Il mercato musicale detta leggi schizofreniche. Qualcosa esce dall'underground per investire il grande pubblico? Ecco che l'industria discografica ci riempie di cloni, emuli e figliastri.
Ma mica è detto che non ne possa uscire qualcosa di buono se ad approfittarne ci sono anche validissime band che quel genere ora osannato hanno cominciato a suonarlo quando nessuno se li filava.

Il revival del garage indie è il caso. E i Mando Diao sono i suoi profeti.
Cercate di superare gli accostamenti facili guardando le foto sul cd (sì, sti ragazzi svedesi si vestono e tagliano i capelli con i poster degli Strokes davanti a mo di modello) e buttatevi nella musica che riescono ad esprimere.

L'attacco con Sheepdog è tutto un programma, e le prime tre canzoni ci mostrano come si può fare del semplice rock 'n' roll senza cadere nei luoghi comuni e anzi inserendo degli arrangiamenti per nulla scontati, le due chitarre la fanno da padrone e fischiettano motivi che sanno di "Stooges che flirtano con gli Hanoi Rocks", ma c'è un posto d'onore anche per lei, la tastiera sgangherata che alza e abbassa il volume delle marcette rock e fa in modo che sia impossibile togliersi dalla testa il chorus di The Band (il primo singolo).

Ma non fatevi prendere troppo dal clima festaiolo, c'è spazio per diversi momenti lenti e cadenzati dove i Mando Diao dimostrano di non essere solo dei figli del boom garage e mettono in luce le loro capacità compositive (Mr. Moon ad esempio).

Un album che scorre via facile facile, senza eccedere né in luminosità né in ombre, diretto e originale nonostante sia solo un po' di vecchio, sano e scalpitante rock 'n' roll.

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