Siamo agli albori dell'800 Beethoven ha da poco compiuto trentanni, è già abbastanza affermato ed ha appena pubblicato la sua prima sinfonia senza esito entusiasmante, rimanendo nella scia e qualitativamente al di sotto dei Mestri del genere ovvero il creatore Hydin e il sommo Mozart, ma ciò non ha di certo ridotto la sua ambizione di andare "oltre", di superare chi l'ha preceduto così egregiamente.
Nel primo biennio del nuovo secolo compone la sua seconda sinfonia che lo stesso Ludwig eseguirà per la prima volta a Vienna nella primavera del 1803 in onore del secondo principe Lichnowsky, quel Karl quasi coetaneo di Mozart che aveva tanto apprezzato e sostenuto, fino alla prematura morte. Una dedica "interessata"? Probabilmente si, quasi la richiesta di un'autorevole consacrazione da parte di uno dei maggiori mecenati musicali dell'epoca. Forse questa spinta ed ottimismo possono spiegare la serenità e felecità che trasmette quest'opera, salvo forse l'ultimo movimento, decisamente un bel passo avanti emozionale rispetto alla prima sinfonia.

Nel merito, classicamente la sinfonia si compone di quattro movimenti, il primo si apre con un Adagio in cui si può già (ed addirittura) individuare quello che sarà un tema portante dell'ultima sinfonia e lascia ben presto spazio all'Allegro con brio in cui si percepiscono già tensioni a rottura del clima sostanzialmente sereno e gioioso più volte evocato dai fiati, sovente soverchiati dagli archi. Il secondo movimento rappresenta il momento più alto dell'ntera composizione, un Larghetto di tale serenità ed ampiezza da riconciliarci l'umore in momenti difficili, quelli che dovevano caratterizzare allora l'esistenza del grande artista. Oltre ai contingenti dispiaceri amorosi, infatti Ludwig stava gradualmente, ma inequivocabilmente, scoprendo i sintomi della sordità....... pensate cosa potesse significare per un Compositore e Direttore d'Orchestra soffrire di questo disturbo! Eppure di certo non si perse d'animo, tutt'altro, e ciò che verrà in seguito lo consacrerà come uno dei più grandi Musicisti di tutti i tempi. Ritornando al secondo movimento, il mio modesto parere è che da questo punto Beethoven comincia già ad essere "oltre" senza attendere l'Eroica, uno di quei brani che suggerisco dopo una stressante giornata d'affanni, altro che ambient music!

Molto simpatico ed orecchiabile l'esordio del terzo movimento, non a caso definito dall'autore Scherzo, termine più adatto a descrivere l'ironia di questo brano rispetto al classico Minuetto, neologismo musicale che conferma quanto scritto a proposito del secondo movimento e tende a rompere già con la tradizione haydiniana. Assai contrastato, financo nervoso è il quarto ed ultimo movimento denominato Allegro molto in cui i momenti sereni sono spesso sovrastati dagli scatti impetuosi dell'orchestra, che inducono a pensare al travaglio fisico e mentale che stava passando l'autore, a momenti tanto sconfortato dal finire per scrivere il suo testamento materiale. Una sorta d'addio al passato (musicale) rappresenta invece la chiusura di quest'opera: dalla prossima sinfonia si cambierà musica, anche se già qui ne abbiamo forti avvisaglie.

Concludo segnalando come l'edizione da cui ho tratto alcune note, nonché prediletta nell'ascolto è la prima con direzione orchestrale di Herbert von Karajan al cospetto dei Berliner Philarmoniker e risalente al 1963....... eppure l'incisione (stereo) era talmente valida che suona alla grande! A mio parere meno emozionante è l'edizione del 1977 e la successiva in digitale, pure nella discoteca personale. Il giudizio è favorito dal riferimento con la già recensita prima sinfonia, di cui la presente è decisamente superiore e naturalmente con quello dell'Eroica, che seguirà (indiscutibilmente un capolavoro senza tempo). Un difetto indiretto alla seconda sinfonia lo si può facilmente individuare ed è quello di essere assai raramente eseguita, meno della stessa prima che talvolta viene inserita nei programmi sinfonici come mera curiosità, un vero peccato che ne determina la scarsa conoscenza.

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