Nel travagliato mondo del cinema, come del resto quello della musica, dell'arte e in generale nella quotidianità della vita, i nostri supereroi registi, cantanti e quant'altro, risultano (..iamo) esser geneticamente diversificati dal concetto stesso dello stupire, dello spiazzare, del confondere, dello strabiliare, per motivazioni e scopi quantomeno vitali. Mai ci fosse un temerario che desiderasse imboccare (per motivata scelta), il sentiro del fare onco senza essere forzatamente adulato. Chi predilige una carriera fortunata e ruffiana costituita da opere di qualsivoglia genere ma modaiole e di massa per far cassa. Chi rivendica la propria appartenenza divina nel dimostrarsi superiore in tutto. Chi semplicemente è un cazzone ma non sa di esserlo. Ma tutto questo ripensandoci bene non fotte una cippa a nessuno ed è un'altra cosa. Proprio in mezzo a tutto questo turbinio di concetti esistenziali che brillano in una frazione di secondo ma con un'intenzità pari a quella di un Quasar, entra in scena il nostro diverso eroe Buddy (Jeffrey Falcon), nel gioiellino filmico che sto per recensire ovvero Six. String Samurai, magistralmente diretto dal cineasta indipendente Lance Mungia.
Questo più che buon filmetto è ambientato in una futura America post atomica caduta in disgrazia da svariati bombardamenti per colpa, guardacaso, di quei comunistacci della vecchia URRS. La città di Lost Vegas unica oasi rimasta indipendente dalla stritolante morsa compagnotta, in mezzo ad un deserto radiattivo pieno di macerie, rivendica la morte del loro beniamino monarca Elvis. Buddy, maestro spadaccino e chitarrista eccezionale, venuto a conoscenza di un concorso riservato esclusivamente ai virtuosi delle sei corde per rieleggere il nuovo re, dovrà affrontare mille avventure per arrivare in tempo a Lost Vegas e guadagnarsi l'incoronazione.
Lo spettatore immancabilmente verrà catapultato in un mondo magico pieno zeppo di parodie e personaggi strampalati, impreziosito da un'ottima sceneggiatura e una fotografia di tutto rispetto. L'ambientazione poi è semplicemente fuori dal tempo e Death fa veramente paura... la colonna sonora in alcuni casi, un po' troppo oppressiva, vanta canzoni in puro stile rockabilly. Non mancano neanche momenti di emozionale phatos soprattutto nel finale, un bambino orfano un po' tardo e tanti comunistacci da combattere. Ma attenzione, quest'ultima parodia non va interpretata come propaganda politica pro U. S. A. 100%. Bensì ad una appartenenza di un certo individualismo artistico alla quale non solo, il buon Mungia reclama di diritto, ma simultaneamente vuol farci intravedere e ricordare che non sono poi in molti a percorrere quella strada tortuosa.
Ce la farà il nostro impavido eroe a compiere tale missione? Booh cazzo ne so guardatelo, scaricatelo, insomma fate voi.
PS: Severamente vietato appioppare 5 stelle alla recensione, ancor più vietato appioppare 1 all'opera altrimenti siete dei bastardi trogloditi.
A dimenticavo, antanisblindola a tutti.
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