Quartetto britannico proveniente da Nottingham, i Lorna sono una band di matrice essenzialmente indie. Il sound è tutt’altro che omogeneo ed in questo album è piuttosto evidente. Gli ingredienti per un easy-listening di qualità ci sono tutti. Melodie accattivanti, ritmi blandi ma coinvolgenti, voci sussurrate e delicate che vanno a ricamare una trama tanto sofisticata quanto qualitativamente alta.
Ascoltando la prima traccia, “Understanding Heavy Metal Part I & II”, ci sembra di viaggiare in macchina con lo stereo al massimo (o in treno con le cuffie che stordiscono, fate voi – insomma, una canzone da viaggio). Dolcissima l’alternanza tra le voci di James Allen e Sharon Cohen, molto adeguata alla tenerezza di questi 5 minuti iniziali. Un’alternanza maschile-femminile che ci rievoca alcuni bellissimi passaggi dei Sons And Daughters (come in “Fight” e in “La Lune” ad esempio). Con “The Last Mosquito Fight Of Summer” si cambia leggermente passo. Voci sempre delicatissime, base semplice ma di effetto, chitarre appena accentuate che si estendono per ben sette minuti, sette minuti che hanno qualcosina in comune con “747” dei Kent, soprattutto per la parte strumentale.
In “Remarkable Things” e in “The Swimmer” si ascolta il suono del banjo, il quale dona ai brani quel tocco country-folk che va a distaccarsi dagli episodi ascoltati finora. Questo dà al disco varietà e disomogeneità che vanno a favore dell’ascoltatore, facendolo piombare difficilmente in un mare di noia e angoscia (fattori che possono subentrare durante l’ascolto, ma per la rilassatezza e l’eleganza del sound, non affatto per la ripetitività).
“Be Forever” è una deliziosa ballad scandita da pennate e arpeggi leggerissimi di chitarra e impreziosita dalla voce di Sharon, quasi un sussurro di una delicatezza impressionante. Chiudendo gli occhi, sembra di volare su questo melodico tappeto post-rock d’oltremanica. Sembrava di no, eppure anche l’uomo ha la possibilità di mettere le ali…
Post-rock d’autore che torna in “Illumination”, episodio ultimo degli 11 in scaletta. Brano estremamente leggero, rilassante, dilatato in 7 minuti così essenzialmente scarni eppure così struggenti. Alzi la mano chi non ha pensato ai Mogwai oppure agli Explosions In The Sky. Il tutto scorre con ritmo costante fino alla fine, con questa melodia struggente che ci accompagnerà per un bel po’. Non è, infatti, affatto facile liberarsene.
52 minuti. 57 secondi.
Un disco da apprezzare nella sua interezza, che ha poche ombre (viene in mente l’eccessiva lentezza di alcuni episodi) e molte luci (ad esempio la varietà, la dolcezza delle voci e i tappeti sonori tenerissimi). Non un capolavoro, ma sicuramente un disco da apprezzare, dal momento che si stacca in alcuni tratti dai tradizionali canoni di musica indie a cui ultimamente siamo abituati. E’ uscito nel 2005 e sembra che in pochi si siano accorti della sua presenza nei banconi dei negozi di dischi. Beh, ora ci farete caso. Oppure, se proprio volete risparmiare, un download veloce veloce può andare più che bene…
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