Guarda che ho fatto di me
Ho regalato la stella brillante
Troppo scomoda da trasportare
Troppo pesante
Comunque ogni mattina caccio i topi
Dai campi vicini
Mi chiamano per nome
Mi vogliono bene tutti i contadini
Un giorno un esile maremmano, abituato a mettere in fila lettere parole e frasi, cesellò otto nenie, esili come lui e come lui affabulate.
Così le cavò fuori dalla sua testa, con mirabile leggerezza, con quello che i suoi occhi erano abituati da sempre a rispecchiare: dalla sua testa di nuvole, ecco prender vita sgraziate upupe, uccelli simbolici e alteri, indomiti cinghiali, vaghe civette, candidi conigli e melliflue volpi.
Proprio così, senza sforzo. Come un bambino, fra canti di grilli nel buio e orse maggiori.
L’esser bambini cos’è in fondo? Aver pochi mezzi ma tanta immaginazione. Giocare con gli occhi e le mani.
Ecco, proprio così.
Brilla, testa di luna.
Brilla ancora per me.
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