Vorrei raccontare una storia della mia terra, il Cantone Ticino, Svizzera. Siamo a metà Ottocento, le valli ticinesi stanno soffrendo inverni impietosi ed estati implacabili. La povertà regna sulle montagne e in campagna, perché a quei tempi, eccetto qualche piccola località cittadina lacustre abitata da pescatori o piccoli borghesi, come Lugano o Locarno, serpeggia in tutto il Cantone una sovrana indigenza. Tante sono le famiglie ticinesi che emigrano all'estero, oppure che arrancano nella loro quotidianità stentata. Qualche capra, qualche vacca per il latte, le rare uova delle galline, un piccolo orto, o un lavoro nei campi non retribuito se non con qualche vivanda per conto di un possidente spesso straniero o della Chiesa... Tutto ciò se andava bene. Se andava veramente male, se vivevi in una valle arida e inospitale, a volte si trovavano delle soluzioni estreme per tirarla un po' in là con qualche soldo in saccoccia. Come vendere i propri figli.
Milano a metà Ottocento era già una città brulicante e operosa, il miraggio di fortuna e opportunità per chi non aveva mai lasciato il proprio ristretto panorama. In questa storia, oltre alla povertà, l'ignoranza ha un ruolo preponderante. Giravano per le valli ticinesi dei procacciatori di giovani anime per portarle a Milano, e trasformarle in piccoli spazzacamini. Andavano di valle in valle, bussavano all'uscio dei rustici, e offrivano alle famiglie un misero compenso e false promesse in cambio di un figlio maschio, bambino o ragazzino, ideale da infilare in un camino di ridotte dimensioni con lo spazzettone. Ragazzini emaciati, pelle e ossa, adatti per pulire i camini di Milano. L'idea illusoria di dare una possibilità ai propri figli in quella grande città sconosciuta ma con la fama di essere ricca e prosperosa, e la coscienza, questa certa, di avere una bocca in meno da sfamare convincevano i padri famiglia a spingere fuori dall'uscio il sangue del loro sangue in mano a questi biechi reclutatori.
Così comincia la storia dei piccoli spazzacamini di Milano, venuta alla ribalta grazie alla scoperta di una vera notizia di cronaca ottocentesca, ossia di un naufragio fatale sul lago Maggiore, attraverso il quale i reclutatori milanesi traghettavano i ragazzi in Italia.
"– Li hai contati? – chiede l’uomo con la cicatrice salendo per ultimo sull’imbarcazione.
– Compreso me, siamo in ventuno, – dice il barcaiolo.
– Allora siamo al completo. Io sono il ventiduesimo.
– Molti, troppi per questa carcassa, – borbotta il barcaiolo e si mette ai remi…"
Da questo avvenimento di cronaca una coppia di tedeschi esuli in Svizzera per sfuggire al nazismo, Lina Tezler e Kurt Knäbler, ha scritto un romanzo-verità, dal titolo Fratelli Neri, in cui si racconta la storia di un ipotetico Giorgio di Sonogno in valle Verzasca, un "bocia" sopravvissuto al citato naufragio e che a Milano viene assoldato come spazzacamino da un maligno sfruttatore. Inizia così la sua vita stentata, soprusi e violenza fanno parte dei giorni che trascorre su e giù per i camini delle case dei ricchi milanesi a grattare via con spazzola e mani nude e unghie la fuliggine nera. Conosce così i suoi colleghi, ragazzi che arrivano loro malgrado dalle valli ticinesi o quelle limitrofe italiane, e che in segreto formano una banda che si ritrova nelle fogne di Milano, la banda dei Fratelli Neri appunto, che, tra le varie vicende, è in contrapposizione con la banda dei "Lupi".
"Giorgio ripete le frasi: …prometto di essere sempre un valoroso membro della banda dei Fratelli Neri, di non rivelare i suoi segreti né i suoi nascondigli, e di restare fedele a ogni fratello. Guai a me se dovessi rompere il giuramento!"
Concludo qui la trama, per lasciare un po' di suspence. Di questa romanzo se n'è fatto uno sceneggiato tedesco, un lungometraggio, un cartone animato manga giapponese, ma questo libro illustrato che vi presento rende di più. Tratto dal romanzo dei due autori tedeschi ed edito per la Zoolibri, è corredato da immagini cupe e intense in tecnica scraper per la sapiente mano di Hannes Binder, illustratore di Amburgo. Un'opera che ben esprime la sofferenza di questi piccoli ragazzi malridotti e ignoranti venduti dai genitori e soggiogati in uno sfiancante e terribile lavoro minorile, che tanto hanno patito la fame, il freddo, le frustazioni, la violenza, la collera, le malattie, gli incidenti... Ma che nonostante tutto ciò nella solidarietà, nella fratellanza e nella ribellione trovano, forse, chissà, una speranza nel futuro.
Pensato per i ragazzi sopra i dieci anni, ma consigliato anche al piccolo ragazzo ribelle che alberga in tutti noi. Sempre che ci sia ancora.
(Mio nonno materno e diversi miei zii erano spazzacamini. La fuliggine nera è quindi parte del mio DNA.)
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