"Il Milan trionfò con i pareggi"... quello che vi dimenticate sul trionfo del 2003

Lasciamo perdere il Milan di adesso e facciamo un salto nel glorioso passato, per l’esattezza al Milan Campione d’Europa nel 2003, per parlare di una convinzione palesemente errata che difficilmente si schioda dalla testa dei non milanisti.

Ho sentito più volte affermare a interisti e juventini (e non solo) che quel Milan vinse la Champions League “con i pareggi”… Una volta chiesi al mio professore di religione (sì, facevo religione a scuola, pensa un po’) se fosse più meritato lo scudetto del 2003/2004 o la Champions della stagione prima, lui rispose senza esitazione lo scudetto perché la Champions fu vinta con una serie di fortunati pareggi; al Processo di Biscardi il romano Franco Melli affermò in faccia al milanista Tiziano Crudeli che il Milan “si è inventato le vittorie con i pareggi”; il PR di fiducia della nostra compagnia ai tempi delle discoteche, juventino, dopo la vittoria del Portogallo caratterizzata da una sola vittoria ai 90 minuti scrisse su Facebook “ho visto anche il Milan vincere una Champions senza mai vincere” e sicuramente chissà quanti avranno azzardato questo fasullo paragone; non parliamo poi di quanti interisti che ci rinfacciano frasi del tipo “avete vinto con due pareggi e con una vittoria al 91esimo”. Triste verità, in tanti sono convinti che il Milan vinse quella Champions grazie ai pareggi, la domanda di fondo è: ma questi sono mai andati a vedere il cammino del Milan risultato per risultato?

Tralasciamo il turno preliminare e soffermiamoci piuttosto sulle due fasi a gironi (quella fu l’ultima Champions League ad avere una seconda fase a gironi, poi fu sostituita dagli ottavi di finale, personalmente rimpiango la vecchia formula). Il sorteggio della prima fase pose il Milan davanti a Bayern Monaco, Deportivo La Coruña e Lens. I francesi del Lens, oggi in Ligue 2, potevano essere considerati la cenerentola del girone ma erano comunque reduci da una Ligue 1 dominata e da uno scudetto regalato al Lione proprio nello scontro diretto all’ultima giornata, evidentemente così scarsi non erano. Il Deportivo ai tempi era una delle squadre più forti di Spagna, reduce da uno scudetto e due secondi posti. Il Bayern Monaco invece non ha bisogno di presentazioni, era e continua ad essere la prima potenza di Germania nonché una delle maggiori forze europee, aveva anche battuto il Milan in un’amichevole estiva. La stampa parlò senza dubbio di “girone di ferro”, qualcuno si chiedeva se il Milan sarebbe stato in grado di superarlo, dato che le ultime due stagioni del Milan si erano rivelate decisamente sottotono. Il Milan invece stupì tutti vincendo le prime quattro partite di fila e qualificandosi con addirittura due giornate di anticipo, perdendo ininfluentemente le ultime due. Non si trattò di vittorie qualsiasi, fra queste spicca un pesante 4-0 sul campo del Deportivo La Coruña, sì, proprio così, un 4-0 in trasferta contro una delle squadre all’epoca più forti di Spagna, ad interisti e juventini viene molto più facile ricordare quello che accadde l’anno successivo, quando i galiziani si vendicarono restituendoci quel 4-0 e sbarrandoci la strada verso un secondo trionfo consecutivo altrimenti quasi certo, ma questa vittoria incredibile propiziata da un Pippo Inzaghi incontenibile non la ricordano mai o fanno finta di non ricordarla. Da sottolineare anche il doppio trionfo per 2-1 contro il Bayern Monaco, specialmente quello in trasferta, non credo proprio che vincere a Monaco di Baviera sia mai stata un’impresa alla portata di tutti.

Un girone di ferro capitò al Milan anche nella seconda fase, dove oltre alla rivelazione Lokomotiv Mosca toccarono il Borussia Dortmund e il Real Madrid, i campioni in carica di Germania e soprattutto i campioni d’Europa in carica, saranno forse squadrette? Il Milan qui si ripete vincendo le prime 4 partite di fila, tutte per 1-0, e perdendo senza conseguenze le ultime 2, gli interisti e gli juventini si sono forse dimenticati del trionfo in trasferta contro il Borussia Dortmund (che solo una manciata di mesi prima aveva inflitto ai rossoneri un netto 4-0 in semifinale di Coppa Uefa) ma soprattutto della vittoria a San Siro contro il Real Madrid in una partita che il Milan dominò e che poteva vincere pure più largamente.

Ma dato che qualcuno ha tirato in ballo il Portogallo campione d’Europa nel 2016… vi ricordate come quel Portogallo vinse l’Europeo? Passò il girone qualificandosi terzo solo grazie al nuovo regolamento, con tre pareggi contro avversari mediocri come Islanda, Austria e Ungheria, ha battuto la Croazia soltanto ai supplementari, la Polonia soltanto ai rigori, un’unica vittoria ai 90 minuti contro il Galles e una vittoria ai supplementari contro la Francia in finale. Ma di cosa stiamo parlando? Ma vi rendete conto del paragone assurdo che state azzardando? Da una parte due gironi di ferro passati con due giornate d’anticipo, vittorie in trasferta contro squadre di un certo calibro e una vittoria contro i campioni in carica con tanto di primato nel girone, dall’altra una serie di pareggi con squadre per lo più modeste, ai numeri si contano 10 vittorie nei 90 minuti del Milan contro UNA sola del Portogallo. Come si può anche solo alla lontana paragonare il cammino di quel Milan a quello del Portogallo? Bisogna davvero essere pazzi, non c’è altra spiegazione!

Poi per carità, è vero che il Milan ha battuto l’Ajax soltanto all’ultimo respiro, che ha eliminato l’Inter con due pareggi, che in finale ha battuto la Juve soltanto ai rigori, risultati anche frutto di un generale senso di stanchezza che è assolutamente normale ad un certo momento della stagione, cosa che lo juventino o l’interista frustrato ignora o finge di ignorare; ma rinfacciare polemicamente questi risultati ignorando le gesta delle fasi a gironi è da persone che parlano senza sapere le cose o sapendole solo a metà soltanto per il gusto di sfottere il rivale senza riconoscerne i meriti oggettivi. Le prestazioni di quel Milan infatti finirono inevitabilmente all’attenzione di molti giornali ed esperti televisivi, soprattutto nelle prime battute della stagione si parlò di un nuovo grande Milan, di Milan spettacolare, inevitabili furono i paragoni con i Milan di Sacchi e Capello, molti già sostenevano che il Milan potesse aprire un nuovo ciclo già a partire da quella Champions; Milan che poi si ridimensionò divenendo squadra più normale ma sempre dotata di un organico di alto livello in grado di vincere tutto; infatti il Milan vinse anche una Coppa Italia che mancava addirittura dal 1977 e poteva vincere anche il campionato e fare il triplete se non avesse avuto un drastico calo di rendimento nel girone di ritorno e se non avesse subito numerosi torti arbitrali accompagnati da altrettanti episodi favorevoli alla Juve.

Tuttavia a questo negazionismo si aggiunge anche una fastidiosa tendenza a cercare il pelo nell’uovo per screditare il rivale, per delegittimare la sua impresa, talvolta con affermazioni discutibili o addirittura infondate. Qualcuno si è persino inventato che nell’azione decisiva del 3-2 contro l’Ajax Tomasson fosse in fuorigioco sul pallonetto di Inzaghi, falsità assoluta dato che basta andare a rivedere il replay per rendersi conto che Tomasson è non solo dietro al difendente ma addirittura dietro la linea del pallone. Lo juventino invece fa leva sull’assenza di Nedved in finale, ignorando che lì davanti c’erano i colossi Nesta e Maldini e che le due sfide di campionato, con Nedved in campo si erano chiuse 2-1 per la Juve a Torino e 2-1 per il Milan a San Siro, parità assoluta.

Al negazionismo dei meriti altrui si aggiunge poi quello dei demeriti, delle figuracce, dei risultati non entusiasmanti e dei favori ottenuti invece dalla propria squadra. Per esempio, i cari juventini che criticano il cammino del Milan si ricordano del proprio? La Juve passò la seconda fase a gironi con la miseria di 7 punti battendo il Deportivo La Coruña solo all’ultimo minuto, e ai quarti di finale fece due pareggi contro il Barcellona vincendo solo ai supplementari, menomale che era soltanto il Milan quello che vinceva all’ultimo o passava con i pareggi… Gli juventini si ricordino poi di come vinsero lo scudetto quell’anno… Gli interisti invece non ricordano di come eliminarono il Valencia ai quarti, facendosi letteralmente dominare dall’avversario nella gara di ritorno e puntando tutto sullo stato di grazia di Toldo ma anche grazie ad un clamoroso rigore negato al Valencia sul 2-1 (che voleva dire eliminazione). Magari si ricordino anche di come loro hanno vinto poi la Champions sette anni dopo: i 4 rigori negati al Chelsea fra andata e ritorno, i furti contro il Barcellona (il goal di Milito in fuorigioco, il rigore di Sneijder su Dani Alves, più nella gara di ritorno il goal decisivo annullato per uno stop di mano attaccata al corpo che probabilmente nemmeno c’era) e la manina di Maicon sullo 0-0 in finale; interisti che ce la menano pure per la deviazione di omero di Inzaghi (perfettamente aderente al corpo) nella finale del 2007 ma per loro è tutto regolare quando a segnare di mano è Adriano nel derby…

Morale della favola: quando si tratta di sfottere l’avversario sportivo ogni affermazione è buona, per farlo si arriva perfino a negare i suoi meriti oggettivi, infangarli proprio, negare i propri demeriti, ricordare ciò che fa più comodo, ricordare i pochi aspetti negativi dell’operato dell’altra squadra e fingere di non ricordare tutto il resto, così come dimenticare le cose non proprio belle della propria squadra. Per la verità io capisco anche gli interisti e gli juventini, la frustrazione per essere usciti con due pareggi e per non riuscire a vincerla da quasi quarant’anni, così come il rammarico per aver perso l’ennesima finale, oltretutto ai rigori, ma bisogna imparare ad essere sufficientemente maturi per poter ammettere i meriti altrui, e se proprio si vuole sfottere l’avversario per le sue sconfitte o vittorie immeritate (cosa che ci sta nel tifo calcistico, sarebbe da moralisti negarlo) almeno scegliete argomentazioni fondate e non sparate puttanate!


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