Non pensavo sarebbe accaduto ma sta effettivamente accadendo. Il 1983 sta per finire e ormai conto i minuti. E' stato un anno difficile: mio figlio si sta separando sempre più dalla famiglia, mia figlia sta vivendo i suoi anni da adolescente ed è meno propensa a passare il tempo in famiglia e mio marito sta viaggiando per lavoro come non mai. Io perciò rimango sola tutto il tempo in questo piccolo appartamento fiorentino che in un anno non sembra essere cambiato. Provo ad allevviare la solitudine con la lettura ma niente, provo con la cucina ma ho ancora la testa piena di pensieri. Però il 1983 mi ha dato qualcosa, qualcosa che probabilmente durerà per molto tempo: la noia e la solitudine mi han dato l'occasione di scoprire il mondo della musica, dei cantautori che già da quindici anni hanno cominciato ad affolare con le loro opere negozi musicali. In quest'anno disastroso scopro veri e propri artisti: Battisti, Fossati, Venditti, Guccini e Dalla, uscito di recente col suo 1983. Prima di dargli un ultimo ascolto preparo una camomilla che mi terrà compagnia durante l'ascolto. Stasera è festa, i miei figli sono in giro a far baldoria e mio marito Roberto è a Lugano. Non c'è nessuno, siamo solo io e Dalla. Il disco gira, la puntina arriva, silenzio e poi...il suono
Il risveglio in casa, con solo una vecchia foto e strani animali a riempire il vuoto. Il silenzio è ovunque, il tempo diventa un concetto fallace: il passato è già passato, queste parole sono passato e nel passato spesso accade che ci si perde. Si ritorna a quarant'anni fa, nel 43, la guerra è finita, è festa in tutto il paese, la libertà finalmente è tornata nelle nostre mani, possiamo finalmente guardare in avanti. Quarant'anni dopo quella libertà s'è affievolita, nel 1983 si festeggia "sulle spalle di nessuno". E' andata così. Spero non vada così per altri 40 anni ma che qualcuno trovi il coraggio di riconquistare quel senso di libertà. Spero che i figli dei miei figli siano migliori di tutti noi.
Dopo una dichiarazione di puro amore e solitudine arriva l'atterraggio: piccole esistenze di persone qualunque, tutte in solitudine, tutte rinchiuse nella propria minuscola esistenza. Tutte così vicine ma allo stesso tempo opposte, come un gigantesco ufficio dove non c'è possibilità di parlare con qualcuno, solo dedicarsi ai propri doveri circondati da tanti piccoli oggetti quotidiani. Non credo sia un caso questa sensazione: siamo quasi all'alba del 1984 ma già da molto tempo sembra di vivere in una distopia abilmente mascherata. Prima di girare il vinile apro la porta al gatto, preparo la cena e pulisco le camere.
Nell'altra faccia tempo fa mi persi: una canzone di sofferenza ed amore che porta il nome di Camion, una pomata musicale che allevia il dolore. "Ci vuol coraggio a fidarsi di te". Sempre la solitudine, il viaggio eterno con la propria metà che implica molte soste, incidenti, la ricerca di mezzi di fortuna per...chissà. Raggiungere la meta? Abbandonarsi prima? Ma alla fine di come finirà non me ne può importare di meno: ciò che è importante è l'esperienza fatta, non importa come ne possiamo uscire, ne usciremo sempre e comunque diversi
Dopo questo doloroso percorso bisogna cercare di ritornare a confrontarsi con chi sguazza da tempo nel mondo, ritornare a parlare con quelli che "chissà ancora per quanto saremo qui" e lasciare alle spalle vecchie memorie e storie. Ma, dopo una poco utile Stronzo, il finale: Solo. Nonostante gli sforzi compiuti, la solitudine rimane. Così ci si sente: come un'armonica a bocca senza bocca, come il sonno dei bambini. Sento la sofferenza di Lucio in queste parole, in queste note: anche lui si sente solo, anche lui si sente abbandonato e allo sbando. Forse risiede tutto qui il 1983: non un anno di collettività e cooperazione, solo una somma di piccole solitudini che formano qualcosa di collettivo ma che collettivo non è. Scoccano i botti, la puntina ritorna alla sua posizione originale. Svanisce il 1983. Comincia il nuovo anno. Comincia un nuovo inizio.
-Nonna Martello
Buon anno ragazzi.
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