Loop guru o Guru loop? Accidenti, non mi ricordo mai. Ma non fa niente che, in entrambi i casi, il nome è figo.
In ogni caso sta robettina loop, sta robettina guru, è una faccenda tipo collages, ovvero quelle cosette taglia cuci e copia incolla...
Oh benissimo!!! Sempre piaciuti i collages, quelli sonori specialmente. E, nel nostro caso, e parlo di "Duniya", quel che abbiamo son favolosi ibridi tra dub e ambient e trance e jungle e dance... e chi più ne ha più ne metta. A tutte queste paroline magiche aggiungete poi i concetti di world music e ipnosi e siamo a posto.
Che poi ancor più a posto siamo se tornate con la memoria al boschetto dei fantasmi, quell'operina di due collagisti coi controcazzi, ovvero i signori Eno Byrne.
Sufficiente a darvi un'idea?
In ogni caso sappiate che, al clubbino dei giovani samurai del mio paesello, sta roba va forte, anzi fortissimo. E la si ascolta soprattutto nella camera di decantazione, detta anche antro del riequilibrio psicofisico. Si ascolta tutto il disco, oppure una singola traccia a sfinimento. E la scelta di una specifica traccia è dettata, ovviamente, da uno specifico sintomo. A me son capitate spesso la traccia 3, la traccia 9 e la traccia 10, ma il perché non ve lo dico. Quel che posso dirvi è che i risultati son stati ottimi e presumo abbiano a che fare con quella faccenda dell'ipnosi.
Comunque, fate conto: undici tracce tutte possibili sigle di radio immaginaria, undici psicomeraviglie esposte al mercatino delle pulci e dei suoni. Che qui si respira un'aria di bazar: che un po' c'è il sole, un po' guardi il mondo e un po' ti fai i cazzi tuoi felice e trasognato.
Poi non so, provate a infilare i Popol Vuh in un frullatore, i Popol Vuh o altra misticheria/misticanza. Oh, lo so, può succedere di tutto. Ma, nel nostro caso, quel che vien fuori è una paccottiglia della modernità intrisa delle più antiche voci del mondo.
Oh, "Duniya" è un disco perfetto e raggiunge pure scopi eminentemente pratici (come sempre dovrebbe fare l’ambient).
Io lo uso nei momenti di grande sforzo creativo, quando scrivo per esempio. Lo metto su ed è come pescare a caso dall’albero della cuccagna dell’energia universale: perché tu ascolti e non ascolti, ma quando lo fai quel che arriva è stupidamente magico. E se poi “momenti di grande sforzo creativo” vi sembra pomposo, ricordatevi che sta musica va assai bene (e forse persino meglio) anche per rifare il letto o lavare i piatti, sempre che, prima o poi vi decidiate a farlo
Poi, vuoi mettere sitar e tablas sommersi dai tum tum d’occidente e da sventagliate di elettronica. Che è questo “Dunijia”, cuore antico e tecnologia, favolosi strumenti d’un tempo e giochini da bimbetti del 2000.
All’inizio forse vi sembrerà una cazzata, ma voi concedetegli qualche ascolto in più. Non ve ne pentirete.
Se vedemo…
Ps: ho parlato di undici tracce, ma sono in realtà dodici…che l’ultimo è un brano monstre di una ventina di minuti…e trattasi di meditazione pura.
Elenco e tracce
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