Groviglio di ricordi.

Parto scoprendo qualche carta. Isaac Asimov. Per varie ragioni lui e le sue basette erano la fantascienza per antonomasia ai tempi in cui facevo il liceo. Col suo nome, ed i titoli dei suoi libri ci si riempiva la bocca chi amava darsi un tono intellettualoide. Godeva di sufficiente notorietà e fama di autore di livello, era quindi fantascienza spendibile per cucirsi addosso un po’ di sofisticatezza messa assieme alla bell'è meglio, ed usarla per partecipare al duro gioco nella caccia alla effe. Puzzava sempre un po’ di fasullo chi prendeva a snocciolare le varie fondazioni. C’era poi chi ci consumava effettivamente le pupille sopra quei libri, spinto da sincero amore per la lettura, ma non lo andava a vendere come il pesce al mercato.

Un po’ di psicologia da quattro soldi per un ipotetico bimbobbamba di oggi che si chiedesse il perché dell'interesse nella fantascienza a quei tempi. Ma prima ancora un po’ di acqua calda. I primi anni del liceo costituiscono una terra di nessuno, i mondi fantastici del passato esercitano ancora il loro fascino come lo esercitano le possibilità del futuro. Per quelli della mia generazione quel passato era la fantascienza. I mocciosi anni 80 i voli pindarici se li facevano con quella roba li.

Qualche ragione alla rinfusa: l’onda molto lunga dell’impatto degli allunaggi nell’immaginario collettivo, le serie Star Trek e Buck Rogers arrivate a tempo scaduto in Italia, quella grandissima stralupa di Erin Gray, la prima trilogia di Star Wars, quella grandissima stralupa di Carrie Fisher, le politiche si sviluppo delle industrie di giocattoli, the Black Hole, i visitors, la serie Space della Lego, Blade Runner, Vangelis, Galattica, gli anime giapponesi, i vari spara spara cosmici, i micronauti … e tanta robba ancora.

Nel mio caso Asimov è rimasto al palo. Per me la fantascienza è sempre stata e sempre rimarrà prima di tutto Leiji Matsumoto. Non mi frega un cazzo che i miei gusti possano venire considerati puerili. Le sue storie hanno sempre avuto su di me un fortissimo potere evocativo, più di ogni altra storia fantastica che mi sia capitato di leggere o vedere fino ad ora, non saprei dirne il motivo. Sarà forse la particolare malinconia che serpeggia in tutte le sue storie e caratterizza tutti i suoi personaggi; saranno forse i suoi personaggi femminili, donne diafane, sottili, fragili, sempre in bilico tra l’essere creature divine e essere reali; oppure saranno le sue leggendarie astronavi, l’Arcadia, L’Argo (Yamato), il Galaxi Express 999, tutte che paion dotate di una propria anima. Boh.

Se fossi costretto a scegliere una sola delle sue favole da portare sull’isola deserta nel mare della memoria, con la morte nel cuore rinuncerei al capitano e porterei loro, i guerrieri delle stelle. Tra le tre serie storiche la mia preferita è la seconda. Lo è per il suo essere più favola delle altre. I guerrieri delle stelle sono soli: non c’è più il capitano Avatar a far loro da guida; partono per la loro missione avendo contro anche la Terra, la loro casa; la loro astronave viene considerata un’anticaglia rispetto ai modelli di ultima generazione. Eppure riescono a vedere più lungo di tutti e arrivano quasi a battere da soli un nemico che pare imbattibile, l’Impero della Cometa. Stavolta ci arrivano a costo di perdite pesanti: il marine spaziale Knox, Conroy, Orion (uso i nomi della serie in italiano, ci sono più affezionato) Il colpo definitivo al nemico è assestato da una delle esili creature femminili di Matsumoto, così fragili e potenti al tempo stesso. A rendere il tutto ancora più evocativo contribuisce una colonna sonora favolosa (versione 2199, loriginale non l'ho trovata cme traccia a se). È evidente che questa non è una recensione, mi son voluto concedere un viaggetto indietro nel tempo e scrivendo mi è riuscito meglio.

Carico i commenti...  con calma