Ecco, Levante. Che ne penso di Levante? È difficile per me esprimere un’opinione precisa sulla cantante siculo-torinese. Laodioepoilaamoepoilaodioepoilaamo.
Per me Levante ha un grosso potenziale, soprattutto nella scrittura dei testi: sa coniugare uno sguardo acuto sulle emozioni e sulla realtà circostante con una capacità innata nella scelta delle parole giuste. Peccato che, soprattutto musicalmente, tutti i suoi lavori mi siano sempre sembrati incompleti, come se mancasse sempre qualcosa.
Ma passiamo a “Magmamemoria”. La cantante descrive il neologismo che dà il titolo al progetto così:
"Magmamemoria è il nome che ho saputo dare alla mia nostalgia. È il ricordo che brucia dentro. Quanto di ciò che è trascorso diviene Magmamemoria che, sebbene frutto del passato, si sviluppa nel presente e trova compimento nel futuro.”
L’intero disco si sviluppa intorno a questo concetto, a mio avviso molto potente. E la prima traccia, che dà il titolo al disco, mette le cose in chiaro da un punto di vista musicale: chitarra, voce ed archi. “Magmamemoria” è un brano dal sapore ancestrale, che evoca il rumore del mare, il calore del fuoco e tutte quelle cose che, di base, ci riportano alla nostra dimensione di esseri umani. Questo
Magma
È la musica. Un flusso avvolgente di suoni perlopiù analogico con spruzzi de elettronica che rendono il suono attuale. Le atmosfere sono semplici, ma maestose (in questo gli archi giocano un ruolo fondamentale - ascoltare la coda di “Antonio” per comprendere). Si va dal pop-rock di “Reali”, all’elettronica leggera di “Andrà tutto bene” passando per un mare di ballate-magma come “Questa è l’ultima volta che ti dimentico”, “Se non ti vedo non esisti” e “Il giorno prima dell’inizio non ha mai avuto fine”, perle incastonate tra passato e futuro, tra nostalgia e voglia di vivere il presente per tuffarsi nel futuro. Brani come la opening track “Magmamemoria” e “Lo stretto necessario” (duetto con Carmen Consoli, necessaria in questo brano come le mutande in un appuntamento a luci rosse) sono il centro nevralgico dell’intero lavoro e contribuiscono a rendere l’intera atmosfera sfocata, tra ricordo e realtà. La voce della cantante siciliana graffia ricordando un po’ (per l’intensità, non per l’estensione) a parere mio quella di Mia Martini e ci culla durante queste 14 composizioni intrise di nostalgia, ricordi, pezzi di vita e voglia di mangiarsi il futuro a mani nude.
Memoria
La memoria sono i testi, piccoli gioielli di pura nostalgia. Esempio cristallino di tutto ciò che è magmamemoria sono i versi finali dell’omonima canzone: “Ho più ricordi che giorni di vita//Sei tu il passato che non è mai andato via e mai mi lascerà”. “Lo stretto necessario” parla per immagini e ci ripropone l’infanzia e l’essenzialità delle poche cose che ci riportano alla nostra dimensione di esseri umani (e che ci hanno reso quello che siamo, nel profondo): “Le facciate mai finite// Le madonne chiuse in una teca// Le tende spiegate//Casa mia sembra una nave//Lo stretto necessario”. La maggior parte dei brani parlano di storie di vita vissuta in cui passato, presente e futuro si incontrano, quei momenti in cui tutto cambia in cui il presente diventa passato ed il passato ricordo che influenzerà il futuro (“A non rivederci Roma// Rinunciamoci// Via il tuo nome, via ogni traccia di te // Non mi ritroverai più qui // Non c’è più niente ormai qui // Sei di ieri// E ieri eri di sempre” da “Rancore”). Che poi sono i momenti di rottura in cui tutto cambia a farci rendere conto che il tempo passa veloce e non si può tornare indietro.
“Magmamemoria” è un lavoro che parla di una donna nel mezzo del cammin della sua vita, che, probabilmente per la prima volta, sente il peso del passato su di sé e si rende conto di come questo sia sempre lì a influenzare presente e futuro. E con questo album, la cantautrice prende tutto ciò che è il suo passato artistico e lo eleva, raggiungendo un livello di composizione e interpretazione che al momento poch* in Italia possono dire di avere.
Carico i commenti... con calma