Enigmatico

Il gruppo che si pone delle domande complesse.

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A detta di Friedrich Wilhelm Nietzsche io son "nobile" dalla nascita, poiché ha scritto in “Al di la del bene e del male” che: La profonda sofferenza rende nobili.
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Cosa significherebbe essere nobili in questo senso?

Significa acquisire una dignità interiore, una forza d'animo ed una visione superiore delle cose.

Chi soffre profondamente, se non si lascia abbattere, può scoprire in sé delle risorse nascoste, sviluppando una sensibilità maggiore, nel trascendere il bene ed il male ordinari, aspirando ad un bene e ad un male "superiori".

La sofferenza resta una sfida che ci porta a superare i nostri limiti, per poi trasformare il dolore in saggezza e ad elevare il nostro spirito (così sta scritto, mica l'ho detto io mica) e gnente...
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canzone di un noto cantautore ( rebus trovato in rete)
la clip è il suggerimento per quelli che non son buoni a fare i rebus #forse Daniele Silvestri - Il mio nemico (videoclip)
Rebus scazzatissimo - album italiano n.25
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realizzazione grafica dimmierda anzichenò
L'intervista di Fernanda Pivano a Jack Kerouac
Ricorre oggi il cinquantraquattresimo anniversario di quel 21 ottobre del '69, giorno in cui muore prematuramente Jean-Louis Lebris de Kérouac, meglio conosciuto come Jack Kerouac; è stato uno scrittore, un poeta ed a nche un pittore statunitense.

È considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori del XX secolo, nonché il padre del movimento beat, poiché nei suoi scritti esplicitò le idee di liberazione (di approfondimento della propria coscienza e di realizzazione alternativa della propria personalità) relative ad un gruppo di poeti americani che venne chiamato "Beat Generation".

Fu Jack Kerouac a coniare il termine "beat" come contrazione dal termine "beatific", con un intento religioso e non politico-contestatario, come lo fu invece per la maggior parte degli scrittori legati al movimento beat.

Il suo stile era ritmato e immediato, ed ha ispirato numerosi artisti e scrittori della Beat Generation e pure musicisti come Bob Dylan.

Nel mio piccolo ho letto (trenta e più anni fa) le sue opere più conosciute, come "Sulla strada", considerata il manifesto di quella Beat Generation, "I sotterranei", "I vagabondi del Dharma" e "Big Sur", che narravano dei suoi viaggi attraverso gli States e delle brevi permanenze in varie località.

I suoi scritti riflettono la volontà di liberarsi dalle soffocanti convenzioni sociali e dalle forme dell'epoca e dare un senso liberatorio alla propria esistenza, un approfondimento della coscienza cercato anche nelle droghe (come la benzedrina o la marijuana), nella religione, cattolica e buddhista (con una forte tendenza al sincretismo e ad un cristianesimo caratterizzato da un forte slancio vitale).

Jack Kerouac nei suoi frenetici viaggi, sembrava essere alla ricerca di un luogo che gli desse stabilità interiore e riempisse quella deprimente sensazione di vuoto (simboleggiata dalla morte del fratello maggiore, Gerard, all'età di quattro anni e poi del padre) oltre che di una risposta al mistero della vita; affrontare l'enigmaticità dell'esistenza è considerata dallo scrittore la sola attività importante a questo mondo.

Morì a 47 anni per le conseguenze di una cirrosi epatica, provocata dall'alcolismo che lo aveva tormentato per gran parte della sua vita.
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"Così sono nella vita reale e se non ti piace.
Non lo voglio sapere perché
vivo la vita a modo mio."
Francis Bacon (Dublino, 28 ottobre 1909 – Madrid, 28 aprile 1992), "Study of a Figure in a Landscape" 1952
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[...] Mi piaceva star solo e immaginarmi che nessuno mi aspettava.
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo - Cuneo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950) da "La casa in collina" 1948

#attentiaqueidue
Della serie "Un altro enigma per la Sfinge", e Lei... muta!
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Ovverosia "ma che c'azzecca qua Louis Daniel Armstrong?"
New York 1960, Allen Ginsberg:

" F i n e "

Sono io, vecchio Padre dagli Occhidipesce che procreò l’oceano,
il verme al mio orecchio, il serpente che si avvolge intorno a un albero,
siedo nella mente della quercia e mi nascondo nella rosa,
so se qualcuno si sveglia, nessuno tranne la mia morte,
venite a me corpi, venite a me predizioni, venite tutti profetizzanti, venite spiriti e visioni,
io ricevo tutti, morirò di cancro, entro nella bara per sempre, chiudo gli occhi, scompaio,
cado su me stesso nella neve d’inverno, rotolo in una grande ruota nella pioggia,
guardo le convulsioni di quelli che scopano
la macchina stride, le furie gemono la loro musica di basso, la memoria svanisce nel cervello, gli uomini imitano i cani,
io godo nella pancia di una donna, gioventù che tende i seni e le cosce al sesso, l’uccello ritto in avanti
a gettare il suo seme sulle labbra di Yin la danza di bestie nel Siam,
cantano l’opera a Mosca,
i miei ragazzi vanno in calore al crepuscolo sui gradini, io entro a New York, suono il mio jazz su un Clavicembalo di Chicago,
L’amore che mi ha creato lo riconduco alla mia Origine senza perdita, galleggio sopra chi vomita
esaltato dalla mia immortalità, esaltato da questa eternità che gioco ai dadi e seppellisco,
vieni Poeta taci mangia la mia parola, e assaggia la mia bocca nel tuo orecchio.

Traduzione di Fernanda Pivano
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#chiaroscuro ehm, da un po' di tempo in qua (cioè da sempre) ci sta una fissa comune tra i vivi, ovverosia provarle tutte...
Riguardo alla fede Leonard Cohen disse "So che c'è un occhio che ci sta guardando tutti." (ehm, sicuramente non intendeva un Polifemo qualsiasi...)

Disse anche altre frasi emblematiche tipo:

“Per l'amore non v'è cura, però è l'unica medicina per tutti i mali.”

“Io non mi considero un pessimista, penso che un pessimista sia qualcuno che si aspetta che piova, mentre io mi sento già inzuppato fino alle ossa.”
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#chiaroscuro da "Bird on the wire":
Come un uccellino su un filo
Come un ubriaco nel coro di mezzanotte
Ho cercato a mio modo d'esser libero.

Leonard Norman Cohen a 82 anni già sofferente da tempo di leucemia acuta mieloblastica e problemi cardiaci, cadde una notte dalle scale della sua abitazione procurandosi pure un'emorragia interna che complicando il suo stato di salute lo condusse nell'aldilà e gnente...
All’interno dell’universo di Aykut Aydogdu ehm, quando l'arte si trasforma in "poesia"...
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Ci raccontava Buddy 5 anni fa sul web: Aykut Aydogdu, è un artista e graphic designer di origine turche, che ha iniziato ad appassionarsi al mondo dell’illustrazione sin da adolescente.

I suoi digital artworks sono principalmente ritratti femminili, cupi, sensuali, onirici.

Ogni sua opera, provocante ed inquietante, sembra voler scavare in profondità.

Ogni ritratto è costruito sui dettagli e sembra nascondere simbolismi ed elementi metaforici.

Tutto sembra voler raccontare una storia di amori morbosi e misteri profondi.

e gnente ma se lo dice Buddy...
Fabrizio de André - Oceano

Ma noi alla fine fine che ne sappiamo dei come e dei perché eccetera?

Poco, però a volte qualcosa si viene a scoprire, tipo sta storia su due canzoni:

“Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era Alice di Francesco De Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa una domanda: ma perché Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da fargli...
L'estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre ad un album che era Volume ottavo. Figurati, impazzisco, vado in Sardegna e me lo trovo lì, a casa. In pigiama. Che lavora con mio padre, seduto sul mio divano, con la chitarra, giovane, con la barba rossa, un po' fricchettone [...]. E allora io prendo coraggio e vado da lui. Questo è il figlio di Fabrizio, Cristiano; piacere Francesco. Comincio alla larga, poi piano piano mi convinco e un giorno: «Francesco, perché Alice guarda i gatti?»
Lui mi guarda con un occhio aperto e l'altro chiuso... Non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone, con mio padre. Si chiama Oceano, e devo dire che io sono orgoglioso di questa canzone perché è stata dedicata a me. È la risposta di perché Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di questo genere.»

Da un'intervista a Cristiano De André del 1995