Nera, obesa e nuda. La cover di "Cuz I Love You" ci presenta il perfetto inverso dello stereotipo della reginetta popstar, bianca, bionda, modella, addominali sudati di fuori (vero, Britney e Aguilera?). Ridotta così, quella povera ragazza, direbbe qualcuno, si dovrebbe vergognare, dovrebbe andare a nascondersi. E invece Lizzo, nome d'arte di Melissa Jefferson, carezzata da lunghissimi capelli neri, la testa non l'abbassa: ci guarda sicura, profonda, quasi in atteggiamento di sfida. Perché Lizzo ha imparato ad amare se stessa, e quindi ad amare anche noi; e per converso, come dice lei, se noi riusciamo ad amare lei, ameremo anche noi stessi. Qui sta tutto il succo del suo ultimo album, pubblicato da Atlantic e probabile gemma di questo 2019.

Si parla di succo, e allora non si può non menzionare "Juice", il singolo che ha permesso a Lizzo di sfondare nel mainstream (per la gioia di Henry Rollins) e di acquisire una meritata notorietà. Un funky groove riverberoso e catchy accompagna un Disco-rap che scivola giù come una deliziosa birra fresca, mentre nel video la nostra prende per il culo Jane Fonda, gli spot anni'80 e paga anche un tributo ad alcune popstar del passato. "It ain't my fault that I'm out there gettin'loose... gotta blame it on my Juice", dove juice è slang per rispetto, stima di sé; la stima che Lizzo ci insegna ad avere, a coltivare, messaggio che in varie sfumature pervade tutto il lavoro. If I'm shinin', everybody gonna shine.

Personalmente mi sono innamorato di "Cuz I Love You" dal primo ascolto: sono vari gli highlight di quest'album che si muove tra Pop, Soul, Rap e R&B; mi limiterò a segnalarne alcuni.

Non si può tralasciare l'opener, che è anche la title-track: Lizzo ci introduce al disco con la sua voce, una voce all'inizio un po'lagnosa e vagamente imbarazzante, che poi però comincia a dispiegarsi in tutta la sua bellezza, sorretta da un trionfo di ottoni. Un breve intermezzo rappato e si giunge al chorus, dove l'ugola della Jefferson trova, come ha detto lei, il coraggio di sfogare tutta la sua potenza, raschiando il fondo dei polmoni; coraggio scaturito dall'aver affrontato una terapia, coraggio di immergersi nell'amore e nelle sue follie. Pochi cazzi: una splendida prova.

Un riff di chitarra cazzuto introduce l'ultimo singolo dell'album, "Tempo", un dopissimo Rap da club che vede la (riuscitissima) partecipazione di Missy Elliott, dove si afferma la dignità del proprio corpo, qualunque esso sia. Sembra un po'un'intruso, questo brano, ma alla fine Lizzo si è convinta di inserirlo, sfornando un'altra perla. "Cry Baby" si muove felina e sorniona, con la voce dell'autrice che si impenna nel chorus dandomi (sparo la bestemmia?) delle Chris Cornell vibes, mentre nella stupenda "Heaven Help Me", ammaliante incrocio di generi, Lizzo ci ricorda di essersi anche fatta un nome come "rockstar del flauto". L'explicit è affidato all'intimità e alla sensualità della sognante "Lingerie".

"Cuz I Love You" è tutto ciò che vorrei dalla musica Pop, quella vera. Il principale difetto dell'album è la mancanza di coesione e di compattezza, risultando forse più un'antologia di singoli, potenziali o attuali, che un lavoro organico; ma vista la qualità della proposta, permeata inoltre da un'estetica Rap che proprio non mi dispiace, per me non ci sono problemi di sorta. "Cuz I Love You" qualcuno lo odierà; gli altri diventeranno felici.

Fortemente consigliato.

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