La mia generazione nata negli anni novanta deve essere grata a un sito come YouTube. No, non voglio fare pubblicità occulta, ma semplicemente sottolineare un fatto. Grazie al Tubo abbiamo potuto usufruire di quasi tutta la musica del passato, da Bach fino ai dischi di Enzo Carella. Certo, è mancato il fascino del negozio di dischi, del selezionare con cura un prodotto che aveva un suo prezzo, ma abbiamo avuto a disposizione letteralmente il mondo ai nostri piedi. Questo è un po' il vantaggio della tecnologia, si sa. Fatto sta che in un mare di infinito può capitare che nella propria ricerca personale ci si imbatta in qualcuno che incida un po' più di un altro nelle nostre vite. Come quando ti ritrovi di fronte per la prima volta a un'opera di Van Gogh ad Amsterdam, o come quando vedi l'arcobaleno dietro a una collina a cui non avevi mai dato nè peso nè colore. Nella musica questo mi è accaduto per esempio con Luigi Tenco, artista di cui quasi per sbaglio scaricai una canzone una quindicina di anni fa. La canzone si intitolava Averti Tra Le Braccia e sembrava cantata dalla voce di un uomo adulto, consumato, pieno di vissuto alle spalle; invece no, colui che scriveva canzoni così non aveva nemmeno trent'anni. Si diceva, YouTube. Una fonte inesauribile di musica, video inediti, rarità. Tra tutti questi spezzoni un giorno mi imbattei in un filmato in bianco e nero in cui presenziavano due personaggi dell'Italia anni sessanta. I due erano Giorgio Gaber e Luigi Tenco. Il primo presentava il secondo e lo faceva accomodare a un pianoforte per suonare la sua canzone. Quella canzone si chiamava Non Sono Io. Ecco quindi che mi imbatto in questo brano, in una sobria esibizione solo piano e voce, mentre una giovane donna contempla con occhi pieni di serioso straniamento il nostro che suona e canta la sua canzone. Un'interpretazione intensa da parte di questo giovanotto, si diceva, meno che trentenne ma dal viso e dal timbro vocale di uomo di altri tempi. La canzone altro non è che l'ammissione di un uomo semplice, che mettendo le mani avanti premette alla donna amata di non vivere di promesse e gesti incredibili; lui le vuole solo bene, un love you che per gli inglesi è sia bene che amore, nel significato più tenero e denso del termine. La versione del brano di cui sto parlando è una meraviglia per le orecchie, ma purtroppo non esiste un album in cui è contenuta, ovvero, non è mai stata incisa. Mi danno l'anima, maledico il diavolo, ma niente, non c'è. Mi devo "accontentare" della studio version del 1965, sovrabbondante di cori femminili e orchestra. Poi un bel giorno grazie alla tecnologia che fa danni ma porta anche a tanta conoscenza scopro questa raccolta del 2009 chiamata semplicemente Inediti: dentro c'è lei, il gioiellino di purezza cristallina che desideravo con tutto il cuore. E boom, dentro c'è anche Vedrai Vedrai, la mia canzone preferita di Luigi nella sua versione live del famoso filmato che gira sempre sul Tubo. Insomma, due pezzi così in un solo album-raccolta. E poi altri gioielli come Guarda Se Io (in questo caso un vero inedito), Ragazzo Mio, spezzoni di interviste, ma soprattutto lei, l'unica canzone di Luigi col testo di Mogol, uscita postuma nel 1967 e con un arrangiamento orchestrale che ha fatto storcere il naso a qualcuno, anche qui sul Deb: Se Stasera Sono Qui. Ma ecco la sorpresa, la versione della raccolta del 2009 altro non è che la prima stesura del brano, quella ad oggi rarissima di Luigi che canta accompagnandosi col solo pianoforte.

Pare che vi abbia illustrato buone motivazioni per poter elogiare questa compilation, fatta sicuramente con un criterio sensato per tutti noi amanti di Luigi Tenco e della grande musica autoriale italiana.

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