Non c’è altro a farsi notare che armonia e melodia.
Il resto, il ritmo, è talmente sempre uguale che è come il respiro, che, dopo un po', non si nota più. Ma il ritmo regge tutto. Le righe su un quaderno su cui scrivere storie fantastiche.
Non so se vi è mai capitato, quando state per addormentarvi, di cominciare a sentire il vostro respiro quasi estraneo. Un attimo e siete lontano a bordo delle vostre prime immagini oniriche, lontano da quel ritmo sempre uguale, quasi un’esperienza fuori dal corpo.
Solo immagini, e suoni, e voci, che si rincorrono, che cambiano continuamente, che non sembrano sapere dove andare, difficili da afferrare, ma sono comunque rielaborazioni di immagini, voci e suoni, vissuti nel passato della vostra vita, in fondo familiari.
Poi, ogni tanto, ritrovate il ritmo del respiro, lo sentite per un attimo ancora estraneo, ma subito dopo lo riconoscete come vostro e lo potete governare, ma solo per non perdere del tutto la strada per tornare a casa, per poi ricominciare.
Ecco, il modo giusto di ascoltare le canzoni dei dischi bianchi di Lucio Battisti, di ascoltare La Sposa Occidentale, è proprio questo.
Il vecchio Battisti, le sue vecchie canzoni, le sue armonie, le sue melodie, frantumate e ricomposte, raccontate in tanti piccoli sogni al ritmo di un “respiro ritmico” sempre uguale.
Le parole dei sogni, se vogliamo dire anche qualcosa su di esse, non si ricordano mai, gli enigmi non hanno bisogno di spiegazioni.
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