Nel 1984 venne pubblicato Viaggi Organizzati. Nacque sfortunato. Perché seguiva una serie incredibile di album geniali. A citarli a memoria, adesso, vengono quasi i brividi: Terra di Gaibola, Storie di casa mia, Il giorno aveva cinque teste, Anidride Solforosa, Automobili, Com'è profondo il mare, Lucio Dalla, Dalla, Dalla Q Disc, 1983. In più Lucio Dalla, qua e là, aveva lasciato perle ad altri. "Lontano da dove" per l'omonimo film, "Un fiore per Hal" per gli Stadio, "Lunedì Cinema" per il pubblico a casa, "Angeli" per Bruno Lauzi, "Anima" per Ron, e via discorrendo. L'ultimo colpo d'ala fu proprio questo.
Il Nostro si avvalse della collaborazione di Mauro Malavasi e ne vennero fuori meraviglie. Solo che il bolognese pagò lo scarto con il lavoro precedente, un lavoro che nessuno in Italia, fino a quel momento era riuscito a esprimere (eccezion fatta per Battiato e Battisti; e per ragioni antitetiche). Ma se si ascolta adesso, questo long playng è un fornitore di stupende atmosfere: rarefatte e pulsanti. Le canzoni potenti sono "Washington" e "Tutta la vita". Ma c'è molto di più: l'immaginario di Dalla qui è scatenato. C'è un toro che desidera un telecomando per non pensare mai, c'è il viaggio intergalattico di un astronauta che sogna di svegliarsi accanto alla compagna, c'è una nascita per cui "forse l'amore comincia in silenzio è aprire e chiudere le ali". C'è lo sbigottimento di fronte al mistero, ci sono i dinosauri, e un uomo al quale non fa più ridere niente. E poi c'è uno dei testi più belli e struggenti mai composti da Dalla in "Tu come eri". Testo in cui si parla di un dentista con un pollo tra le mani, di messaggi che non arrivano, di occhi, orecchie e computer che ci trasformano in scatole di nulla. Insomma un disco bellissimo. Di scrittura alta perché bassa; dalliana appunto.
Dopo il genio arriverà l'ottimo Dalla perché, ne sono certo il tempo mi darà ragione, canzoni come "Felicità", "Il duemila, un gatto e il re", "2009 Le cicale e le stelle", "Comunista", "Le rondini", "Henna", "Latin lover", "Merdman", "Lunedì", "Dark Bologna" sono pezzi di una freschezza incredibile. Già la scrittura era più debole, ma dove arrivava, era straordinariamente potente. I detrattori dell'ultimo Dalla sono spesso coloro i quali mal sopportavano il suo presenzialismo ad ogni costo, il suo svaccare, il suo concedersi, la sua mancanza di vergogna e snobismo. I veri Dalliani sanno che Lucio è stato sempre così, anche quando era un Dio. Per questo lo hanno amato fino alla fine.
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