Le lyrical school sono un gruppo musicale composto da sei ragazzine giapponesi fra i 17 ed i 23 anni che prima si chiamavano tengal6, e poi hanno radicalmente cambiato immagine in seguito all’acquisizione di una nuova etichetta discografica che trovava poco carino il fatto che il loro nome derivasse dal loro precedente sponsor, cioè l’azienda di giocattoli erotici Tenga. Attualmente le lyrical school sono i nuovi giocattoli di un gruppi di creativi reclutati fra la crème de la crème degli hipster giapponesi, i quali hanno completamente ridisegnato le loro barbie fino a renderle appetibili al grande pubblico dei wota, cioè gli otaku di idol. Gli/le idol sono cantanti o gruppi di cantanti che nel 95% dei casi entrano nel magico mondo dell’entertainment in virtù di qualità che non riguardano la loro professione, quindi non c’è niente di più normale di una idol cantante che non sa cantare e posa per servizi fotografici su riviste V.M. 14, o di un idol attore che non sa recitare e figura in spot televisivi per aziende di depilazione definitiva. Fra questi/e idol pessimi/e, in questo periodo stanno spiccando con prepotenza le lyrical school, che non saranno cantanti eccezionali, però almeno non si prestano a servizi fotografici osé (o quantomeno non più, vai a sapere).
date course è il primo album delle lyrical school e si scrive tutto piccolo perché è molto più cool stando al comitato di hipster che gestisce il gruppo, tanto per cominciare. La copertina poi è firmata dall’illustratore Hisashi Eguchi, che è un maestro della ligne claire applicata all’estetica dei fumetti giapponesi, il che dona all’album quel prestigioso tocco esclusivo che un fotografo inflazionato non avrebbe saputo rendere. Inoltre il formato principale in cui è stato commercializzato l’album non è né il digitale né il CD, ma il vinile, tant’è vero che nelle due altre versioni è presente un intermezzo intitolato -turn- nei cui 23 secondi si sente semplicemente un disco che viene girato dal lato A al B e che rappresenta la ciliegina sulla torta di un album snob che fa di tutto per distinguersi da quel mare di immondizia che è il j-pop.
Quanto più le altre idol indossano abitini frivoli e graziosi, tanto più le lyrical school si conciano con imbarazzanti sacchi informi cuciti con pezzi di felpe infeltrite come nel famigerato videoclip di PARADE, in cui le ragazze passeggiano in un fast food di Itabashi affollato di wota. Quanto più le altre idol tentano di rendere sottile e implicita la loro pubescente potenzialità erotica, tanto più le lyrical school appaiono innocentemente sfacciate mostrandosi con le cosce tutte bagnate (sì è un doppio senso) nel video di Ribbon wo kyutto, e d’altronde non si vergognavano di essere sponsorizzate da un’azienda di vibratori. Quanto più le altre idol gorgheggiano meglio che possono su dolci melodie romantiche, tanto più le lyrical school rappano (per così dire) su basi rubate a piene mani, ma proprio massicciamente, davvero con copia/incolla dai Cibo Matto, dai Beastie Boys e dagli OutKast prima maniera aggiungendo corpose dosi di zucchero cannella e ogni cosa bella, e non mostrano alcun rispetto per le orecchie dell’ascoltatore, anzi concentrano i loro sforzi creativi sugli urletti di gioia o sui richiami al pubblico lanciati in un inglese pessimo pessimo pessimo. Le lyrical school sono terrificanti, insomma.
Ora, la parte peggiore di tutto questo, però, è che date course funziona perfettamente ed è assolutamente godibile per non dire drogante. Performance vocali agghiaccianti come quella di Sorya natsu da! non sono per nulla corrette con Auto-Tune e anzi lasciate in tutta la loro sfolgorante bruttezza peggiorata da stupidissimi battimani, ma sono poi rivestite da strati e strati di tessuto musicale con arrangiamenti eccellenti guidati da produttori musicali capacissimi e soprattutto consci di quello che stavano realizzando. Brilla in particolare l’uso del pianoforte e dei meravigliosi bassi funky usati dal dj tofubeats nei sui cinque brani, l’intreccio di percussioni esotiche nella ridicola wow♪ in cui le ragazze gridano «Amore! Signorina!», e il videogioco 8-bit lanciato a tripla velocità di My kawaii nichijoutachi; chiudono il cerchio tre ballad a ritmo rallentato, una spruzzata di elettro-pop à la Perfume, un paio di intermezzi in cui le ragazze starnazzano come galline e l’album è pronto.
Nonostante date course risulti profondamente imbarazzante e risibile persino se ascoltato da solo di notte nel letto con le cuffie, quasi si temesse che qualcun altro possa sospettare che si sta ascoltando una tal monnezza, beh, in realtà è un buon album. Ovviamente bisogna iscriverlo all’interno del suo genere, comprenderne la poetica ed essere pronti a partecipare ai balletti che organizzano i wota con le dita a cuore sotto il palco durante i live, ma tutto sommato è molto onesto nella proposta e soprattutto molto curato nella realizzazione. È musica criminale e per i soli fan, sì, ma a priori è molto migliore un album esplicitamente per i fan invece di un minestrone che cerca di versarsi su un pubblico il più ampio possibile.
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