera:
    Ah, ah, quand'ero ragazzino i 4 tedesconi erano un assoluta icona futurista, gelidi uomini/macchina venuti dal futuro con le loro nenie siderali e le movenze da androidi, si insomma un autentico culto. Onestamente ho sempre preferito la sponda "Tangerine Dream", musica molto più profonda ed ariosa, ma Schneider & soci mi sono sempre stati simpatici, e rivedere i loro video su You Tube è un'autentica goduria (specialmente "The Robots" autentica canzone tormento dei juke box anno '78). Questo come gli altri loro dischi dei '70 forse oggi può far sorridere, ma all'epoca fu autentica innovazione; concordo che probabilmente questo non sia il loro miglior lavoro, ma bene lo stesso. Genialoidi p.s.: scritta riascoltandoni Showroom Dummies....
  • Rocky Marciano
    7 apr 11
    Recensione: Opera:
    @GIOVANNIA può essere benissimo come dici tu,che i 2 robots abbiano partecipato soltanto a delle conferenze del compositore, è anche vero che il loro stile è in un certo senso contrapposto a quello di Stockhausen, io ho preso per buono quello che era scritto sul libro, mi piacerebbe sapere pure a me da dove gli sono arrivate queste info all'autore del libro, non so.... mi sembri uno che sa quello che dice su questo argomento, ed anche esperto (visto anche le tue tante rece sul genere) l'importante alla fine è la passione per questa musica, comunque avevo in mente di recensire o -timewind- di schulze o -rot- di schnitzler, boh....si vedrà.
    • cristiano
      15 lug 15
      No, quella cosa di Stockhausen sta scritta in diversi libri che parlano dei Kraftwerk. Comunque la verità assoluta la sanno solo loro. ;)
  • aries
    7 apr 11
    Recensione: Opera:
    "Trans Europe Express" e soprattutto "Hall Of the Mirrors" sono gemme assolute. Però io preferisco la triade "Ralf & Florian" (lavoro secondo me sottovalutato), "Autobahn" e "Radioactivity". In questo disco cominciano a essere troppo "robotici" per i miei gusti.
  • uehibamba66
    7 apr 11
    Recensione: Opera:
    una pietra emiliana, come direbbe Ugo Conti
  • il cep
    8 apr 11
    Recensione: Opera:
    enorme gruppo, enorme disco
  • Tony Montana
    11 mag 11
    Recensione: Opera:
    La recensione mi è piaciuta molto, il disco è epocale, inutile girarci tanto intorno. Di un fascino glaciale, che si imprime in maniera indelebile tra i neuroni, ma in grado di emozionare ad ogni ascolto. Da collocare tra i dischi fondamentali della musica moderna in generale, assieme ai vari "Sgt. Pepper's", "In The Court Of Crimson King", "Are you Experienced?", per citarne solo alcuni.

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