E' questo uno di quei momenti di pura grazia in cui Madonna spinge le potenzialità del pop oltre il loro limite. L'ultimo esempio di questo tipo è stato nel 2005 con "Confessions on a Dancefloor". Da allora non era riuscita a proporre un lavoro all'altezza, per quanto sempre buoni.
La sua permanenza in Portogallo le ha suggerito di ispirarsi a nuove sonorità, in passato sfiorate in alcuni episodi, "La Isla Bonita" il più eclatante. Il nuovo album si presenta infatti profondamente influenzato da sonorità latine e africaneggianti, in special modo ispirate dalla musica portoghese e capoverdiana. Non si tratta di semplici coloriture, ma di influenze ben più profonde, che sconfinano nella world music più pura.
Un brano come "Batuka" riprende e decostruisce la tradizionale batuque, inserendo elementi di elettronica ben dosati dal fidato collaboratore Mirwais Ahmadzai, con cui già aveva lavorato in passato in interessanti momenti di mashup di generi, ai tempi di Music. Questo approccio sincretico si estende a diversi altri brani, dal tono più malinconico e riflessivo, come "Killers who are Partying" e "Crazy", in cui si avvertono, soprattutto nella prima, sfumature di fado e morna.
Altri brani invece virano verso un approccio che guarda più all'Africa o all'India, come in "Extreme occident" o "Funana", leggera come una brezza. Soprattutto in questo brano vengono sottolineate le tematiche dell'album, che si potrebbe definire quasi terzomondista, sorvolando sulla sincerità delle intenzioni. E' un modo di porsi ed esprimersi che potebbe ricordare il Michael Jackson più umanitario. La corrente latina di quest'album si rivela anche in brani molto più leggeri, come il singolo di Lancio "Medellin" o l'euforica cover di "Faz Gustoso" di Blaya, per non parlare della cafona "Bitch I'm Loca".
L'album è percorso anche da un'altra corrente, più tradizionale e vicina al retroterra elettronico di Madonna, come il bizzarro singolo "Dark Ballet", che intervalla pianoforte, vocoder e lo Schiaccianoci di Tchaikovski. Oppure la ballata "Looking for Mercy", pulsante e martellante, che ricorda "Inside Out" del precedente album, ma con arrangiamenti ben più riusciti. Di impatto anche l'operazione di revival della dance anni 90 nei brani "I don't Search I Find", che incorpora un campionamento della hit "Vogue", e "God Control", che richiama apertamente i Daft Punk. Abbiamo anche un assaggio di ritmi trap, come nel singolo "Crave", ammorbiditi da una chitarra acustica limpida e cullante.
Una menzione a parte per i testi delle canzoni, molto più impegnati e calati nell'attualità rispetto agli standard della discografia di Madonna, parlando apertamente della disponibilità incontrollata di armi in America, nonché della difesa dei diritti delle minoranze e del sud del mondo in generale. Di particolare interesse il brano che conclude il primo disco dell'edizione deluxe, "I rise", che campiona un discorso di Emma Gonzales, sopravvissutta alla strage della Stoneham Douglas High School nonché della terza bonus track "Ciao Bella", omaggio lontano a "Bella Ciao", impreziosita da sonorità new age tipiche di gruppi come Enigma.
Concludendo, se dal punto di vista sonoro, soprattutto in ambito rock, certe contaminazioni sono state più che esplorate, come nel caso dei Vampire Weekend, si rintraccia comunque un'ispirazione e un desiderio di mettersi in gioco che nel panorama pop di questi anni risulta pressoché sconosciuto. Pur cavalcando l'onda latina, infatti, Madonna è riuscita a rimescolarne gli ingredienti proponendo un lavoro solido, coerente e vibrante di energia.
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